C’era ottimismo che la tredicesima votazione, potesse andare a buon fine, come poi è avvenuto. Aoun è stato eletto al secondo scrutinio, con 99 voti. Nel suo primo discorso da presidente ha promesso «migliori relazioni diplomatiche verso est e verso ovest, di ricostruire ciò che l’aggressione israeliana ha distrutto in tutto il Libano e maggiori investimenti per l’esercito». Per circa due anni le forze politiche presenti nel frammentato parlamento libanese non erano riuscite a trovare un accordo su chi eleggere, a causa soprattutto di dissensi tra il gruppo politico guidato da Hezbollah e dai suoi alleati (Hezbollah, oltre che un gruppo paramilitare, ha anche una presenza politica ufficiale in parlamento) e il gruppo anti Hezbollah.
La paralisi politica libanese era ed è favorita dal fatto che il paese è governato secondo un ‘sistema settario’ che garantisce certe cariche ai rappresentanti di ciascuna delle molte confessioni religiose presenti nel paese. Per esempio, in Libano il presidente deve sempre essere un cattolico maronita (come Aoun); il primo ministro sempre un musulmano sunnita; il presidente del parlamento sempre un musulmano sciita; il vicepresidente del parlamento e il vice primo ministro sempre dei cristiani greco-ortodossi. Anche in parlamento ciascuna confessione religiosa ha alcuni seggi riservati. Il sistema è pensato per favorire il dialogo tra le varie comunità, ma da tempo ha portato a un blocco della politica libanese, che tra le altre cose ha favorito la gravissima crisi economica in cui il Libano si trova da anni.
Oggi è stato trovato un accordo trasversale grazie alla componente Hezbollah, dopo che Suleiman Frangieh, il candidato presidente sostenuto da Hezbollah si era ritirato dando il suo appoggio al militare vincente. Tra le valutazioni politiche sulla svolta, i colpi durissimi infermi da Israele all’apparato militare della formazione sciita nel sud del Paese. Aoun, il generale eletto presidente, è un cristiano maronita sostenuto dalle forze politiche cristiane, ma in questi giorni anche i partiti musulmani avevano aperto alla possibilità di votarlo. In Libano l’elezione del presidente della Repubblica richiede al primo scrutinio il consenso di due terzi del parlamento, e poi una maggioranza semplice. Aoun al primo scrutinio ha ottenuto 71 voti; al secondo 99, risultando quindi eletto.
Aoun è il quinto capo delle forze armate eletto presidente. Decisive per la sua elezione, oltre al voto Herzbollah, il sostegno dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita, che sono stati negli scorsi anni due tra i finanziatori principali dello stato libanese. L’esercito libanese, in particolare, è finanziato e addestrato dagli Stati Uniti, dove Aoun ha anche trascorso alcuni periodi di addestramento. Aoun ha 60 anni, è un militare di carriera (è entrato nell’esercito nel 1983) ed è considerato un ufficiale di livello, che è riuscito a mantenere unito e relativamente efficiente l’esercito libanese in una situazione di crisi continua per il paese.
L’elezione di un nuovo presidente sblocca almeno in parte la paralisi politica in cui il Libano si trova da anni. Il presidente si è impegnato a nominare un primo ministro (che attualmente è ad interim), che potrebbe infine creare il sogno di un governo stabile. Questo processo sarà comunque lungo e complicato, perché tutte le decisioni devono essere prese in accordo con il parlamento parcellizzato per appartenenze tribal -religiose come raccontato prima.