Himalaya: India e Cina in vetta all’accordo sui confini

‘Linea di Controllo Effettivo’, confine di fatto lungo 3.488 km, sino a ieri occasione di tensioni e scontri armati dal 2020, con un’escalation che ha visto schierate decine di migliaia di truppe e armi pesanti da entrambe le parti. L’accordo tra India e Cina sul pattugliamento lungo la Linea di Controllo Effettivo, è un passo importante per la stabilizzazione dell’Himalaya, una regione cruciale dal punto di vista geopolitico e strategico.

Più in basso di Everest e K2 ‘scalate’ pericolose

«La natura remota e impervia del territorio rende l’area particolarmente difficile da controllare, ma di enorme importanza strategica per le due potenze asiatiche, sia dal punto di vista della sicurezza nazionale sia per il controllo delle risorse idriche e delle rotte commerciali regionali», spiega Giuseppe Gagliano. Parliamo di interessi contrapposti tra le due superpotenze asiatiche India e Cina. Ma cosa ‘avevano’ di tanto difficile da ‘scalare’ le due diplomazie?

Confini contesi di eredità coloniale britannica

La Crisi sino-indiana per i territori di confine è una disputa territoriale su diverse aree limitrofe, come l’Aksai Chin e l’Arunachal Pradesh, per oltre 120.000 km² nella regione del Kashmir. Tutto ha origine dal cosiddetto ‘Grande gioco’, quando Regno Unito e Impero russo si contendevano l’egemonia sull’Asia: il Tibet, infatti, aveva fatto ampie concessioni territoriali all’India britannica. La Cina, non riconosce la validità di tali cessioni e rivendica la sovranità su tutto il Tibet. Contemporaneamente all’indipendenza di India e Pakistan del 1947, scoppiò un conflitto per il controllo del Kashmir, finito con una ‘linea di controllo’ che divideva in due la regione.

L’oggi del dopo coloniale

Dal punto di vista indiano, l’accordo potrebbe permettere a Nuova Delhi di allentare la pressione militare lungo il confine, pur mantenendo il controllo sulle proprie posizioni strategiche nel Ladakh e altre sue aree critiche. Il coinvolgimento cinese è più orientato a consolidare la sua influenza nella regione, senza mai rinunciare all’Arunachal Pradesh, territorio che Pechino considera parte del Tibet.

Le due superpotenze emergenti

Dal punto di vista geopolitico, la situazione riflette la competizione per l’egemonia regionale tra le due potenze emergenti, reduci dal BRICS russo dei Kazan. L’India, con il suo allineamento strategico con gli Stati Uniti e i Paesi del Quad (Giappone, Australia e USA), un po’ ma non troppo, con la Cina come avversario strategico su spinta occidentale, non solo nel contesto del confine himalayano, ma anche nell’Oceano Indiano e nel Sud-Est asiatico. Pechino che rafforza la sua presenza nella regione attraverso l’espansione della ‘Nuova via della seta’ e il rafforzamento dei legami militari con il Pakistan, storico rivale dell’India.

Area altamente militarizzata

Questo accordo, non risolve le questioni più profonde riguardanti la rivalità strategica e la diffidenza reciproca tra i due Paesi ma è segnale politico di grande rilievo. Dal punto di vista strategico-militare, la crescita sostanziale dell’accordo dipenderà molto dal coordinamento sul campo tra le forze armate di entrambi i Paesi, un aspetto che potrebbe rivelarsi complesso data la lunga storia di sfiducia e di scontri violenti lungo la ‘Linea di Controllo Effettivo’

Himalaya scalata difficile

L’area rimane comunque altamente militarizzata, con la possibilità che piccole scaramucce che possono degenerare in scontri più ampi. Fondamentale l’evoluzione delle relazioni tra i due Paesi, nel crescente protagonismo della Cina nel contesto BRICS e delle sfide economiche e politiche che l’India si troverà ad affrontare nella necessità di mantenere una posizione ferma lungo i suoi confini settentrionali. Un avanzamento nel dialogo diplomatico, ma la competizione strategica tra India e Cina rimane irrisolta.

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