La libertà non è star sopra un albero /
Non è neanche un gesto o un’invenzione /
La libertà non è uno spazio libero /
Libertà è partecipazione.
Lo cantava Giorgio Gaber nel 1972, dando voce e parole al dubbio che i cittadini potessero considerare la libertà un puro esercizio di voto e di delega, o la possibilità di fare i propri comodi senza vincoli civili. Più di cinquanta anni dopo il dubbio è certezza. La libertà è fraintesa.
La democrazia, quella in cui crediamo, è partecipazione. Altrimenti non è democrazia. Vuol dire “fare del pensiero un’azione”, considerare un valore assoluto il bene comune, agire nella realtà e non nel virtuale.
Per questo siamo ancora qui a lottare, a scrivere, a riflettere, per mettere insieme persone, idee, libere conversazioni. Per recuperare il diritto della comunità alla sovranità narrativa; il diritto di riprendersi la capacità antica e naturale di raccontare e raccontarsi. Di ascoltare ed ascoltarsi. Senza cedere sul piano dell’ascolto passivo, diventando spettatori intrusi in un racconto di altri, perdendo così la capacità di costruire pensieri e visioni originali, liberi da incombenze mediatiche.
Siamo qui a riscattare il diritto al dubbio, alla domanda che non venga preceduta da una risposta da format. Siamo ancora qui a batterci contro l’omologazione che rende i cittadini obbedienti, assuefatti a un livello di ignoranza che impedisce loro di accendere il senso delle domande.
No, le risposte non sono semplici. Non devono essere semplici. E in democrazia le cose complesse non devono essere delegate solo a chi ha strumenti economici per decifrarle e risolverle, spesso a proprio vantaggio: vanno affrontate dai cittadini, dai rappresentanti politici, dalle associazioni, da chi vive sui territori e deve poter capire bene che cosa è conveniente e che cosa è un danno. Che cosa è importante fare qui e ora e che cosa guardando al futuro dei figli. Per ricordare a tutti, e rammentare a noi stessi, che solo attraverso la conoscenza il cittadino può avere un ruolo, può partecipare con idee e pensieri. Senza conoscenza può al massimo lamentarsi per sentito dire o votare per il meno peggio.
La conoscenza è l’arma più importante per dare voce alla democrazia, alla civiltà dell’abitare attivamente. La conoscenza ci dà il coraggio di partecipare alla libertà.