
Oleg Mikhaylovich Gazmanov ha 73 anni e sul prestigioso palco del Palazzo di Stato del Cremlino a Mosca, quel luogo dove si riunivano i giovani del Komsomol, delegati e segretari del Partito Comunista dell’Urss da Leonid Brezhnev a Mikhail Gorbaciov, appassiona e fa scatenare sia chi ha vissuto, anche con dolore la dissoluzione dell’Urss, che i giovani. Oggi all’interno di questo fantastico lascito dell’architettura sovietica, quasi sacrale e carico di storia, le bandiere rosse con falce e martello non fanno più da cornice e non c’è nemmeno quel grande busto di Lenin che troneggiava durante i congressi. E’ tutto curato, c’è eleganza e raffinatezza, nel grande salone all’ingresso sotto tutti gli stemmi delle ex repubbliche sovietiche è anche un brulicare di belle donne.
Dal titolo ‘Russkiy mir’ (‘Il mondo russo’), il concerto del coinvolgente artista nativo nell’exclave di Kaliningrad tra Polonia e Lituania, con le sue canzoni, attraverso musica vivace, spumeggiante tra pop, folk e quel soft rock che piace a tutti, mette in evidenza la potenza e l’unità del popolo che vive nel Paese più vasto del mondo, la Russia, che l’Occidente aveva pensato di isolare a suon di (inutili) sanzioni. Il recente vertice dei Brics a Kazan ha dimostrato l’opposto, ovvero che la Russia non è isolata, tutt’altro.
L’immersione musical-culturale inizia varcando la Torre della Trinità costruita dall’architetto italiano Aloisio da Carcano, da queste parti nome come ‘Aleviz Frjazin Staryj’. La Troickaja basnja con i suoi 80 metri, compresa della stella rossa, è la torre più alta del Cremlino.
Inutile dire che Gazmanov strappa applausi e standing ovation ovunque canti, ovunque sia la canzone proposta, da quelle più romantiche a quelle più forti, anche in onore ai militari, ricorda le vittime delle guerre, ed esalta gli eroi russi dei Giochi olimpici della neve e del ghiaccio di Sochi 2014. Un concerto con due ospiti d’eccezione, la cantante Zara e Shaman, quest’ultimo una sorta di ‘Gazmanov del futuro’ nato Yaroslav Dronov poco più di un mese prima della caduta dell’Urss.
C’è, però, una canzone che manda tutti in estasi, per il delirio più totale: è la nostalgica ‘Sdelan v SSSR’ (‘prodotto/made in URSS’) nella quale Gazmanov glorifica il passato dell’Unione Sovietica. È un pezzo scritto nel 2005 che inizia così: “Ucraina e Crimea, Bielorussia e Moldova, sono il mio Paese, Sakhalin, Kamchatka e monti Urali… sono nato in Unione Sovietica, sono stato creato in Urss !…”. L’orgoglioso Gazmanov – dal 2001 ‘artista emerito del popolo’ della Federazione russa – ricorda ed osanna l’Unione Sovietica dove vengono citati, intesi come “il mio Paese”, anche i Romanov, Lenin, Stalin, Gagarin, Tolstoj, Dostoevskij, Chagall e Aivazovsky. Oleg mette assieme anche oligarchi e mendicanti, potere e distruzione, KGB, petrolio, diamanti, oro, gas, forze aviotrasportate, vodka, caviale, richiamando all’unione.
Particolarmente sentite, tra le tante, sono anche ‘Ofitsery’, in onore agli ufficiali, e l’allegra ‘Vpered Rossiya’ (‘Avanti Russia’). Un’ultima informazione quasi superflua: in Occidente, dove Gazmanov in passato era considerato il ‘Bruce Springsteen della Russia’ proprio per ‘Sdelan v SSSR’ (analoga alla ‘Made in U.S.A.’), è inserito nella “black list.
Nessun paragone con altri, lui è ‘solo’ Oleg Gazmanov, ‘il maestro’ che con le sue canzoni onora Unione Sovietica e Russia, strappa scroscianti applausi, ottiene standing ovation, e fa segnare sold out dalla città polare di Murmansk (che presto entrerà nella notte artica) alla Kamchatka, terra di orsi e vulcani.
Infine, una menzione storica legata alla musica italiana e al Palazzo di Stato, da sempre il luogo più ambito dagli artisti russi e anche internazionali (tra essi, Elton John, Ray Charles, Al Bano, Tina Turner, Sting ed Eric Clapton).
Correva l’anno 1990, era un freddo pomeriggio del 9 dicembre, l’inquilino del Cremlino era l’uomo della perestrojka Mikhail Gorbaciov – che piaceva tanto all’Occidente – e Zucchero portava un’‘Overdose d’amore’ ma anche di novità. Il concerto di Sugar Fornaciari, venne trasmesso in diretto in gran parte d’Europa ma anche (in differita) in America e Giappone: i biglietti erano andati a ruba anche se carissimi per l’epoca, fino a 20 rubli, il costo di un mese d’affitto.