Sala ha 29 anni ed era andata in Iran con un regolare visto giornalistico: era arrivata il 12 dicembre, sarebbe dovuta tornare il 20. Le autorità iraniane non l’hanno mai ufficialmente accusata di alcun reato: hanno detto solo che era stata arrestata per «aver violato le leggi della Repubblica islamica». Sala era detenuta in condizioni durissime nel carcere di Evin: dormiva per terra in una cella con la luce sempre accesa, e aveva un limitatissimo accesso a comunicazioni esterne. Durante la sua detenzione ha ricevuto un’unica visita, quella dell’ambasciatrice italiana in Iran.
Da martedì le condizioni di Sala erano notevolmente migliorate: era stata spostata in una stanza più grande insieme a un’altra detenuta, una donna che non parlava inglese ma con cui Sala si intendeva a gesti. I carcerieri le avevano anche portato un libro, Kafka sulla spiaggia dello scrittore giapponese Haruki Murakami. In una telefonata col suo compagno Daniele Raineri, Sala gli aveva detto: «compralo anche tu, così lo leggiamo insieme, a distanza».
Fin dai primi giorni dopo l’arresto il governo italiano si era messo in contatto con quello iraniano per negoziare la liberazione di Sala. A inizio gennaio il regime iraniano aveva spiegato che la condizione di Sala era legata a quella di Mohammed Abedini Najafabadi, un uomo iraniano arrestato il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa, in Italia, su richiesta degli Stati Uniti, con l’accusa di trafficare in tecnologia bellica.
Fonti di governo e di intelligence spiegano che l’accordo diplomatico che ha portato alla liberazione di Cecilia Sala prevede che al momento il governo italiano non estradi Abedini negli Stati Uniti. Le stesse fonti spiegano che l’accordo è stato definito grazie alla condivisione di informazioni tra l’intelligence italiana e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sia con lo staff del presidente uscente Joe Biden sia col prossimo presidente Donald Trump.
A inizio gennaio il regime iraniano aveva spiegato che la condizione di Sala era legata a quella di Mohammed Abedini, un ingegnere iraniano arrestato il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa, in Italia, su richiesta degli Stati Uniti, con l’accusa di trafficare in tecnologia bellica. Abedini è attualmente in carcere: il 15 gennaio la Corte d’appello di Milano esaminerà la richiesta dei suoi legali di arresti domiciliari.