L’Ucraina rilancia nel Kursk: battaglia politica

Versione americana dell’Associated Press: «le forze di Kiev hanno intensificato i loro attacchi domenica nella regione russa di Kursk». Non compaiono le parole ‘attacco’ o ‘contrattacco’. Prudenza insomma, con seguito politico: «L’amministrazione Biden sta facendo pressioni per inviare quanti più aiuti militari possibili all’Ucraina prima che Trump presti giuramento il 20 gennaio». Ma perché ancora Kursk mentre stai perdendo il Donbass, si chiede InsideOver? Battaglia politica sul mercato delle trattative che verranno è l’ipotesi di Fulvio Scaglione.

Offensiva, controffensiva o solo rumore?

Forse chiamarla “offensiva”, almeno per quanto se ne sa al momento, è troppo. Per i russi, ad esempio, si tratta di una “controffensiva”, organizzata dagli ucraini per fermare il progressivo logoramento delle loro posizioni. In ogni caso è chiaro che le truppe di Kiev sono in movimento nella regione russa di Kursk, dove entrarono il 6 agosto 2024, penetrando di 30 chilometri e conquistando un’ampia porzione di territorio (1.200 chilometri quadrati nelle prime due settimane) che nei mesi successivi è stata grandemente ridimensionata, senza che peraltro i russi siano riusciti a rimandarle totalmente oltre confine.

Fatti incerti e propaganda

Le prime frammentarie notizie dicono che l’operazione ucraina abbia avuto come base di lancio la cittadina (russa) di Sudzha e che si muova sulla strada della centrale nucleare di Kurchatov e, più avanti, della città di Kursk. Le fonti russe e ucraine, in questo come in molti altri casi, sono totalmente inaffidabili. Le prime (cioè il ministero della Difesa russo) dicono che è in corso l’eliminazione dei gruppi ucraine. Le seconde, al contrario, dipingono l’operazione come una specie di marcia trionfale (“Nel Kursk la Russia sta avendo ciò che si merita”, ha dichiarato Andrij Jermak, capo dell’amministrazione presidenziale oltre che il più stretto collaboratore del presidente Zelensky).

Verità russa o ucraina, che senso ha?

I prossimi giorni chiariranno le cose. Quello che invece si può fare sin d’ora è chiedersi quale possa essere lo scopo di questa operazione ucraina, grande o piccola che sia. Secondo il ministero russo della Difesa, dal 6 agosto 2024 a oggi le truppe ucraine avrebbero perso 45.220 uomini (tra morti e feriti) nella regione di Kursk. Come già detto, le affermazioni dell’una e dell’altra parte vanno prese con pinze lunghissime. È certo però che l’attacco diretto al territorio russo è stato pagato a caro prezzo dagli ucraini, in termini di uomini come di mezzi. Un dato non da poco visto che, come ha scritto il Washington Post, nel 2024 i distretti militari ucraini sono riusciti a mobilitare “solo” 200 mila uomini rispetto ai 500 mila preventivati. In più, per attaccare la regione di Kursk nell’agosto scorso, il comandante in capo Aleksandr Syrsky ha impiegato le truppe più preparate e i mezzi più moderni. Una scelta strategica che non è stata priva di conseguenze: nel Donbass i russi hanno cominciato a incontrare una resistenza meno efficiente e sono avanzati a ritmo più intenso.

Il contrattacco per contrattare

Sono cose che non scopriamo noi e che sono note da tempo. E che spingono a qualche considerazione. Alla luce di quei fatti, l’attuale operazione ucraina pare dettata da una strategia difensiva più offensiva. In parole povere, sembra che Zelensky e i suoi diano per scontata, dopo l’insediamento di Trump, una qualche forma di negoziato.

Non potendo rovesciare le sorti dello scontro nel Donbass (dove i russi stanno arrivando ai confini amministrativi delle regione di Donetsk e Luhansk), gli ucraini cercano di conservare il controllo su una porzione di territorio russo da usare come fiche al tavolo delle trattative. Questa sembra l’unica ipotesi razionale, visto che l’invasione della regione russa di Kursk non ha certo aiutato gli ucraini a rovesciare le sorti della guerra. Se l’ipotesi regge, dobbiamo aspettarci una qualche svolta diplomatica a breve termine. Riguardando le ipotesi che sono state fatte, anche di recente, su contatti riservati tra le due parti in causa e gli uomini del presidente Usa in pectore.

 

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