Al tempo delle origini del cristianesimo e della sua prima diffusione, la città di Antiochia (oggi Antakya, in Turchia) era la capitale della provincia romana della Siria, conquistata da Pompeo nel 64 a.C. La città, per il numero degli abitanti stimato in circa mezzo milione, era considerata la terza dell’impero: dopo l’Urbe infatti seguiva Alessandria d’Egitto, importante crocevia commerciale e di scambi culturali, e a questa Antiochia.
Dalle due città giungevano a Roma merci, mercanti e avventurieri, ma in particolare dalla Siria provenivano anche i nuovi culti orientali, a volte portando al seguito uno strascico di raffinate stravaganze e pericolose dissolutezze che – si diceva – erano destinate a minare la saldezza dell’impero, sebbene «l’antico costume» (il ‘mos maiorum’, come era chiamato) fosse già in crisi a causa delle lotte intestine per il potere che avevano dilaniato Roma.
Il poeta latino Giovenale, alludendo con sarcasmo al fiume che scorreva nella città orientale, aveva detto che ormai l’Oronte si gettava nel Tevere ad intorbidirne le acque. Abbandonando però la decadenza dei fasti imperiali, Antiochia nello sviluppo del cristianesimo fu seconda solo a Gerusalemme e si compì in essa la seconda tappa fondamentale, ossia la nascita di una vulcanica comunità di cristiani.
Tra i nomi propri dei discepoli di Gesù si individuano schematicamente due provenienze: un gruppo di origine giudaica (Matteo, Giovanni, Giuda …) ed un secondo gruppo greco-giudaico (Filippo, Andrea, Stefano …) che convivevano già insieme al momento della morte di Gesù. Quanto questa convivenza tra ebrei di Gerusalemme ed ebrei ellenizzati non fosse semplice, lo dimostra il fatto che l’apostolo e diacono Stefano finì lapidato, mentre gli altri ripararono in Samaria, a Damasco e ad Antiochia.
Qui si pose il problema della denominazione del gruppo: a Gerusalemme, in pieno conflitto con l’ortodossia e in parte con l’amministrazione romana, essi potevano definirsi ‘giudei messianici’, ossia coloro secondo i quali Gesù di Nazareth aveva compiuto le parole dei profeti e delle scritture, ma in Siria la situazione era diversa.
Come infatti è ricordato negli Atti degli apostoli «… ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani» e la città divenne il luogo in cui si diffuse il nuovo nome, originando una missione di conoscenza e una straordinaria trasformazione della storia, ma soprattutto rivolgendosi ad altri popoli vicini, quali ad esempio i greci o gli ellenizzati ben conoscendone già la lingua e la cultura.
L’altro aspetto importante legato alla nascita della prima comunità cristiana consolidatasi ad Antiochia fu l’avvio della produzione letteraria-religiosa che accompagnò la diffusione della ‘buona novella’. Nonostante la mancanza di certezze sull’anno esatto della stesura e i relativi conflitti tra studiosi, è più che probabile che il vangelo secondo Matteo sia stato scritto proprio ad Antiochia, un vangelo fondamentale perché contiene al suo interno la preghiera del ‘Pater’ e soprattutto la meravigliosa avventura dei Magi e della stella che fa da sfondo alla natività. Altrettanto significativi sono il ‘discorso della montagna’ che elenca le beatitudini e la formula della Trinità conosciuta e pratica nel ‘segno della croce’.
Sempre da Antiochia, nel secondo secolo, il vescovo e martire Ignazio, scrisse ben sette lettere indirizzate a varie comunità, ma più nota è soprattutto quella agli Efesini, in cui l’invita all’armonia e all’obbedienza al proprio vescovo. Ad Antiochia insomma il contributo della cultura locale contribuì all’elaborazione dei primi concetti cristiani di serenità, di rispetto, di sano uso delle cose e di salvezza, anche se possiamo immaginare che tante discussioni si svolsero negli ambienti pagani, decorati dagli splendidi mosaici dedicati ad Apollo e Dafne. Una Siria protocristiana remota e comunque ben lontana dai fatti odierni.