Iran-Italia, antichi legami contro la geopolitica decisa altrove

Nell’aggiornamento del World Economic Outlook presentato lo scorso 30 gennaio, il Fondo Monetario Internazionale ha certificato che l’economia dell’Iran è cresciuta del + 5,4% nel 2023, ben al di sopra delle stima del +3,7% del 2022. Il Fmi ha inoltre rivisto al rialzo le previsioni sulla crescita del Pil iraniano per il 2024, che passano dal 2,5% al 3,8%. Cifre e numeri che potrebbero cambiare radicalmente nelle prossime ore.

Iran-Europa-Italia oltre l’astio storico americano

La storia delle relazioni commerciali dell’Iran con l’Europa ha visto come protagonisti Italia e Germania che si sono avvicendati nel primato di  partner commerciale del paese asiatico. Tra il 2013 e il 2017 l’Italia ha importato petrolio ed esportato soprattutto macchinari.  I volumi degli scambi commerciali con l’Iran sotto i colpi delle sanzioni Usa sono passati da 5,1 miliardi di euro nel 2017, a 4,6 miliardi nel 2018. Poi 976 milioni nel 2019, fino ad arrivare a 489 milioni nel periodo gennaio-settembre del 2022.

Precipizio degli scambi iniziato con le sanzioni imposte da Trump dopo la rottura unilaterale dell’accordo sul nucleare, e in seguito con quelle della Unione Europea a trascinamento, per il mancato rispetto dei diritti umani con la repressione politica culminata con l’uccisione della giovane Mahsa Amini.

Iran con i Brics+ verso il sud del mondo

Da allora, l’accellerazione dell’Iran in direzione delle economie del Global South è stata rapida. Il grande progetto strategico rappresentato dai Brics+, a cui l’Iran ha aderito l’1 gennaio 2024, ha offerto una prospettiva di rilancio economico, ancorchè politico. Oggi, le relazioni commerciali con l’Italia si sono ridotte a una simbolica sopravvivenza della Camera di Commercio italo-iraniana. Una porta aperta sul baratro in cui rischiano di sprofondare i rapporti economici con la repubblica degli ayatollah.

Un mercato di 89 milioni di abitanti

L’Iran è un mercato di 89 milioni di abitanti affamato di prodotti industriali nei settori della componentistica, dei macchinari, ma anche della chimica e della farmaceutica. Un potenziale economico scomparso dall’orizzonte strategico delle industrie europee,  italiani e tedeschi in testa. Tutti alla finestra per vedere cosa uscirà dall’imminente vertice dei Brics+, il prossimo 24 ottobre in Russia. A partire dai sistemi di pagamento che in Iran, negli ultimi anni, hanno rappresentato l’ostacolo principale al commercio con l’Europa. Quasi impossibile trovare banche in Iran in grado di confermare una lettera di credito dall’Italia. Gli importatori iraniani, come in tutto il mondo, recalcitranti nel pagare le merci in anticipo, prima della spedizione.

Poco commercio, e di piccole dimensioni

Ciò che rimane degli affari tra Italia e Iran è una limitata attività da parte di imprese esportatrici di piccole e medie dimensioni. Il primo semestre del 2024 segna un volume d’affari di circa 264 milioni di euro. Vendere in Iran è rischioso e assai complicato, a causa  delle infinite procedure doganali collegate al divieto della Ue di esportazione di una lunga serie di beni e tecnologie.

Un rischio per le imprese esportatrici giustificato solo dagli ampi margini di guadagno che offrono le aziende iraniane, disposte a pagare prezzi altissimi ed effettuare pagamenti anticipati. Operazioni ormai ininfluenti sulle dimensioni degli scambi, che l’Iran ha spostato sull’asse Cina-Russia.

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