Vigilia di BRICS+ in Russia, l’allarme di FMI e Banca mondiale

“Se l’Occidente pensa di poter ignorare i Brics e preservare lo status quo, si sta impegnando in un pia illusione” scrive Anthony Rowley, uno dei più noti editorialisti di affari economici dell’Asia. La riunione annuale del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale a Washington in concomitanza con il vertice dei Brics in Russia non è una casualità.

Sud Globale contro Nord miope e ingiusto

E’ una sovrapposizione che definisce il livello dello scontro in atto tra le istanze di sviluppo economico del Sud Globale a guida Cina-Russia e lo status quo imposto dalla potenza degli Usa. Se per la ‘novità’ del vertice di Kazan tutti i riflettori si sono accesi, la riunione del Fmi resta avvolta dalle luci soffuse di un rassicurante salottino di una banca. Invece, mai come quest’anno, il rapporto annuale sull’economia mondiale (World Economic Outlook) redatto a Washington, sarà costretto a cercare i contrappesi e le ragioni per descrivere la crisi delle due istituzioni di Bretton Woods, di cui quest’anno ricorrono gli 80 anni dalla costituzione. Un periodo storico ormai lungo che ne fa un accordo di ‘altri tempi’, affidato a due istituzioni che avevano “l’obbiettivo di promuovere la cooperazione monetaria internazionale e la stabilizzazione dei cambi ( Fmi) e sostenere lo sviluppo e la lotta alla povertà nel mondo (Banca Mondiale)”.

Truppo tempo trascorso e perduto

Questo ottantesimo non sarà per Washington un anniversario come gli altri e il vertice in Russia è lì per ribadirlo. Il Fondo Monetario Internazionale dovrà spiegare in che modo i mercati finanziari vanno a gonfie vele mentre le economie reali sono in bilico tra la dimensione globale che li ha portati sino a questi risultati e la dimensione multi-polare verso cui si dirigono. Come è possibile che gli indici delle Borse salgano sempre più in alto mentre le economie mondiali ondeggiano paurosamente sopra un mare di debito pubblico e sferzati dai venti della geopolitica? I cosiddetti ‘fondamentali’ delle economie saranno sufficienti a resistere all’eplosione di un bolla che oggi contiene valori speculativi che ignorano i rischi per l’occupazione e per le consguenze sociali ?

Banca Mondiale e i poveri sempre più poveri

L’altra istituzione di Bretton Woods, la Banca Mondiale, invece, dovrà spiegare come mai i 26 Paesi più poveri del mondo, quelli cioè con un reddito annuo pro-capite medio inferiore ai 1.145 dollari sono più poveri adesso di quanto non lo fossero prima del Covid. Perché i prestiti di Fmi e Banca Mondiale accompagnati dai famosi ‘ Piani di aggiustamento strutturale’, composti da tagli alla spesa pubblica che non hanno mai colpito le reali inefficienze dei tanti malgoverni locali, hanno mandato fuori controllo il debito di tanti Stati , finendo per penalizzare ulteriormente le fasce più vulnerabili della popolazione.

Antico colonialismo con altro nome

La storia ci viene in aiuto per comprendere meglio questi fallimenti: nel 1944 c’era un mondo da spartire tra gli interessi degli Stati Uniti e i suoi alleati nella seconda guerra mondiale, potenze coloniali in fase di ridefinizione dello sfruttamento economico dell’ex Terzo Mondo, denominato allora Paesi in Via di Sviluppo. Come è andata è sotto gli occhi di tutti. Il risentimento delle società di tanti paesi nei confronti del Fmi e della Banca Mondiale ha dato luogo a movimenti e scuole di pensiero dall’Africa all’America Latina.
Perciò, da oltre un decennio, Cina e Russia hanno avuto buon gioco nel aumentare la propria influenza su quei paesi impantanati nel debito e nelle carenze infrastrutturali lungo ‘ la via di sviluppo’. Da lì è nato il Global South che oggi vede nella crescente potenza economica dei Brics+ un’occasione di rilancio e di emancipazione dal giogo debitorio del Fmi e della Banca Mondiale.

Fondo Monerario e Banca Mondiale dai molti peccati

In economia è il valore dei numeri a determinare i risultati, ovvero successi e fallimenti. La storia del Fmi e della Banca Mondiale ci restituisce un mondo pieno di debiti con ancora troppi paesi alle prese con la povertà. Dal canto loro i Brics si presentano come il nuovo che avanza, speranza di sviluppo del Sud globale per colmare il divario con un Nord miope e ingiusto. Noi sappiamo però che oltre la retorica del nuovo contro il vecchio, ciò che conta per mettere in equilibrio l’economia globale è ancora lungi a venire e sospeso nell’incertezza.

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