
In Russia si respira una crescente ‘voglia’ di Unione Sovietica. Anche tra i giovani che hanno abbandonato i tipici stivali ‘Valenki’ preferendo anche in inverno gli Occidentali sabot Ugg, c’è voglia di tornare indietro ai tempi dell’Urss, come dicono i sondaggi, “anche per un solo giorno”. Sta di fatto che oltre l’80% dei russi decorano nelle loro case l’abete/albero di Capodanno.
Ai tempi dell’Urss, le feste religiose e borghesi vennero trasformate in feste laiche, e le tradizioni come quella del decorare l’abete e scambiarsi i regali (i ‘podarki’), vennero spostate verso la notte del 31 dicembre. Così l’albero perse ogni legame con la natività di Cristo. Il divieto era assoluto – il Natale era evento considerato “dannoso per lo spirito socialista” – ma nel 1935 un articolo pubblicato sullo storico giornale ‘Pravda’ (‘Verità), l’organo ufficiale del Partito comunista, proponeva di restituire ai bambini sovietici “l’atmosfera di fiaba e magia”.
Le prime decorazioni per l’albero messe in commercio dopo la decisione di tornare a festeggiare il Capodanno, riportavano la scritta ‘CCCP’ e frasi tipo ‘Il comunismo vincerà’. Cinque le categorie di decorazioni: simbologia sovietica, sport e cosmo, temi agricoli, cinema e motivi di orgoglio nazionale.
Negli anni Trenta gli alberi di Capodanno venivano decorati con immagini di pionieri e soldati dell’Armata Rossa, negli anni Quaranta dominava il tema militare.
Successivamente sono arrivate decorazioni a forma di pannocchie di mais, orologi con le lancette che indicano i cinque minuti alla mezzanotte, ortaggi e frutta in genere, animali, cosmonauti, treni, aerei, dirigibili. Dalla produzione in cartone e cartapesta si è arrivati a quelle di vetro.
Sugli alberi sono apparse palline con la foto di Lenin e Stalin e non mancavano decorazioni a forma di stella, e l’immancabile falce e martello.
Negli anni Sessanta i designer si sbizzarrirono nella creazione delle decorazioni ispirandosi a grandi eventi come il lancio dello Sputnik e il volo nello spazio di Jurij Gagarin, ma anche razzi.
La punta dell’albero? Un razzo ma soprattutto l’inconfondibile stella rossa quella che ancora oggi domina le torri del Cremlino.
Negli anni Settanta spazio alla creazione, in versione sovietica, di ‘Vinni-Pukh’ (‘Winnie the Pooh’) con tanto di ‘Pjatochka’ (la versione russa di ‘Pimpi il maialino’). Un nuovo sviluppo creativo è arrivato in occasione delle Olimpiadi di Mosca del 1980 con la decorazione del tenero orsetto ‘Misha’ in ogni versione e dei simboli olimpici.
Delle decorazioni sovietiche oggi c’è tanta nostalgia e ci sono collezionisti disposti a pagare cifre molto importanti. Riproduzioni, ad un costo elevato, si trovano nelle più famose librerie della capitale russa, sempre molto accoglienti, ordinate e silenziose. Gli originali si trovano nei sempre più ricercati mercatini delle pulci, in particolare della catena ‘Sdelano v SSSR’, ovvero ‘made in Urss’ come il titolo della celeberrima canzone nazional-popolare di Oleg Gazmanov.
Entrare in uno dei quei negozi/museo – noi abbiamo visitato quello nei pressi della stazione della metropolitana di Elektrozavodskaya – è ritornare indietro ad almeno il 25 dicembre del 1991, il famoso giorno nel quale il presidente Mikhail Gorbaciov annunciò in diretta televisiva le dimissioni da presidente dell’Urss.
Dalle decorazioni natalizie si arriva fino ai vinili, passando per mobili, divani, migliaia di libri e spille, bandiere rosse con la falce e martello e l’immagine di Lenin, tappeti, oggetti di cartoleria, porcellane e centinaia di gagliardetti (c’è anche quello della Federazione Italiana Sport Invernali). C’è l’oggettistica tutta originale – non è in vendita, sottolinea l’espositore – delle Olimpiadi di Mosca ’80: dai peluche di ‘Misha’, la mascotte dei Giochi, alla ‘Guida di conversazione italiano-russa per il turista’. In una sala è esposta la collezione dei ritratti dei grandi dell’Urss, da Brezhnev a Gorbaciov, da Gromyko ad Andropov è in vendita ma bisogna acquistarla completa.
In Russia il 24, 25 e 26 dicembre sono giorni di lavoro, in ogni settore, dal 31 dicembre al 7 gennaio, il giorno del Natale ortodosso, spazio alla famiglia, al riposo, alla quiete, alle tradizioni ma soprattutto a ‘Ded Moroz’ (Nonno gelo) e alla nipote ‘Snegurochka’ (fanciulla di neve) che portano i doni tra metri di neve e gelo.