Intanto, almeno per oggi, il suo nome come va scritto: Zelens’kyj. Nella prima fase, quella del suo arrivo sulla scena internazionale, ci si è accontentati di dire “che buffo, un attore è diventato presidente!”; nella seconda, quella dell’invasione russa e della guerra, lo si è surgelato nell’icona dell’anti-Putin, del leader che “combatte per noi”.
Fulvio Scaglione, giornalista di prestigio, e neo collaboratore di Remocontro mentre dirige InsideOver, ha appena pubblicato “Zelens’kyj, l’uomo e la maschera” (Meltemi), la prima biografia personale e politica in lingua italiana del presidente ucraino. Zelens’kyj dalla nascita alla data fatale del 24 febbraio del 2022, giorno dell’invasione russa. L’uomo e la maschera, “Ma sia chiaro: la maschera è quella che gli abbiamo messo noi, perché lui, Zelens’kyj, è sempre stato piuttosto trasparente nelle sue azioni”. Quelle buone o vendute come tali, e quelle cattive, più opportunamente sottaciute o nascoste. E molti censori non abitano molto lontano da noi.
Zelens’kyj negli anni in cui si afferma nel mondo dello spettacolo, diventa ricco, mette le basi per la scalata al potere politico. Zelens’kyj pre-2022 per capire meglio quello dopo. Ad esempio, il presidente delle continue “purghe” all’interno del Governo e tra i collaboratori degli ultimi due-tre anni è esattamente lo stesso che, prima della guerra, cambia cinque ministri della Sanità e quattro ministri della Difesa. Che nel 2019 si insedia, nomina un Governo di giovani tecnocrati dal forte tono anti-corruzione e alle prime difficoltà lo silura per nominare un primo ministro, Denis Shmyhal, un manager dell’oligarca Akhmetov, e così si libera della tutela dell’altro oligarca, e suo socio in affari, Ihor Kolomois’kyj.
“Al contrario di quanto si è detto e scritto, Zelens’kyj è un politico nato. Della gestione del potere e della sopravvivenza al vertice conosce tutti i trucchi”. L’Inganno dal successo della serie ‘Servo del popolo’ che lo ha portato al successo e alla presidenza. La favola del professore sempliciotto ma onesto che riesce a cambiare le cose, è stato in effetti un enorme successo in un Paese come l’Ucraina, tormentato dal malaffare e desideroso di respirare aria nuova. Ma Zelens’kyj aveva registrato un suo partito già nel 2016, cioè quasi tre anni prima del voto che lo avrebbe reso presidente. E il nome di questo partito viene cambiato in Servo del popolo già ai primi di dicembre del 2017.
Un libro di notizie e di fatti, per colmare un buco informativo su un personaggio oggi cruciale nella storia d’Europa. Ovviamente non mancano le considerazioni personali di Scaglione. Ma sempre regolate dai fatti, piacciano di più o di meno. E se uno ripercorre l’ascesa di Zelens’kyj, lo vede appoggiarsi prima agli oligarchi russi, poi agli oligarchi ucraini filorussi, poi al famoso pescecane Kolomojs’kyj. Sempre salendo, sempre conquistando posizioni, sempre cambiando cavallo al momento giusto. Cosa che fa, infine, con lo stesso Kolomojs’kyj, che aveva finanziato la sua società di produzione Kvartal 95, aveva appoggiato la sua corsa presidenziale (le Tv di Kolomojs’kyj arrivarono a trasmettere 7 ore al giorno di programmi di e con Zelens’kyj prima delle elezioni), ed era stato il primo a essere ricevuto da Zelens’kyj quando questi era appena diventato presidente.
Ma pochi mesi dopo, con il cambio di Governo, anche il troppo ingombrante Kolomoj’skyj viene “silurato” a favore di Akhmetov, che a sua volta sarà silurato a fine 2021. Ed è sorprendente vedere come Zelens’kyj riesca a destreggiarsi tra personaggi di questo calibro”.
“È un uomo piuttosto eccezionale, questo è certo. Ed è tante cose. Un ebreo che ha sposato una cristiana ortodossa, per esempio. Un milionario che, proprio mentre porta i capitali nei paradisi fiscali di mezzo mondo, inizia a scrivere ‘Servo del popolo’ e se la prende con i corrotti e gli evasori. È il politico che a fine 2021 ha un indice di gradimento bassissimo ma che poi non scappa al momento dell’invasione russa. Ma credo che l’aspetto fondamentale sia ancora un altro”, segnala Scaglione al collaboratore Aurelio De Santis.
Nato in territorio ucraino e cresciuto nella cultura russa. A dispetto di Maidan e del Donbass, lui gira il suo primo film (“Io, tu, lui, lei”) in ucraino con produttori ucraini solo nel 2018. E alla vigilia della campagna elettorale per le presidenziali del 2019, per evidenti ragioni, va a lezioni di ucraino da un noto linguista di Kiev. Zelens’kyj è uno che per ragioni pratiche e ideali a un certo punto ha deciso di amputare una sua metà e diventare solo e totalmente ucraino. E in questo rappresenta perfettamente il suo Paese”.