Russia segreta con la Siria jihadista a spinta Usa

Anche Putin è stato colto di sorpresa dal crollo improvviso del regime siriano di Bashar al-Assad. E, adesso, i suoi strateghi stanno trattando segretamente con i jihadisti ribelli, cercando di salvare il salvabile. A cominciare dalle basi che finora hanno consentito ai russi di rientrare nel grande gioco geopolitico del Medio Oriente, offrendo loro una valida testa di ponte verso tutta la regione.

Strutture militari russe in Siria garantite

Secondo l’autorevole think tank Stratfor, «i nuovi leader islamisti siriani, avrebbero concordato di garantire temporaneamente la sicurezza delle strutture militari e diplomatiche russe in Siria». In sostanza, sarebbe stato raggiunto un compromesso tra il Cremlino e le forze di Hayat Tahrir al-Sham, per non farsi male reciprocamente e per consentire a Mosca di salvaguardare i suoi interessi. Anche se, vista l’effettiva situazione di caos istituzionale della Siria del post-Assad, parlare di ‘accordi’ con gli ex tagliagole dell’HTS sembra alquanto azzardato.

Decisive navi russe nel Mediterraneo

«Le due basi più importanti in questione – dice la BBC – sono il porto di Tartous, fondato dall’Unione Sovietica negli anni ’70 e poi ampliato e modernizzato dalla Russia nel 2012, e la base aerea di Hmeimim, operativa dal 2015 e utilizzata per lanciare attacchi aerei in tutta la Siria a sostegno di Assad. Entrambi sono diventati siti strategici fondamentali per Putin, consentendogli un accesso più facile al Medio Oriente, al Nord Africa e al Mar Mediterraneo». I russi hanno investito molto denaro in queste basi e, specie Tartous è diventata un’infrastruttura navale indispensabile per la flotta di Mosca.

Da adesso in avanti che potrà accadere?

Adesso, però, l’impressione è che i decisori del Cremlino stiano monitorando l’evolversi della rivolta e il suo (eventuale) consolidamento. C’è, insomma, molta incertezza sulla ‘affidabilità’ degli impegni presi. A questo proposito, sempre gli analisti di Stratfor, sottolineano che «non è chiaro quanto durerà l’attuale garanzia di sicurezza, in particolare una volta che un numero maggiore di militanti fedeli alle nuove autorità siriane raggiungerà l’area. Mosca probabilmente tenterà di mantenere le sue basi a Tartus e Hmeimim, presumibilmente offrendo denaro o altri incentivi economici, come prodotti di carburante raffinato scontati alle nuove autorità siriane».

Riscontri satellitari, e prudenza russa

In effetti, gli eccellenti riscontri satellitari proposti dal servizio di verifica della BBC, dimostrano che i russi non si fidano di al-Julani (e degli americani, che per molti sono dietro di lui), è stanno prendendo le loro precauzioni. In pratica, stanno cominciando a evacuare truppe di terra e altro personale che era sparso in oltre 100 installazioni, tra Damasco, il deserto siriano e il nord-ovest del Paese. Secondo gli specialisti del network televisivo britannico, il “nocciolo duro” delle forze armate russe, nella base navale di Tartous e in quella aerea di Hmeimim, per ora resta. Putin non ne fa una questione di bandiera o, peggio ancora, di prestigio nazionale.

Il pragmatismo di Putin

Putin è molto più pragmatico di quanto lo descrivono molti commentatori occidentali: a lui interessa mantenere i suoi punti d’appoggio logistici, rischiando il meno possibile. Non ha nessuna voglia di catapultarsi un’altra volta nel ginepraio siriano. In questo è simile a Trump, che lo ha proclamato recentemente “urbi et orbi”. Certo, molto dipenderà dalla piega che prenderanno gli avvenimenti nell’immediato futuro, in un Paese che rischia di essere tribalizzato come la Libia del dopo-Gheddafi . In ogni caso, nonostante le trattative segrete con i fondamentalisti islamici che hanno rovesciato Assad (notizia confermata dal portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov) Putin ha cominciato a smobilitare.

BBC “Verify”

Con satelitti e buoni amici nello spionaggio, la BBC sostiene che, nella base aerea di Hmeimim, c’è un viavai di aerei da trasporto di grandi dimensioni. Si tratta, in particolare, di Antonov An-24 e Ilyushin Il-76, che stanno facendo la spola con Mosca per trasportare tutto il materiale (e il personale) ritenuto non essenziale. Si tratta, dunque, di una sorta di evacuazione parziale, per preparare il terreno a possibili “exit-way” d’emergenza. Nel caso al-Julani non rispettasse i patti con Putin o qualcuno (a caso….) gli suggerisse di andare fino in fondo e cacciare i russi. «Resta il fatto che – conclude la BBC –  i gruppi ribelli al potere in Siria probabilmente alla fine costringeranno la Russia a ritirarsi, a causa dell’uso pluriennale da parte di Mosca delle strutture per supportare il regime di Assad».

Troppo Assad sulle spalle di Mosca

«La Russia non ha alternative immediatamente disponibili alle sue strutture militari in Siria, che sono punti logistici essenziali per le operazioni militari russe in Africa, Medio Oriente e in mare. Quindi, la loro perdita danneggerebbe le capacità militari regionali di Mosca». Sempreché, aggiungiamo noi, i jihadisti continuino a fare tutto ciò che gli diranno gli americani. Cosa sulla quale nutriamo qualche dubbio.

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