America-Iran: nella storia le ragioni dell’essere nemici

Israele sta per attaccare l’Iran, con il mondo appeso sul quanta altra guerra potrà determinare, e su quanta America a fargli da spalla in una successione di contrasti violenti che superano addirittura la nascita dello Stato Ebraico. Attacco di Israele con armi in gran parte americane e litigi politici sul cosa distruggere anche per convenienza elettorale Usa. Contro l’Iran, quasi più America che Israele, e prima, peggio ancora, l’Impero britannico.

America-Iran visti da lontano

Religione, sistema sociale, politica, commercio, modo di vedere la vita: sono tanti gli elementi che stanno alla base del complicato rapporto tra l’Iran e l’Occidente. E, in particolare, nell’ultimo mezzo secolo, della sua crescente inimicizia con gli Stati Uniti. Ma, forse, la chiave interpretativa, che mette tutti d’accordo, è uno sguardo alla storia dell’ultimo secolo. Ed esistono dei passaggi chiave capaci di spiegare molte cose. Soprattutto, nello sviluppo delle relazioni internazionali di questo periodo, ritroviamo fatti e circostanze che ancora oggi influenzano i fragili equilibri geopolitici del Terzo millennio.

Colonialismo anglo-russo con lo Zar

Dalla scoperta del petrolio, nei primi anni del ‘900. Da allora l’Iran paga il fatto di essere stato preda privilegiata, a mezzadria, del colonialismo anglo-russo. La sfida diplomatica tra Londra e lo Zar passò alla storia, addirittura, come il “Grande gioco”. I britannici occuparono il Paese durante la Prima guerra mondiale, ma senza però riuscire a fargli fare la fine delle altre colonie in Medio Oriente, cioè a trasformarlo in un “protettorato”. Ovviamente, sempre pensando a prendersi il greggio persiano. Intanto, un generale della brigata cosacca (che aveva combattuto con i russi) organizzò un colpo di Stato.

Un primo Reza si proclama Scià

Reza Khan dopo alcuni anni si fece proclamare Scià e regnò fino al 1941. Modernizzò il Paese, costruì infrastrutture, apri università, ma si mise contro il clero sciita. Ripetendo, né più e né meno, tutto quello che aveva fatto Kemal Ataturk per laicizzare la sunnita Turchia. Arrivò persino a imporre sanzioni, alle donne che indossavano il vero islamico. Il contrario di quello che succede oggi. Il problema più grosso, per Reza Khan, era tenere a bada gli inglesi, che volevano allargare le loro concessioni petrolifere a spese del popolo iraniano. Il contratto alla Anglo-Persian Oil Company, venne faticosamente rinnovato nel 1933, ma ridotto a sole 100 mila miglia quadrate. E gli inglesi cominciarono a fargliela pagare. Reza Khan, allora, cominciò a stringere i rapporti con la Germania nazista. Risultato: nel 1941, Gran Bretagna e Unione Sovietica, invasero l’Iran e si spartirono il Paese. Facendo la stessa invasione “preventiva” che Hitler aveva riservato ad altre nazioni.

Londra-Mosca per il petrolio di guerra

Churchill si giustificò dicendo “che serviva per portare i rifornimenti a Mosca”. Altri parlarono del timore che Teheran si schierasse dal lato di Berlino, anche se aveva proclamato la sua neutralità. Il nuovo Scià, Mohammed Reza Pahlavi (il padre Khan aveva abdicato) si rivolse al Presidente americano Roosevelt, per avere giustizia, ma quest’ultimo si girò dall’altra parte. Perché anche gli americani inviarono le loro truppe a occupare l’Iran e, “consigliarono” al nuovo Scià, di cambiare subito schieramento. Cosa che fece, dichiarando guerra alla Germania. La Seconda guerra mondiale sarà l’evento che sposterà le cicatrici colonialistiche persiane, da un angolo dell’Occidente all’altro.

Da Londra a Washington con Cia e Mossadeq

L’Iran è, geopoliticamente parlando, un “piccolo gigante”, per la sua posizione e per le risorse energetiche che possiede, ciclicamente al centro di crisi che lo coinvolgtono in un gioco più grande di lui. Nei primi anni ’50 è tornata prepotentemente alla ribalta la questione dello sfruttamento dei giacimenti petroliferi. Un nuovo premier, Muhammad Mossadeq, decide la nazionalizzazione di petrolio e impianti. Un colpo alla Anglo-Iranian Oil Company, che ha il sostegno di tutto un popolo con un forte senso di appartenenza. Ma a livello iunternazionale, con Eisenhower alla Presidenza statunitense, il clima politico è cambiato. Spifferri di guerra fredda e rapporto di forza Impero Britannico-Stati Uniti rovesciato. E per evitare (dicono a Washington) che a Teheran arrivino i russi, la Cia ha organizzato un bel colpo di Stato, sbarazzandosi di Mossadeq.

Operazione Aiax, nella memoria iraniana

“Operazione Ajax” a nobilitare l’assassinio Cia, e quel nome e quella ferita l’insegnano a tutti gli studenti delle scuole iraniane. Perché, non è possibile che nella Persia che fu dei grandi Ciro e Dario, abbiano sempre e comunque torto loro. L’ingombrante presenza americana, che ha sostituito l’imperialismo britannico, è come un marchio a fuoco sulle carni di ogni iraniano. La “modernizzazione” del sistema-paese, qualche volta imposta dall’alto, a tappe forzate, è entrata in rotta di collisione con la religione, mettendo su fronti contrapposti lo Scià e il clero degli ayatollah. Il leader sciita, Ruollah Khomeini, è dovuto emigrare a Parigi, mentre in patria Reza Pahlavi veniva armato fino ai denti dagli americani e un’ondata di consumismo “all’occidentale” attraversava il Paese. Ma, alle prime difficoltà sociali, il popolo sapeva già con chi prendersela.

Indietro le lancette della storia

Così, la caduta verticale del regime, le sue difficoltà economiche, La corsa a una “occidentalizzazione” drammaticamente forzata e le difficoltà economiche hanno provocato la caduta verticale del regime, riportando indietro le lancette della storia. Khomeini è tornato trionfalmente dall’esilio e si è impossessato di un potere assoluto. Per molti iraniani, almeno all’inizio, è stato il momento lungamente atteso per vendicarsi dei vecchi colonizzatori. Quando gli Usa hanno accolto il vecchio Scià, stanco e malato, è scattata una reazione popolare. Ancora una volta era come se Washington si ingerisse negli affari interni del Paese. E la rabbia è esplosa con l’incredibile assalto all’ambasciata americana, col sequestro di decine di cittadini statunitensi.

Una ferita americana ancora aperta

Per quella drammatica vicenda, l’allora presidente Usa Jimmy Carter non fu rieletto e andò alla Casa Bianca Ronald Reagan, con conseguenza decisive per mondo in cui ci troviamo oggi. Ancora sui conti storici aperti tra Stati Uniti e Iran -per non azzardare un inadeguato trattato di storia-, solo la memoria della sanguinosa guerra Iran-Irak, dal settembre 1980 all’agosto 1988. Un massacro con milioni di morti dalle due parti. Con America e blocco occidentale dalla parte di Saddam -allora bravo-, contro l’Iran che aveva cacciato lo Scia amico di Washington. Come non troppi anni dopo sia finito Saddam Hussein e per mano di chi, lo sappiamo tutti. Ma come detto prima non siano storici e ci limitiamo a proporvi un po’ di geopolitica per districarci in una paurosa e oscura attualità.

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