Wall Street: una parte torna a guardare a Trump

A pochi giorni dalle incertissime elezioni americane i grandi papaveri della finanza made in Usa hanno virato verso Trump. E’ quanto riferisce Bloomberg attraverso le dichiarazioni del capo di Goldman Sachs sulla salute dell’economia statunitense. “L’economia sta dimostrando di essere incredibilmente resiliente e l’intelligenza artificiale le ha messo il vento in poppa”, ha detto David Solomon a un raduno di importanti finanzieri in Arabia Saudita. Sull’intelligenza reale di una presidenza Trump nessuno osa addentarsi.

I mercati ruffiani inseguono il possibile vincitore

Anche Ken Griffin, il re degli hedge funds di Wall Street, dichiara che i mercati si aspettano che Donald Trump vinca le elezioni , seppure il risultato sarà incerto sino alla fine. Ottime prospettive anche per il dollaro sia per gli scambi che come valuta di riserva, scrive Tyler Cowen, economista della George Mason University e ideatore di un blog molto popolare, ‘Marginal Revolution’. La crisi geopolitica, che pur qualcosa dovrebbe contare per la prima potenza economica del  mondo, viene ricondotta da Trump a due ‘ semplici’ ricette di politica estera. Accordo con Putin sull’Ucraina e muso duro con Pechino sulle barriere doganali. Al Medio Oriente ci penserà Israele.

Problema complesso? Soluzione semplice!

Mai dimenticare che la tradizione del  pragmatismo imprenditoriale americano è fondata su due pilastri: lavoro duro e ‘problem solving’. Valori e qualità che leaders tosti e volitivi rappresentano alla perfezione. Il lavoro duro è un tratto genetico per chiunque abbia successo negli affari in America. Quanto al non mollare mai, Trump lo ha incorniciato nel “Fight fight, fight!” gridato a pugno chiuso nell’attentato in Pennsylvania.  E’ un’iconografia che seduce l’allevatore del Texas come il trader di Wall Street, da sempre uniti nella liturgia americana delle grandi imprese fatte di sacrificio e determinazione, come lo è il  giorno del Rigraziamento (Thanksgiving).

I ‘sentimenti dei mercati’

Sentiment è un termine tecnico usato dagli operatori di borsa per indicare l’orientamento dei mercati e degli investitori. Trump lo esprime e lo cavalca con lo spirito di un guerriero vincente (incluso il mai ammettere la sconfitta) contro quella che lui rappresenta come un’elite parassitaria e debosciata. Un discorso vecchio e sempre buono, ma che per far salire le proprie azioni necessita del prodotto più richiesto dal mercato. Ecco quindi Elon Musk a cui affidare il sogno del futuro tecnologico. Lo ha capito bene anche il padrone di Amazon Jeff Bezos che ha liberato il suo giornale, il Washington Post, dal tradizionale impegno  a schierarsi per uno o l’altro candidato. Una non decisione che è di per sè una decisione. Deregulation per le imprese, riduzione della pressione fiscale, bassi tassi d’interesse: liberi tutti!

Wall Street e Trump ‘Border Line’

L’altra faccia del pragmatismo di Wall Street guarda però a Trump con le dovuta diffidenza che si riserva a un interlocutore sopra le righe, border line e fuori tempi massimi per l’età. Alcuni grandi vecchi della finanza come Warren Buffet, Soros o Larry Fklink di Blackrock se ne stanno alla finestra con vista anti-Trump, piuttosto che apertamente pro democratici. Sanno che quello che peserà davvero è il Congresso, dove operano le loro lobbies e dove si fanno le leggi. Qui la coppia Harris-Waltz potrebbe avere voce in capitolo ed è questo che per il mondo degli affari può rappresentare un rischio.

Quel pallone gonfiato di Trump

Perché alle promesse di quel “pallone gonfiato” di Trump , come lo ha definito il finanziere Stanley Druckenmiller,  gli economisti democratici rispondono che la riduzione delle tasse rischia di aumentare il deficit pubblico, la deregolamentazione porta con sè conseguenze ambientali e il protezionismo potrebbe danneggiare i consumatori americani aumentando i prezzi dei beni importati.

Economist e rischio ‘Bolla’

Poco importa se anche The Economist scrive che i mercati azionari hanno prezzi delle azioni pericolosamente elevati e c’è un evidente rischio dello scoppio di una bolla. Druckenmiller ammette che la virata in direzione di Trump da parte del mondo degli affari è quindi una scelta più opportunistica che entusiasta, ma una presidenza Harris sarebbe negativa per gli affari. Perché la corsa di Wall Street è inarrestabile, come quella di un capitalismo senza freni e , soprattutto, senza regole.

 

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