America della tifoseria presidenziale voto di corsa

Nel complesso e irrazionale sistema elettorale presidenziale Usa, a dieci giorni dalla data ufficiale del voto, in molti Stati si può già votare almeno per posta e parliamo di milioni di persone che lo stanno facendo, avverte il Los Angeles Times. Trump che ora sostiene il voto postale e che risale nei sondaggi, torna possibile vincente

Tra pandemia e vecchie fole di Trump

I voti anticipati, di persona o per posta, saranno meno rispetto a quattro anni fa, prevedono gli analisti, ma allora le elezioni si tennero durante la pandemia di covid, ma soggi sono in aumento rispetto alle elezioni del 2016. Forse la pandemia, e forse il fatto che Donald Trump, sembra aver cambiato idea sul voto anticipato. “Quattro anni fa sosteneva che potesse incentivare i brogli, una posizione che secondo alcuni analisti potrebbe aver contribuito alla sua sconfitta. Oggi invece di convincere i suoi sostenitori a votare prima del 5 novembre. E l’appello sembra funzionare, visto che in alcuni stati le persone registrate come elettori o elettrici repubblicani hanno votato in anticipo in numero maggiore rispetto ai democratici. Follia della democrazia Usa, in molti Stati, quando ci registra nelle liste elettorali bisogna dichiarare l’affiliazione a un partito.

Sondaggi, la debole politica americana

Secondo gli ultimi sondaggi fatti negli stati considerati decisivi, come Pennsylvania, Wisconsin e Michigan, Trump sta guadagnando terreno sulla vicepresidente Kamala Harris, candidata del Partito democratico. Per la prima volta da agosto, Donald Trump ha di nuovo superato Kamala Harris nel modello statistico messo a punto dall’Economist per cercare di prevedere il risultato delle elezioni del 5 novembre, scrive Giovanni De Mauro sul nuovo numero di Internazionale. E il candidato repubblicano avrebbe il 54 per cento di probabilità di ridiventare presidente. Anche se è ancora tutto incerto, “come quando tiriamo una monetina”, scrive l’Economist, oggi Trump sembra favorito e gli statunitensi potrebbero decidere di farlo tornare alla Casa Bianca.

Ma quanto dovremmo preoccuparci?

Il giornalista Adam Gopnik ha cercato di rispondere alla domanda sul New Yorker che ritroviamo su Internazionale, e per farlo ha analizzato l’attuale stagione politica del paese (e del mondo). Gli Stati Uniti saranno pure sull’orlo dell’abisso, dice “ma non c’è nulla che annunci l’avvicinarsi diun’apocalisse. Il paese non è in preda a rivolte, iperinflazione o impoverimento di massa”. La società è polarizzata, certo, ma la ‘linee dei frattura’ attraversano le distinzioni tradizionali tra destra e sinistra, tra giovani e anziani, tra classi sociali o livelli di scolarizzazione.

Sostegno e opposizione di Trump trasversale

Gopnik distingue tra quelli, come lui, che considerano Trump una minaccia senza precedenti per la democrazia, e quelli che minimizzano, convinti che sia un clown come periodicamente se ne vedono nella storia dei paesi democratici.

Il capo della Banda Bassotti

Se fossimo in un cartone animato, ripropone Giovanni De Mauro, Trump farebbe la parte del cattivo: prepotente, bugiardo, invidioso, scaltro, per certi versi ridicolo. Ma non siamo in un cartone animato, e Trump è reale e pericoloso.

Cosa Trump potrebbe combinare al mondo

Gopnik conclude con l’elenco di tutto quello che, nel suo paese e in giro per il mondo, potrebbe cambiare in peggio se Trump tornasse alla Casa Bianca. Forse le sue preoccupazioni sono esagerate. Sarebbe meglio non doverlo mai appurare.

 

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