I videogiochi sovietici che fanno tornare i russi bambini

Mosca è una città dove la storia del passato non ci cancella, anzi, molto spesso viene messa in risalto per una sorta di scuola di vita per i più giovani e un piacevole ricordo per i più anziani. Ci sono edifici con la falce e martello sul cornicione che dominano l’una o l’altra piazza e che da tanti anni sono stati rinfrescati per renderli perfettamente efficienti. Ci sono i ristoranti dove, respirando l’atmosfera di un tempo, si possono gustare le pietanze di quando sulla cupola del Cremlino sventolava la bandiera rossa.

Ci sono i monumenti, ci sono le targhe che ricordano il passato. Tra i tanti luoghi, c’è anche il museo dei giochi elettronici sovietici. Basta recarsi al civico 12 di Kuznetskij Most nei pressi della sede della banca centrale di Russia nel cuore del centro storico della capitale.

Il museo dei ‘giochi automatici sovietici’

Seppur l’insegna esterna sia molto piccola, i tanti curiosi, soprattutto giovani, ed altrettanti nostalgici non mancano. Il ‘museo dei giochi sovietici automatici’ custodisce una collezione di videogiochi prodotti in Urss a partire dalla metà degli anni ’70 e fatte arrivare dalla città più remote di quella che fu l’Unione e oggi è la Federazione.

Monetine da 15 copechi

Lo spazio espositivo viene diviso con un bar. Nel prezzo del biglietto vengono consegnate anche una ventina di monetine da 15 copechi, originali dell’epoca sovietica, che consente di lanciare l’uno e l’altro videogioco. L’addetta alla cassa raccomanda, “usate tutte le monete, non portatele via con voi, c’è qualche gioco che non funziona, non ci sono pezzi di ricambio e abbiate cura perché sono pezzi unici !”. Quella scatolina delle dimensioni di una per fiammiferi, contiene ‘cimeli’ che andrebbero a ruba tra i collezionisti perché ogni singola monetina riporta l’anno di produzione. Nel mucchio si possono trovare quelle del 1991, le più ricercate, perché le ultime prodotte a pochi mesi dalla dissoluzione dell’Urss.

Prima il ‘Frappè Voronezh 2’

Prima di tuffarsi nell’affascinante mondo che non c’è più, la tradizione vuole di bere una bibita sovietica – il frappè ‘Voronezh 2’ che non ha nulla da invidiare alle bevande di oggi – o scattarsi una foto nella cabina fotografica. Al piano interrato le macchinette elettroniche (gran parte sono ancora perfettamente funzionanti), un’aula magna e una sala con console di gioco, un angolo relax con attrezzature sovietiche, scacchi (la passione nazionale) e riviste per chi vuole rilassarsi un po’. Su un grande pannello sono indicate le aziende produttrici nel mondo di videogiochi arcade e flipper, tra esse le italiane Model Racing e Zaccaria.

Bambini ma tanti genitori e nonni

Ad immergersi nel gioco ci sono tanti bambini, portati da genitori o nonni che a loro volta (forse più dei piccoli), vogliono tuffarsi in un mondo che fu dei loro genitori, dei loro nonni.
Tra i tanti giochi non mancano il flipper ma anche i famosi ‘Pac-Man’, ‘Battleship’, ‘Auto Rally’, il gioco del basket azionato con i pulsanti o quello dell’hockey (sport nazionale) in versione biliardino.
Oltre alla collezione dei videogiochi arcade, c’è anche quella dei distributori automatici di acqua. Dopo la storica visita di tredici giorni dell’allora leader dell’Urss, Nikita Krusciov negli Stati Uniti d’America (settembre 1959), in Unione Sovietica iniziò la produzione in serie dei distributori.

Distributori automatici di tutto

Poco tempo dopo, la popolazione poteva acquistare da questi mastodontici apparecchi non solo acqua frizzante e kvas, ma anche succhi di frutta, vino, birra, latte, caffè, tè, cacao, oggetti di cancelleria, fiammiferi, kerosene, panini, sigarette (singolarmente e in confezioni), olio vegetale, prodotti da forno e persino acqua di colonia. Negli anni ’60 a Mosca esisteva un solo negozio automatico, si chiamava ‘Progress’ e si trovava a Malaya Dmitrovka: non aveva venditori e dalle macchine si poteva acquistare latte ‘Mozhaisk’ in bottiglia, latte condensato in lattina, burro confezionato e panini.

A Mosca dove la neve ha già fatto capolino e la colonnina sta iniziando a sfondare lo zero – verso il basso, ovviamente -, le attrazioni e i divertimenti sono ovunque, per la nuova generazione ma anche per i tanti nostalgici.

 

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