La presidente filo-occidentale ed europeista Maia Sandu cerca un secondo mandato, ma non ottiene la valanga di voti che si aspettava per passare al primo turno: si ferma attorno al 38% dei voti, contro il 28% del principale rivale, il socialista Alexandr Stoianoglo, che la costringe al ballottaggio fra due settimane, il 3 novembre.
Al referendum consultivo che chiedeva di inserire in Costituzione il percorso di adesione all’Unione Europea, i risultati sono rovesciati rispetto alle aspettative della presidente: con i risultati ormai quasi definitivi, il sì e il no sono separati da una manciata di voti – il 50% contro il 50%, lo specchio delle divisioni del Paese. Sarà necessario dunque aspettare la certificazione dell’ultima scheda, con il seguito non improbabile di ricorsi e riconteggi.
Le relazioni fra Moldova (nome del Paese in versione europea) e Russia si sono inasprite soprattutto dopo che la Moldavia (nome storico di appartenenza russo-sovietica) ha chiesto di aderire all’UE, sulla scia della guerra in Ucraina. Chisinau a giugno 2022 ha ottenuto lo status di candidato insieme all’Ucraina. Il voto di riporta alla luce la spaccatura fra le due politiche e i due nomi, Moldova e Moldavia: di qua la popolazione di lingua rumena, chi vive in città, la diaspora all’estero – di là i russofoni, chi vive nelle campagne, i nostalgici e i più anziani.
Sandu, leader del Partito d’Azione e Solidarietà (PAS), è il riferimento di chi è schierato su posizioni liberali e filo-europe. Sandu punta alla rielezione sostenuta dal Partito Popolare Europeo, il PPE, e in maniera abbastanza diretta dalla presidente Ursula von der Leyen. Alexandr Stoianoglo, esponente del Partito dei Socialisti della Repubblica di Moldova (PSRM), e Renato Usatîi, presidente di “Nostro Partito”. Stoianoglo, ‘populista di sinistra’, si oppone fermamente all’integrazione europea, promuovendo invece un rafforzamento dei legami con la Russia’ Difficilmente Sandu potrà raggiungere il 50% e così si prospetta un secondo turno, previsto per il 27 ottobre, che potrebbe rivelarsi un duello serrato tra Sandu e Stoianoglo.
La Moldavia, geograficamente accanto all’Ucraina e con una regione filorussa – la Transnistria – de facto autonoma, ha problemi dio equilibri strategici e di sicurezza oggettivi. Ma la Moldavia ha confinante anche la Romania, paese NATO, forte base militare dell’Alleanza atlantica. Contraria all’integrazione della Moldavia nell’Unione Europe e nella Nato, ovviamente la Russia.
La Moldavia, secondo la sua Costituzione, è ufficialmente neutrale e la maggior parte dei moldavi è contraria all’adesione al Patto Atlantico che rischierebbe di incendiare ancora di più la politica di sicurezza del Paese. Pesa il conflitto irrisolto nella Transnistria, una regione separatista sostenuta da Mosca. Sebbene non ci siano state vittime dal cessate il fuoco del 1992, i trasnistri vogliono mantenere uno status particolare che gli consente di commerciare sia con la Russia sia con l’Europa. Europa decisamente schiarata. Proprio la scorsa settimana, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato un pacchetto di aiuti di 1,8 miliardi di euro ‘per sostenere gli investimenti moldavi’.
Dalla caduta dell’Unione Sovietica, circa un quarto dei moldavi ha scelto di costruirsi una nuova vita all’estero, anche se non si conosce la cifra esatta, scrive The Economist e riferisce su InsideOver. Due decenni fa, precisa Palo Mossetti, circa la metà degli emigranti si dirigeva verso la Russia, ora il flusso migratorio è quasi tutto orientato verso Ovest.
In questo bivio geopolitico segnato dagli opposti nazionalismi, dalle pressioni multiple, c’è l’ombra del vicino ucraino a ricordare alla Moldavia che sia strappi filorussi sia strappi filoeuropei troppo bruschi possono costare cari, come in tutto il resto del mondo post-sovietico.