Il Bitcoin sta tirando la volata a un gruppo più nutrito e diversificato di monete digitali e di speculatori finanziari. Tra i più noti si ritrovano Trump e Musk. Partiamo dal neo-presidente eletto. Secondo il Fnancial Times. Trump Media & Technology Group (TMMG) sta perfezionando l’acquisto di Bakkt. Trattasi di una piattaforma per il trading di criptovalute quotata a Wall Street. Nei primi nove mesi del 2024, Bakkt ha aumentato i ricavi del 60% a 328 milioni, ma non è riuscita ancora a portare il bilancio in utile. Risultati che offrono ottimi margini di trattativa del prezzo d’acquisto da parte della TMMG di Trump.
Nuovi affari in vista anche per Elon Musk che ha creato Dogecoin, una criptovaluta lanciata nel 2013 come moneta decentralizzata, ovvero per i pagamenti istantanei , in alternativa al più celebre Bitcoin. Nel campo dei pagamenti vale la pena ricordare che Musk è stato l’inventore di Paypal insieme a Pat Thiel. Il valore di Dogecoin è aumentato di quasi il 20%, subito dopo la vittoria elettorale e dell’annunciato ruolo governativo di Musk.
Cosa c’è dietro questo mastodontico conflitto d’interessi? C’è il “Bitcoin Act” un disegno di legge per inserire la criptovaluta tra le riserve strategiche di Stato. La proposta prevede che il Bitcoin venga considerato una riserva strategica e che il governo possa acquistare fino al 5% dell’offerta totale della criptovaluta. Se adottato, il disegno di legge conferirebbe al Bitcoin uno status di riserva simile a quello dell’oro e porterebbe il governo U.S.A. ad accumulare 1 milione di bitcoin per i prossimi 5 anni, con un ritmo di 200.000 Bitcoin l’anno.
Bitcoin ‘riserva aurea’. Ridere o piangere?
Fino a due anni fa sembrava assolutamente folle che uno Stato come quello americano si potesse prendere la briga di diversificare il proprio portafoglio con un asset rischioso e speculativo come il Bitcoin.
Va considerato che il regolatore di una proposta di legge come il Bitcoin Act è la Sec ( Securities and Exchange Commission ), il corrispondente della nostra Consob. In campagna elettorale Trump è stato un critico della Sec e di Gary Gensler, il suo presidente, in particolare per quanto riguarda l’approccio dell’agenzia alle criptovalute. Si prevede che la sua amministrazione nominerà un nuovo presidente, il che potrebbe portare a un periodo di regolamentazione più favorevole alle criptovalute.
Se il Trump che ha guidato gli Usa dal 2017 al 2020 considerava Bitcoin una minaccia per il dollaro, il Trump 2.0 ha cambiato idea, di certo illuminato dal faro del tecno-miliardario Elon Musk. Ricordiamo che per produrre monete digitali occorrono tecnologia ed energia. in America, attualmente, per creare solo i Bitcoin si consuma l’energia elettrica equivalente alla fornitura annua di 5 milioni di abitazioni. La progettazione di mini-reattori nucleari per alimentare i data center è già in corso. Gli Stati Uniti hanno un evidente vantaggio competitivo nella capacità produttiva mondiale di criptovaluta.
Uno scenario che attraverso la tecnologia richiama la visione del dominio finanziario dell’America sul mondo, così come lo è stato per il dollaro. Con la dovuta distinzione che i giochi del dollaro si fecero a Bretton Wood con gente come White, Keynes e Roosvelt. Il futuro del Bitcoin si deciderà probabilmente a Mar-a-Lago, Florida, su un campo da golf con Donald Trump ed Elon Musk.