Certo che con dieci figli avuti da tre mogli, lui al futuro ci si pensa eccome. Ma la domanda che sorge spontanea a chi di ‘Star Trek’ ricorda soprattutto le mostruose orecchie dei protagonisti, la domanda sorge spontanea: “Lo vogliamo anche noi il futuro di Elon Musk?”. Le sue industrie producono le principali tecnologie dell’economia globale: Tesla automobili, Starlink satelliti-internet, SpaceX aerospaziale, X comunicazione. Il settimanale economico Forbes calcola il patrimonio di Musk in 245,9 miliardi di dollari e ne fa l’uomo più ricco del mondo.
La storia dell’industria dimostra che chi detiene la conoscenza dell’innovazione diventa il più ricco. E’ stato così dall’invenzione del motore a vapore, all’automobile, sino ai grandi innovatori dell’informatica come Bill Gates. Le origini di queste storie sono tutte in America e hanno costruito i pilastri dove ancora oggi poggia l’economia mondiale. Nulla di strano, quindi, che Elon Musk partendo dal Sudafrica e passando per il Canada sia arrivato in California . Ancora meno strano che di quella terra promessa, ora che è divenuto il più ricco, voglia anche diventarne padrone. L’elenco degli imprenditori-innovatori che scalano il potere politico in conflitto d’interessi è lungo e variegato.
La differenza con altri conflitti d’interesse la fa la tecnologia di cui Musk è proprietario e che gli conferisce un potere ineguagliabile. Il nuovo spazio in cui ci apprestiamo a vivere non è più quello delle rivoluzioni industriali precedenti, fatte da luoghi fisici, macchinari, grandi infrastrutture. Stiamo entrando nello spazio dominato dall’intelligenza artificiale in cui l’interconnessione di tutte le attività umane è tale da fornire a chi è proprietario dei sistemi tecnologici il potere di influire su tutte le attività produttive. Un modo che permette di operare cambiamenti attraverso la tecnologia, ma anche di diventare soggetti che vengono trasformati dalla tecnologia stessa.
Semplificando: non saremo più noi a guidare un’auto, ma l’auto a guidare noi. Infatti è Musk è uno dei principali inventori delle auto autonome. Il ‘taxi robot’ è privo di volante e di pedali, con schermo gigante al centro del cruscotto. Sarà lanciato sul mercato nel 2026 (prezzo circa 30 mila euro). Un cambiamento per la mobilità sociale che richiede un nuovo sistema di regole per far sì che tutto possa svolgersi in sicurezza, ma anche garantendo la libertà ( l’auto deve andare dove voglio io e non dove vuole lei ovvero chi ne detiene il controllo a distanza). La strette regole impostec dalle autorità al settore delle auto senza conducente ha però fatto calare la fiducia degli investitori.
Le azioni Tesla sono inizialmente scese dell’8%, bruciando circa 60 miliardi di dollari per poi risalire. Musk non ha esitato di attaccare l’eccesso di regolamentazione che non tiene il passo alla velocità delle sue innovazioni e quindi allo sviluppo economico basato sulla tecnologia. E’ un leit motiv che sentiamo ormai da tempo, in Usa come in Europa. Quindi se le regole frenano le proprie iniziative imprenditoriali è necessario cambiarle direttamente dall’interno cioè della stanza dei bottoni. In nome del progresso e per il futuro dell’umanità, sostengono sempre loro, a cerecare di convincerci.
Musk ritiene che i progressi tecnologici siano il catalizzatore per condurre l’umanità verso un futuro glorioso, mentre molti come noi pensano che un futuro senza un forte controllo democratico, potrebbe creare un enorme conflitto d’interessi che non solo penalizza le nostre tasche, ma che in questo caso determina gli spazi delle nostra vita quotidiana (dall’informazione dell’ex Twitter “X” alle connessioni di Starlink). Il fatto è che il processo democratico richiede per sua natura tempi più lunghi di quelli necessari a un regime autocratico che può saltare i passaggi stabiliti dalla separazione dei poteri.