
Primo punto. I mercati finanziari globali, guidati dai grandi Fondi, hanno una fame pantagruelica di liberismo e così sotto accusa è finita l’azione del nuovo governo Starmer (non solo Musk tra i lupi sciacalli). L’aumento delle tasse per le imprese e l’aumento del salario minimo da 26 miliardi di sterline proposto dai Labour hanno alimentato la ventilata minaccia di un aumento dell’inflazione usata come arma.
Secondo punto: l’amministrazione Trump in arrivo è un fattore che incide sui mercati obbligazionari, quindi sui titoli di Stato, di tutto il mondo, con la previsione di tariffe, protezionismo e deficit di bilancio. In Inghilterra c’è da aggiungere l’azione destabilizzante di Elon Musk sulla politica inglese, con l’attacco alle politiche economiche del laburista Starmer e i giochi sottobanco per un cambio di governo a favorire l’ultra destra di Farage. Gioco sporco come con l’AfD in Germania.
Cos’altro accade? È in atto un aumento più ampio dei rendimenti obbligazionari internazionali, alimentato dalle preoccupazioni sulle forte contenuto inflattivo delle politiche di Trump e da un possibile cambio di rotta della Fed. In Europa anche i Bund tedeschi soffrono con rendimenti balzati al 2,59%. In Italia il Btp decennale al 10 gennaio rende il 3,73% al, allontanandosi ulteriormente dai minimi sotto 3,2% toccati poco più di un mese fa. Un trend globale che tocca anche il Giappone dove il rendimento del Jgb decennale (1,20%) è ai massimi dal 2011.
La cruda reltà dei mercati finanziari ci dice che le banche centrali tagliano i tassi, e i rendimenti del debito aumentano. Un segno inequivocabile del timore che il mastodontico debito pubblico di molti Stati non sarà messo sotto controllo. Che cosa ci aspetta? Possiamo solo osservare che gli Stati Uniti hanno un problema diverso rispetto all’Europa. In America l’economia va bene, mentre in Europa e nel Regno Unito sono alle prese con la stagflazione.
La debole crescita europea porterà minori entrate fiscali e i debiti pubblici ne soffriranno ulteriormente. Le aziende più forti sono internazionalizzate e non pagano le tasse nel Paese di origine. L’interrogativo principale che si pongono gli operatori e che i politici mettono sotto il tappeto dei conti pubblici, ma che preoccupa innanzitutto i cittadini riguarda l’inflazione. Siamo sicuri che stia veramente diminuendo? La partita dei tanti Paesi alle prese con il debito pubblico, a partire dall’Inghilterra, si giocherà tutta lì.