
Un matrimonio di convenienza, ma anche di sopravvivenza. Infatti, da fonte anonima raccolta dal Financial Times , pare che Nissan abbia risorse limitate a 12-14 mesi per evitare il tracollo. A queste voci si alternano quelle di altri osservatori che giudicano come la grande fusione giapponese potrebbe cambiare il volto all’industria automobilistica. L’obiettivo è unire le forze per contrastare l’avanzata cinese e il fenomeno Tesla.
Partiamo dai cinesi: il Financial Times segnala che in Cina i veicoli elettrici dovrebbero superare le vendite delle auto con motori a combustione con dieci anni di anticipo secondo le prime previsioni. Mentre si prevede che le vendite di auto tradizionali calino di oltre il 10% il prossimo anno. Vittime predestinate di questa situazione, i costruttori stranieri in Cina, la cui quota di mercato è al minimo storico del 37%. La Cina è impegnata in una selezione dei propri produttori (7 i principali), che l’applicazione di dazi non potrebbe che accellerare, con conseguenze per l’offerta.
Con Tesla la situazione è leggermente diversa. Il possibile mega-gruppo giapponese potrebbe dover fronteggiare un concorrente con qualche problema in più dei cinesi. Il febbrone mediatico che ha seguito l’ascesa di Elon Musk alla corte del neo presidente degli Usa ne ha esaltato l’onnipotenza finanziaria ed ora politica. Ma la realtà, per fortuna esiste ancora e presto la coppia da fantascienza elettorale ‘Donald & Elon’ dovrà scendere nell’agone politico dei compromessi e delle mediazioni e cobnfrontersi col reale.
Nel caso di Tesla, qualità superiore con fascia di prezzo alta, l’azienda di Musk rischia di perdere più di qualcosa nel legame a doppio filo con la Cina. Sempre più analisti sostengono che il successo delle azioni di Tesla sia più legato allo “slancio narrativo” e meno alle sue vendite e ai suoi profitti. La spada dei dazi brandita da Trump dovrà sapere quando e dove fermarsi perché il dragone cinese non è un cartone animato della Pixair. In questo caso il progetto giapponese potrebbe insinuarsi tra le problematiche cinesi e le difficoltà di Tesla per prendersi una quota di mercato.
La storia dell’automotive giapponese ha segnato grandi successi, dall’invasione dell’ “auto gialla” all’inizio degli anni ’80, fino alla leadership della Toyota che resta il più grande produttore mondiale. Unire due grandi attività di produzione globali è un’impresa incredibilmente difficile che implica la conciliazione di tecnologie, modelli e approcci diversi. Ma il Giappone si è dimostrato un caso unico al mondo nella creazione di efficienze produttive, dal just in time fino alla produzione snella del modello Toyota.
La storia delle fusioni nell’industria dell’auto annovera diversi insuccessi, da Chrysler e Daimler a Stellantis. Motivo per cui la prudenza dei giappponesi potrebbe condurre il progetto della mega-fusione Honda-Nissan allo stato di non fattibilità. Resta il fatto che, con l’industria automobilistica europea in via d’estinzione, non si intravedono all’orizzonte altre alternative valide al predominio annunciato delle auto cinesi.