Atacms Usa e missili anglo-francesi contro la Russia?

All’ombra delle decisioni dell’amministrazione Biden, che ha autorizzato l’uso dei missili Atacms contro il territorio russo, Francia e Inghilterra escono allo scoperto. Da mesi Parigi e Londra pressavano Washington con Biden meno propenso ad autorizzare l’uso di armi occidentali a lungo su suolo russo, a rischio di un coinvolgimento diretto della Nato nel conflitto. Più di quanto già accade.

Missile Atacms statunitense

Macron e Starmer, pressione su Biden uscente

Secondo quanto riportato dal Telegraph, la svolta l’11 novembre, nell’anniversario del Giorno dell’Armistizio che pose fine alla Grande Guerra, col rischio attuale verso la terza mondiale. Nella capitale francese Macron e Starmer hanno indicato nel G20 di Rio de Janeiro la sede in cui operare un’ultima, decisiva pressione su Biden. Ma Biden uscente li ha anticipati, in risposta alle offensive crescenti della Russia sul suolo ucraino, contro le infrastrutture energetiche, con droni e missili e allo schieramento di truppe nordcoreane, più scena che sostanza. Ma l’Ucraina militare è in forte crisi e l’azione di Biden ha forte valore politico interno verso Trump, ma valore pratico molto relativo.

Resta il lungo e confuso mercanteggiamento tra Parigi, Londra e Washington sull’uso dei loro missili a lungo raggio, gli Scalp/Storm Shadow, sul suolo russo. Anche loro assieme agli Atacms Usa?

Le Figarò dà la notizia per certa

Le Figaro, commentando il via libera di Biden, è chiaro nel parlare di un via libera ai missili a lungo raggio di casa, e sui social filo ucraini si è addirittura parlato di un via libera esplicito arrivato da Macron. Il quale, però, non ha mai fatto mistero di essere favorevole da tempo, sottolinea Andrea Muratore su InsideOver. Ancor più radicale la posizione del Regno Unito, unica costante condivisa dal governo del Partito Conservatore e in quello del Partito Laburista. L’ok americano sembra dunque sottintendere quello franco-britannico e questo mette Macron e Starmer di fronte all’ora della verità. Assieme agli Atacms americani partiranno anche i vettori anglo-francesi? Con seguito di problemi che lasciano sulla loro scia. Con almeno tre scenari che si aprono.

Missili anglo-francesi e i bersagli che possono colpire

In primo luogo, le armi francesi e britanniche sono meno modulabili (precise) di quelle americane. Infatti, se agli attacchi degli Atacms con raggio limitato a 80 km da impiegare contro le formazioni russo-coreane nella sacca di Kursk si aggiungesse il via libera agli attacchi con gli Scalp/Storm Shadow, il raggio d’azione di Kiev salirebbe notevolmente, dato che le varianti fornite all’Ucraina possono colpire tra i 250 e i 400 km, mal regolabili. Inraggio d’azione molto esteso e pericoloso con la certezza di una ulteriore accentuazione della risposta russa.

Nei mesi scorsi il ‘Kyiv Independent’ ha pubblicato una lista dei bersagli in territorio russo che l’Ucraina potrebbe colpire con munizioni occidentali includendo almeno cinque aeroporti e basi aeree (Lipets, Millerovo, Shatalovo, Yeysk, Primorsko-Akhtarsk), la base navale di Novorossiysk che ospita buona parte della flotta russa del Mar Nero e i comandi logistici di Rostov.

Missili che l’Ucraina ha già

Gli Atacms americani e gli Storm Shadow britannici, battezzati Scalp nella versione francese, da tempo sono presenti negli arsenali di Kiev. Cambiano i potenziali obiettivi: prima le forze armate ucraine potevano colpire i russi solo nel territorio invaso, adesso il bersaglio diventano uomini, mezzi e basi oltre il confine. I missili Atacms sono già stati trasferiti dagli Stati Uniti all’Ucraina lo scorso anno a quelle condizioni. Ora il limite è stato rimosso e potranno essere impiegati dalle forze di Kiev contro le unità russe e nordcoreane dispiegate nel Kursk. Il presidente Joe Biden ha infatti imposto a Kiev l’uso dei sistemi americani solo contro obiettivi in questa regione della Russia, ha reso noto Axios.

Ogni missile un milione di euro

Ogni missile costa quasi un milione di dollari, quindi vengono usati in attacchi ben pianificati. Kiev chiede di poterli usare contro le basi militari russe lontane dal confine, in Russia, da cui sono lanciati gli attacchi con bombe plananti o aerei. Sono prodotti dalla Lockheed Martin ma non sono più acquistati dall’esercito americano: l’inventario è limitato e prossimo al punto in cui gli Stati Uniti potrebbero avere problemi con le loro riserve. Si tratta di un sistema che risale agli anni Ottanta per colpire obiettivi sovietici di valore elevato in profondità. Ne vengono ancora prodotti alcune centinaia di unità l’anno, ma sono venduti all’estero.

Pressione su Scholz? L’Italia G7 spinge

È possibile che l’apertura di Biden su pressione di Macron e Starmer eserciti pressioni sul cancelliere tedesco Scholz per allentare le restrizioni della Germania alla consegna all’Ucraina di un’altra arma fortemente desiderata, i missili Taurus. Il cancelliere tedesco, come Biden, è ormai considerato un leader uscente, e proprio sul finanziamento della guerra in Ucraina ha rotto con l’ex ministro delle Finanze Christian Lindner. Ora, al G20 di Rio de Janeiro, i leader occidentali si riuniscono per l’ultima volta alla presenza di Biden e Scholz e, secondo le indiscrezioni, a spingere per un rafforzamento dell’allineamento pro-Ucraina è la presidente di turno del G7, la leader italiana Giorgia Meloni. Roma non ha armi a lungo raggio da offrire a Kiev, ma Meloni si è impegnata a blindare il sostegno a Zelensky.

L’Europa e il vuoto americano

Ultimo punto, ma decisivo. La capacità europea di garantire il sostegno a Kiev e la sua dipendenza dagli Stati Uniti possono essere separati? Macron e Starmer hanno deciso, per ragioni divergenti (la volontà di proiezione europea per la Francia, il consolidamento in campo Nato per Londra) di spingere a tutto campo sull’appoggio a Kiev nonostante l’ipotesi che il cambio della guardia alla Casa Bianca e il ritorno di Donald Trump aprano a una soluzione negoziata della guerra. Tutti convinti e tutti disposti a pagare le conseguenze soprattutto economiche e poi armate di certe scelte? Qui il dubbio diventa virtù reale e indispensabile. L’Europa è pronta a supplire a un possibile vuoto di Washington?

Biden pro Ucraina e contro Trump

Biden può permettersi di proclamare che gli Usa danno il via libera ai raid, per due mesi almeno, mettendo da subito in difficoltà il successore eletto. Macron e Starmer possono solo invocarlo, sperano che alla fine tutto si risolva in una semplice questione di missili, con qualcosa in più di ritorno della Russia ma solo sull’Ucraina, per non allarmare troppo le rispettive opinioni pubbliche e anche una Russia che loro due da soli avrebbero forti difficoltà ad affrontare.

Inverno difficile per Babbo Natale

Certo è che l’avvicinamento alla forzata pausa invernale dei combattimenti sul campo non sta certamente raffreddando la conflittualità in Ucraina che, tra escalation russa e una risposta occidentale dalle conseguenze imprevedibili, porta il Paese al terzo anniversario del conflitto tra molte incognite. E l’opzione di Trump di “far finire la guerra in 24 ore” appare sempre più irreale alla prova dei fatti.

 

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