«È stata una assistenza militare continua, fino all’ultimo giorno, quella che Joe Biden durante il suo mandato ha garantito a Israele impegnato in una offensiva lunga 15 mesi che ha ucciso almeno 46mila palestinesi e distrutto Gaza. Tra un paio di settimane il suo successore Donald Trump entrerà alla Casa Bianca, ma il presidente uscente ha trovato il tempo per notificare al Congresso una proposta di vendita di armi a Israele per otto miliardi di dollari: munizioni per aerei ed elicotteri d’attacco, proiettili di artiglieria e bombe. Ad agosto, gli Stati Uniti avevano approvato la vendita di 20 miliardi di dollari in aerei da combattimento e altre attrezzature militari a Israele».
Michele Giorgio sul manifesto non fa sconti al Joe Biden sulle cui scelte in Ucraina e Medio Oriente la Storia non sarà generosa. E tutto ciò mentre piovono su Tel Aviv condanne per l’attacco che ha portato Gaza sul baratro della carestia e generato accuse di genocidio, oltre a richieste di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità da parte della Corte penale internazionale nei confronti del premier Benyamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant. Perché tanta crudele protervia da parte del presidente democratico che ha di fatto riportato alla Casa Bianca il terribile Trump? Le spinte di chi e quale obiettivo nascosto per decidere tanto pessimo finale di presidenza?
Tra la fine del 2024 e i primi quattro giorni dell’anno i palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani a Gaza, sono stati almeno 200. Bombe made in Usa, sganciate da jet israeliani, ieri hanno ucciso oltre 30 palestinesi, tra cui l’intera famiglia Al Ghoula a Gaza city. Soccorritori e volontari hanno cercato per ore possibili sopravvissuti intrappolati sotto le macerie. «E nessuno aveva sparato missili in quella zona», ha raccontato un vicino della famiglia sterminata. Nessun commento su questa ennesima strage da parte dell’esercito israeliano che si è limitato a comunicare che le sue forze hanno continuato l’attacco Beit Hanoun dove hanno distrutto un complesso in apparenza usato da Hamas.
Nello stesso tempo, Gaza sta diventando una trappola per le forze di occupazione israeliane. I giornali israeliani riportano i commenti del comandante della Brigata Givati: «Per ogni due militanti uccisi, ce ne sono altri quattro che prendono il loro posto». E dell’ex ministro Haim Ramon che ha descritto, in un articolo su Maariv, l’offensiva in corso a Gaza come un «clamoroso scandalo strategico privo di risultati». Per il quotidiano Yediot Ahronot Israele «non sarà mai in grado di eliminare tutti i simpatizzanti di Hamas, poiché il loro numero a Gaza costituisce una riserva infinita… Se non approfittiamo ora dei risultati ottenuti nei mesi scorsi, ci ritroveremo a sanguinare lì per anni e senza gli ostaggi vivi».
I media israeliani -quasi un coro unanime-, sollecitano con crescente insistenza un accordo di tregua che però non arriva. Un video diffuso ieri da Hamas mostra la soldatessa Liri Albag, in ostaggio a Gaza dal 7 ottobre 2023, in vita, ma in cattive condizioni di salute. La famiglia ha chiesto la sua liberazione e rivolto un appello al primo ministro Netanyahu affinché raggiunga una intesa con Hamas per uno scambio tra ostaggi e prigionieri politici palestinesi. Intanto Israele dopo averlo inizialmente negato, ha confermato l’arresto del direttore dell’ospedale Kamal Adwan, il dottor Hussam Abu Safiya, «indagato dalle forze di sicurezza perché è sospettato di essere un terrorista e di occupare un ruolo in Hamas». Follia terroristica.
Il dottor Abu Safiya è stato arrestato nei giorni scorsi mentre l’esercito israeliano costringeva i pazienti e il personale medico ad abbandonare il Kamal Adwan, nel nord di Gaza, descrivendo l’ospedale come una «roccaforte terroristica di Hamas». Ora il noto e apprezzato sanitario, si troverebbe detenuto nel carcere di ‘Sde Teiman’, tristemente noto per abusi e violenze sui detenuti palestinesi. Lo denunciano per l’ennesima volta i centri per i diritti umani, incluso l’israeliano Physicians for Human Rights. La presidente di Amnesty ha denunciato che «centinaia di medici ed operatori sanitari palestinesi di Gaza sono detenuti senza accusa né processo, sottoposti a tortura e altri maltrattamenti e tenuti in isolamento».