Mondo a rischio atomico sul clima fa poco e niente

La Conferenza Onu sul clima in Azerbaijan slitta di un giorno. La chiusura è stata spostata di un giorno per provare a colmare le distanze tra le parti ed evitare il collasso del vertice. In bilico, durante i negoziati, la consueta ‘decisione quadro’ di natura politica, che fa da ombrello alle intese per integrare l’Accordo di Parigi. Un segnale della difficoltà a far procedere l’azione multilaterale sul clima.

La bozza che scontenta tutti

L’ultima bozza presentata dalla presidenza impegna i Paesi avanzati a stanziare 250 miliardi per sostenere quelli poveri. Si sale a 1.300 miliardi con l’apporto del settore privato. Ma la proposta scontenta un po’ tutti. Molto si è discusso e litigato sull’impegno ad allontanarsi gradualmente dall’utilizzo di petrolio e gas, oltre che del carbone. I combustibili fossili sono i principali responsabili dei gas serra, che surriscaldano il pianeta. Sui due lati del fronte, l’Unione Europea e i piccoli Paesi insulari, da una parte, e i petro-Stati, dall’altra.

L’ombra di Trump

Sulle trattative ha pesato l’incognita Trump: la sua vittoria alle presidenziali ha tolto peso al negoziatore inviato da Joe Biden, John Podesta. Il presidente eletto ha promesso di ritirare di nuovo gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, come aveva già fatto nel primo mandato. Trump ha inoltre scelto per il dipartimento dell’Energia il negazionista climatico Chris Wright, uno dei maggiori finanziatori della sua campagna elettorale e capo della Liberty Energy, la seconda azienda di servizi per l’estrazione distruttiva ‘fracking‘, al mondo.

La bozza che scontenta tutti

La proposta degli ipotetici 1300 miliardi ha scontentato praticamente tutti. Gli Stati che dovrebbero ricevere sostegno considerano troppo bassa la quota erogata come aiuti bilaterali e temono che i prestiti privati faranno crescere ancora di più il loro debito estero e gli oneri per ripagarlo. Il Gruppo indipendente di esperti di alto livello sui finanziamenti per il clima ha dichiarato che «i Paesi sviluppati dovrebbero impegnarsi a fornire almeno 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 e 390 miliardi di dollari all’anno entro il 2035».

Ma gli Stati Uniti con Trump?

La contraddizione degli ‘Stati leaders’ Tra i Governi che dovrebbero guidare gli sforzi sulla finanza per il clima ci sono l’Unione Europea, l’Australia, gli Stati Uniti (incognita enorme, a prescindere dal testo finale), la Gran Bretagna, il Giappone, la Norvegia, il Canada, la Nuova Zelanda e la Svizzera. Loro a guidare, Trump compreso, nuove forme di finanziamento, come tasse sui combustibili fossili e sulle attività ad alta intensità di anidride carbonica, e la borsa dei crediti di carbonio per arrivare ai 1.300 miliardi complessivi.

The Guardian

Venerdì sera Greta Thunberg ha definito l’attuale leva “un completo disastro”. “Le persone al potere stanno ancora una volta per accettare una condanna a morte per le innumerevoli persone le cui vite sono state o saranno rovinate dalla crisi climatica”, ha postato su X. “Il testo attuale è pieno di false soluzioni e promesse vuote. Il denaro dei paesi del nord del mondo necessario per ripagare il loro debito climatico non si vede ancora da nessuna parte”. Molti attivisti chiedevano di più: alcuni gruppi hanno avanzato cifre di 5 o 7 trilioni di dollari all’anno, sulla base delle responsabilità storiche dei paesi sviluppati per aver causato la crisi climatica.

Ma il mondo dei potenti è in guerra

Ma i paesi ricchi stanno affrontando le proprie crisi di bilancio, con l’inflazione dilagante, le guerre tra cui quella in Ucraina, le conseguenze della pandemia di Covid e le minacce dei partiti di destra di usare la crisi climatica come un problema. La Russia ha avuto una grande presenza visiva, nonostante abbia detto poco pubblicamente durante i colloqui. Parte del suo raggio d’azione si è concentrato sui giovani: ai visitatori del padiglione è stato offerto un “libro da colorare ecologico per bambini” prodotto dalla compagnia del gas Gazprom, a maggioranza statale russa, che non è parte credibile sul fronbte anti fossile e neppure su quello delle pace.

 

 

Tags: clima COP29
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