Se anche le due Corea iniziassero a farsi un po’ di guerra

Volantini anti Kim lanciati a Nord da droni, e palloni aerostatici carichi per ora di spazzatura sul Sud. Una escalation di tensioni un po’ caricaturali da quando la Corea del Nord ha denunciato la ripetuta violazione dello spazio aereo nazionale da parte di un drone, attribuito alla Corea del Sud, che avrebbe sganciato volantini di propaganda nel cielo della capitale Pyongyang. Con la risposta a colpi si spazzatura che poteva anche essere esplosivo, offesa simbolo a sua volta minacciosa.

Colpi di artiglieria… E Pechino si preoccupa

Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha convocato i massimi funzionari della sicurezza nazionale per discutere di quella che Pyongyang sostiene essere una “seria provocazione del nemico e dei piani di azione militare per reagire”. E Pyongyang si riserva il diritto di rispondere alla propaganda con la forza se tali voli non si interromperanno subito. Bombe contro volantini, e intanto ha mobilitato unità del suo esercito lungo la DMZ, la zona smilitarizzata che rappresenta il confine tra le due coree. L’esercito nordcoreano ha affermato domenica di aver ordinato alle unità di artiglieria in prima linea di essere completamente pronte ad aprire il fuoco, e a quanto sembra da fonti di intelligence, sarebbero 8 le brigate di artiglieria spostate verso il confine e messe in allerta.

La sorella del leader, e tutti esagerati

Kim Yo-jong, sorella del leader del Nord, ha rilasciato una serie di dichiarazioni molto accese accusando la Corea del Sud di aver fatto volare dei droni su Pyongyang, senza però fornire prove in più rispetto a un filmato diffuso dalla televisione nazionale che mostrerebbe il drone mentre sgancia i volantini, segnala Paolo Mauri su Inside Over. In risposta alle minacce della Corea del Nord, il Ministero della Difesa di Seul ha avvertito che il Nord affronterà “la fine del suo regime” se causerà danni al popolo sudcoreano.

Prima delle bombe, la spazzatura

La prima reazione nordcoreana è stata il lancio di circa 40 palloni aerostatici con un carico di spazzatura verso il Sud, in una mossa già vista altre 28 volte da maggio di quest’anno, quando Pyongyag ha cominciato a inviarli verso la capitale sudcoreana. Questi palloni –provocazione per ora simbolica-,  sono dotati di segnalatore di posizione satellitare, e pertanto il loro invio potrebbe non essere solo un atto dimostrativo ma avere delle finalità di tipo militare, come ad esempio testare quanto riescono a penetrare nello spazio aereo sudcoreano restando inosservati in previsione di un’azione futura in cui, al posto del carico di spazzatura, potrebbero trasportare un qualche tipo di ordigno o di agente chimico/biologico.

Dalla spazzatura alle ‘bombe vere ma simboliche’

La Corea del Nord, nelle ultime ore, ha anche fatto esplodere le parti a Nord del confine delle strade Gyeongui e Donghae che collegano le due coree: un gesto a sua volta più simbolico che pratico che rappresenta la distruzione del palazzo delle relazioni intercoreane di Kaesong avvenuta nel 2020.

Controffensiva a tutto volume

In risposta ai lanci di palloni, l’esercito del Sud ha iniziato a diffondere  trasmissioni di propaganda anti-Corea del Nord attraverso gli altoparlanti lungo il confine, mentre per reagire all’ultima provocazione nordcoreana ha ordinato alle unità presenti lungo il confine di sparare alcuni colpi a ridosso della linea di demarcazione.

Nord e Sud sulla scia della guerra occidentale e Mosca

Le relazioni tra il Nord e il Sud sono ulteriormente peggiorate da quando Pyongyang ha stretto i suoi legami con Mosca: la Corea del Nord sta rifornendo la Russia di munizioni di artiglieria e di missili balistici a corto raggio, sebbene di qualità relativa. Recentemente le due nazioni hanno stretto anche un patto strategico che implica il mutuo supporto militare in caso di aggressione, ma attualmente non se ne conoscono ancora i dettagli, e di portata geopolitica certamente relativa.

Contropartita russa a Kim

La contropartita russa al sostegno nordcoreano per lo sforzo bellico in Ucraina potrebbe riguardare la cessione di tecnologia per il programma nucleare di Pyongyang e per quello missilistico, sebbene siano solo deduzioni date dall’aumento dell’ostilità della Corea del Nord verso il Sud degli ultimi mesi, col leader Kim Yong-un che senza mezzi termini ha minacciato di utilizzare ordigni atomici qualora il Nord venisse attaccato.

Forse poblemi di consenso interno

C’è chi sostiene che questa escalation dei toni e delle azioni aggressive nordcoreane sia dovuta alla ricerca di maggiore consenso interno, che spiegherebbe anche la decisione di aver mostrato pubblicamente le immagini del presunto drone sudcoreano alla televisione di Stato, ma bisogna considerare che l’aiuto russo ha riguardato principalmente sostentamento alimentare, allontanando almeno un po’ lo spettro del malcontento per la cronica carenza di riserve di cibo che, negli anni Novanta, -riporta Inside Over-, sarebbe sfociata in una carestia che ha determinato tra i 600mila e il milione di morti. Mentre recenti gravi inondazioni, avrebbero portato Pyongyang a ordinare l’esecuzione di funzionari governativi locali.

Las Cina contro la crisi tra le due Corea

La Repubblica Popolare Cinese ha reso noto che “le tensioni nella penisola non sono utili agli interessi comuni di tutte le parti e la priorità è quella di evitare un’ulteriore escalation del confronto” attraverso le parole della portavoce del Ministero degli Esteri, Mao Ning. La posizione di Pechino è “del mantenimento della pace e della stabilità nella penisola e della promozione di una soluzione politica alla questione”, ha affermato Mao. “Speriamo anche che tutte le parti facciano sforzi congiunti per raggiungere questo obiettivo”, ha aggiunto, assicurando che Pechino sta “prestando attenzione allo sviluppo della situazione della penisola”.

Taiwan prima di una qualsiasi Corea

Del resto il gigante asiatico, alle prese con la questione taiwanese –l’analisi di Paolo Mauri-, non desidera che il suo scomodo vicino di casa smuova ulteriormente le acque provocando, magari, una reazione statunitense che potrebbe palesarsi con una maggiore presenza militare nella regione, ma a oggi Washington brilla per la sua assenza dal punto di vista della gestione della crisi nordcoreana.

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