I giudici italiani che hanno bocciato l’esibizione migranti italiana in Albania, hanno basato la loro decisione sulla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha invalidato la procedura accelerata per i migranti trasferiti in Albania se non provenienti da Paesi sicuri. Nonostante l’avvertimento della sentenza europea, il Governo è andato avanti con un progetto di grande richiamo mediatico. Ora quei 16 migranti torneranno in Italia.
È probabile che il prossimo futuro del progetto Albania sarà segnato da un aspro confronto legale: a soli cinque giorni dal lancio dell’iniziativa meloniana, il bilancio è di oltre 2.000 migranti sbarcati in Italia e nessuno portato nei nuovi centri. Non mollo bene per la premier e soprattutto per il molto contestato ‘ministro tecnico’ agli interni. È difficile che a breve le cose possano funzionare come previsto, e così il Governo insiste contro i giudici, accusati di impedire alla politica di fare il suo corso. Di legalità non si parla.
Secondo l’accordo tra il Governo italiano e quello albanese, ogni mese alcuni richiedenti asilo dovrebbero essere trasferiti in Albania, ospitati in strutture costruite e finanziate interamente dal Governo italiano, con una successione di investimenti da molte centinaia di milioni. Secondo diversi analisti il sistema rischia di essere inutilmente costoso: i flussi migratori verso l’Italia spesso sono caratterizzati da viaggi lunghi e pericolosi, e i meccanismi di filtro e rimpatrio sono notoriamente macchinosi.
Partita la nave che riporterà a Bari i 12 naufraghi del centro di Shengji. Lontano dagli annunci della premier Giorgia Meloni su presunte “soluzioni innovative”, e dallo scontro feroce, frontale, fra governo e magistrature- riferiscono i grandi quotidiani, il trasferimento dei dodici naufraghi intercettati al largo di Lampedusa e trascinati in Albania è stata cosa rapida, discreta. Quasi nascosta. Ma governo, però, non arretra: è già in programma un nuovo trasferimento di naufraghi verso l’Albania: partenza mercoledì o giovedì, molto dipenderà dalle condizioni meteo. E del rispetto del diritto internazionaIe e non dei magistrati ‘cattivi’
In Albania, il molo rimane deserto, come l’hotspot di Shengjin e il centro di trattenimento di Gjader, costose opere ancora incompiute. Deserti di migranti. La prima valutazione sui loro diritti d’asilo, un primo esame delle condizioni dei migranti e della loro provenienza. dovrebbe iniziare a bordo delle navi. Seconda tappa, la nave ‘Libra’ della Marina Militare, che naviga a Sud di Lampedusa, vicina alle coste di Tunisia e Libia, da dove partono la maggior parte dei barconi diretti verso l’Italia. Lì il più approfondito esame per selezionare quelli che saranno trasferiti in Albania.
Secondo il protocollo, donne, bambini, famiglie e persone considerate vulnerabili verranno portate in Italia, nei centri di accoglienza. Mentre gli uomini adulti provenienti da Paesi considerati ‘sicuri’ saranno trasferiti in Albania. Al centro delle controversie attuali, proprio la classificazione di “paese sicuro”. Molti dei Paesi inclusi in questa lista, lista italiana in particolare, non hanno regimi democratici né rispettano pienamente i diritti umani. Spesso neppure lontanamente.
La Corte di Giustizia Ue richiamata dai giudici di Roma ha stabilito alcuni principi. Intanto il diritto dell’Unione non consente attualmente agli Stati membri di designare come Paese sicuro “solo una parte del territorio del Paese terzo interessato”. “I criteri per designare un Paese terzo come di origine sicura devono, infatti, essere rispettati in tutto il suo territorio”.Egitto e Bangladesh Paesi sicuri come avrebbe voluto l’Italia che voleva i suoi richiedenti asilo in Albania?
Il decreto interministeriale italiano che indica i Paesi che sono considerati al momento sicuri: Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Senegal, Serbia, Tunisia e Ucraina.
Importante ricordare che il ‘protocollo Albania’ si dovrebbe applicare solo ai migranti soccorsi dalle autorità italiane nel Mediterraneo centrale, escludendo quelli salvati da navi delle ONG, probabilmente per evitare conflitti con gli stati di bandiera delle navi coinvolte. Va anche detto che il progetto Albania segnala una più generale tendenza dell’Europa a destra sull’immigrazione.
L’obiettivo di fondo, fa capire Von Der Leyen, è quello di imporre all’Europa hub di rimpatrio per i migranti irregolari. Come sta stentando di fare l’Italia. Se la premier italiana ha puntato all’Albania, la democraticissima Olanda sta studiando una soluzione analoga in Uganda e la Danimarca dai socialdemocratici nel Kosovo. Di fatto l’intera Ue – chi più, chi meno – sta scegliendo un referente più povero per scaricarvi chi non vuole a casa.