Natale politico ucraino nella guerra della fede

Natale in Ucraina? Oggi, per legge e per il Patriarcato ortodosso e autocefalo di Kiev. Per il resto delle cristianità ortodosse, calendario giuliano, è il 7 gennaio che lo celebrano gli ortodossi del mondo. Ma questo vale anche per la Chiesa che fa riferimento al Patriarcato di Mosca. E allora, rottura politica anche sulla nascita di Cristo, e la cristianità ucraina patriottica prende le distanze dal Natale di Mosca e sceglie il calendario gregoriano della Chiesa cattolica. La travagliata terra ucraina, anche sul fronte della fede.

Ucraina, nella guerra della fede anche il Natale è politico

Il Natale del fronte occidentale fissato sul calendario delle Chiesa latina di Roma, rispetto a quello orientale della chiesa di Bisanzio dove la festa per nascita di Gesù divenuto per fede Cristo fu celebrata prima. Cristianità in forte contraddizione tra il predicare e il fare, ma è contraddizione degli umani anche se vestono paramenti impegnativi, ereditati dalla ormai millenaria tradizione cristiana. Ma in Ucraina il Natale conteso, le date simbolo della nascita di Jesus (nulla di certo, e l’oggi nostro improbabile come quello altrui), è molto di più o molto di peggio.

Il nazionalismo ucraino con i paramenti

Neppure il Natale il comune con la Russia, già nelle tensioni nazionalistiche che hanno preceduto lo scoppio della guerra. Tra i mezzi con cui Kiev ha voluto marcare il suo distacco dal Paese nel frattempo invasore, anche lo spostamento del Natale dalla data del 7 gennaio, legata al calendario giuliano utilizzato dagli ortodossi, a quello canonicamente accettato in Occidente. Data religiosa fissata per legge dal parlamento ucraino, nel 2023. «La festività civile per il Natale del 25 dicembre -sottolinea Andrea Muratore su InsideOver-, festeggia la Natività della Chiesa ortodossa ucraina che nel 2019 è stata riconosciuta ‘autocefala’, autonoma dal Patriarcato di Mosca».

Le Chiese nazionale ortodosse

Una decisione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli (Chiesa Bizantina, Bisanzio, Istanbul)). Decisione religiosa con forti venature politiche, e conseguenza pratiche non tanto sulla data del Natale ma su chi possiede cosa. E’ dal 2019 che la Chiesa ortodossa ucraina -nell’esplodere delle tensioni nazional patriottiche- fa pressione per il disaccoppiamento dal Patriarcato di Mosca guidato da Kirili, definito un fedelissimo di Vladimir Putin. E dopo che Kiril, da “cappellano del Cremlino”, ha benedetto l’operazione russa in Ucraina, Epifanio da Istanbul ha riconosciuto la rottura politica, su spinta del governo Zelensky.

Dietro il Natale di fede, quello dei ‘regali’

La mossa dello spostamento del Natale è operazione politica simbolo (per molte famiglie ucraine la ‘vigilia’ resta ancora il giorno della nostra Befana), mentre più ombrose appaiono le normative promosse a giugno e adottate ad agosto dalla Rada, avverte ancora Muratore. Ad esempio la possibilità di sequestrare i beni, terreni, conventi, preziosi lasciti, e mettere al bando la parte della Chiesa Ortodossa che fa ancora riferimento al Patriarcato di Mosca. «Una mossa di rara miopia politica», considerato che la Chiesa ortodossa ucraina già dal 2022 aveva condannato l’aggressione e nell’ultimo biennio si è resa sempre più indipendente dalla casa madre moscovita.

Terzo Natale di guerra, il più politico

Mentre la guerra sul campo inizia a mostrare segni di cedimento dell’esercito di Kiev, imponendo una difficile trattativa molto simile ad una resa, la presidenza Zelensky vuole far di tutto per mostrare il Paese come ‘disaccoppiato da Mosca’. E il simbolo del Natale diventa strategico, ma sempre e comunque PER l’apparenza e la propaganda. Difficile capire se e quanto, sul lungo periodo, attecchirà il tentativo di creare una divisione netta, specie su un tema tanto caldo della tradizione popolare più profonda. Nel frattempo, nonostante il paventato bando (nove mesi da agosto per rescindere ogni rapporto anche liturgico con Mosca) il patriarcato tradizionale –quello che celebra il Natale il 7 gennaio-, continua a essere maggioranza relativa nel Paese.

Il risultato è che sarà un lungo Natale quello ucraino, Natale doppio in date diverse secondo le tradizioni di fede che sfuggono a degli stupidi pronunciamenti di legge. Natali contrapposti di sempre maggiori sofferenze e lutti, ma assieme di un primo barlume si speranze rispetto alle arroganze disumane delle parti contrapposte.

 

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