L’Austria infelice che nessuno vorrebbe sposare

«Bella gerunt alii, tu felix Austria nube» (altri facciano le guerre, tu sposati Austria felice). È la frase che riassume i cinque della politica della dinastia degli Asburgo. Ora a Vienna il presidente della Repubblica è stato costretto a dare l’incarico di formare il nuovo governo al leader del partito di estrema destra, prima volta dopo la Seconda guerra mondiale e la tragica annessione nella Germania nazista. Giovanni Punzo a rinfrescarci la memoria sull’Austria non sempre da amare.

L’attualità triste e grigia

Il presidente Van der Bellen ha affidato l’incarico a Kickl dopo che la scorsa settimana erano fallite le trattative fra Partito Popolare (conservatore), Socialdemocratici e NEOS (centrista) per un governo di coalizione guidato dal cancelliere uscente Karl Nehammer. Dalle elezioni di settembre era uscito un parlamento frammentato: il Partito della Libertà (l’ultra destra), era stato il più votato, con circa il 29 per cento delle preferenze (miglior risultato di sempre), ma era stato escluso dalle trattative perché nessuno degli altri partiti si era detto disposto a governare con Kickl.

La storia partendo dagli Asburgo

Torniamo alla politica regale dei matrimoni («Bella gerunt alii, tu felix Austria nube» (altri facciano le guerre, tu sposati Austria felice). L’apice ai tempi di Maria Teresa, le cui figlie sposarono il re di Francia, il re di Napoli e il duca di Parma, mettendo fine al secolare dissidio austro-francese: se le cose poi finirono male, almeno per Maria Antonietta, la colpa fu della rivoluzione francese, ma la frase rimane ancora a definire un mondo un po’ utopico, sereno, ordinato e senza guerre, per quanto …

L’ambiguità dell’«infelix Austria»

Vienna nel periodo tra le due guerre mondiali, «una testa senza corpo». Perduto l’impero era rimasta una grande capitale priva di retroterra e in conseguenza di risorse economiche. Dopoguerra particolarmente difficile e complesso, ma il colpo di grazia fu la crisi del 1929 segnata da una disoccupazione disastrosa. Cominciò ad affermarsi una milizia paramilitare di destra sostenuta dall’Italia di Mussolini che, attraverso l’Ungheria, inviò un robusto quantitativo di armi in Austria, una parte di quelle che il vecchio esercito imperiale aveva lasciato in Italia dopo la sconfitta del 1918. Nel 1934 fu sottoscritto un accordo a tre (Austria, Italia, Ungheria) e fu debellata a cannonate l’opposizione (l’artiglieria sparò sulle case popolari Karl-Marx-Hof, un sobborgo di Vienna popolato da circa seimila abitanti).

Dall’impero alla Germania nazista

Nello stesso anno, un gruppo di nazisti austriaci, nel corso di un tentativo di colpo di stato che mirava ad annettere l’Austria al Reich hiltleriano, fu assassinato il cancelliere Dollfuß. Nel marzo 1938, dopo che l’Italia aveva scelto come alleata la Germania, abbandonando Vienna per gli effimeri destini imperiali, truppe tedesche entrarono trionfalmente in Austria. Il paese cessò di esistere diventando una provincia tedesca con il nome di Ostmark (marca orientale), antica e gloriosa denominazione di origine carolingia che però non cambiava la situazione di schiavitù di fatto.

Austria liberata e Russia di Stalin

Le prime avanguardie sovietiche raggiunsero la periferia di Vienna il 9 aprile 1945 e la città fu liberata il 15. Indubbiamente, dietro le linee tedesche, operò un gruppo di resistenti austriaci, alcuni dei quali sopravvissuti alla repressione nazista della congiura di von Stauffenberg (luglio 1944) e la collaborazione con i sovietici inizialmente fu buona: pare che lo stesso Stalin in persona avesse approvato di affidare subito al socialdemocratico Karl Renner, primo cancelliere austriaco nel 1919, il governo provvisorio dell’Austria. Nel frattempo, alla fine di aprile, fu liberata anche Innsbruck da un gruppo di resistenti austriaci legati ai vecchi partiti: cristiano-sociali, socialdemocratici e comunisti.

Austrofascismo e sconti di memoria

Dopo pochi mesi l’Austria fu riconosciuta dagli alleati come la «prima vittima» del nazismo, tralasciando in parte il fatto che dal 1934 al 1938 nel paese aveva comunque governato un sistema autoritario e repressivo, tanto da essere definito «austrofascismo», che aveva perseguitato, processato e incarcerato migliaia di austriaci, tra i quali numerosi appartenenti alle minoranze etniche di origine slava nella parte orientale del paese. Si dimenticò anche un altro particolare: gli austriaci che dopo il 1938 erano entrati non solo nelle forze armate tedesche, ma anche nelle SS o nella Gestapo. Benchè se parli poco due tra i principali imputati al processo di Norimberga erano austriaci: il comandante delle SS Ernst Kaltenbrunner e il governatore dell’Olanda occupata Arthur Seyss-Inquart, entrambi giustiziati.

Denazificazione e caso Waldheim

Nonostante fosse stata approvata una legge di denazificazione, che prevedeva processi e confische dei beni per i nazisti austriaci colpevoli di crimini di guerra o nei confronti dei loro stessi concittadini, fu applicata solo in parte e nel 1986 scoppiò il caso Waldheim. Un giornalista austriaco rivelò infatti che l’ex segretario generale delle Nazioni Unite e candidato alla presidenza della repubblica austriaca Kurt Waldheim aveva ‘dimenticato’ di fare cenno nella sua biografia alla sua passata appartenenza alle SA (organizzazione nazista meno elitaria delle SS) e ai suoi trascorsi in Yugoslavia durante la Seconda guerra mondiale, in cui aveva partecipato alla guerra antipartigiana in Croazia a fianco degli ustascia.

Palude di destra da allora

Waldheim fu tuttavia eletto lo stesso. Ma oltre le incandescenti polemiche in patria, gli Stati Uniti inserirono il suo nome in una lista particolare, di fatto un divieto di ingresso, e i rapporti con Israele rimasero tesi fino al 1992, senza contare le proteste e manifestazioni che si scatenavano ogni volta che effettuava una visita ufficiale all’estero.

Come spesso avviene, non mancarono in mezzo alle vibranti proteste anche momenti di ironia, seppure screziati da un certo sarcasmo: quando nel 1988 avvennero le celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell’Anschluß, ovvero l’ingresso di Hiltler a Vienna e la cancellazione dell’Austria, il presidente della repubblica federale era proprio Kurt Waldheim.

 

 

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