Volodymyr Zelensky torna in Italia in un momento cruciale della guerra. Ancora a proporre ai partner europei il ‘piano della vittoria’ dopo l’accoglienza scettica di Washington, il leader ucraino cerca la sponda di Roma, Parigi, Berlino e Londra altrettanto dubbiose, se non di più, per la sua visione sulla fine del conflitto. “Entro novembre – ha promette a Dubrovnik ai leader dei Balcani – pronto il documento per una giusta fine della guerra”. Cosa cedere in cambio di cosa garantito da chi? Perché sul piano militare, come Biden sapeva del Pentagono, insistere nella guerra, per Kiev anche super armata, la sconfitta rischia di diventare catastrofe.
Il vertice di Ramstein programmato per sabato, è saltato all’ultimo minuto per il forfait del presidente americano, alle prese con l’uragano Milton. Ma Zelensky che sembra un marziano caduto per sbaglio sulla terra e insiste. “La situazione sul campo di battaglia crea un’opportunità per un’azione decisiva per porre fine alla guerra non più tardi del 2025”, dichiara, mentre assieme chiede. “Contiamo sulla leadership del presidente Biden e sui passi forti e saggi di Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia per portare sicurezza e pace in Europa”. E al cronista sembra di essere finito in un vecchio film di fantascienza, con tanti missili già visti.
Nelle varie capitali dopo Roma Zelensky insisterà anche sulla necessità di usare le armi occidentali per attaccare in profondità in Russia. Tra i missili capaci di una tale gittata anche gli Storm Shadow/Scalp, che sarebbero stati forniti dall’Italia nel ‘segretato di Stato’, ma col divieto del governo di spararli oltre la Crimea. Senza Ramstein e senza la copertura Usa, lo scetticismo sulla percorribilità concreta della ‘roadmap’ inventata da Kiev diventa esplicito. Uno scetticismo che potrebbe aver fatto breccia persino nelle posizioni della presidenza ucraina, annotano i politici meno ipocriti pur senza dirlo apertamente. Funzionari vicini alla Nato hanno riferito a Bloomberg che Zelensky potrebbe essere pronto ad adottare un approccio “più flessibile” nei modi per porre fine alla guerra. Come rispetto ai nodi chiave?
“Funzionari ucraini pronti a riconoscere che una fine del conflitto dovrebbe entrare in gioco anche la questione territori”, scrive Bloomberg. Tregua nel conflitto, tutti fermi dove sono arrivati. “Nessuno ha parlato di concessioni esplicite”. Ognuno dove è arrivato a l’altro senza che l’altro debba accettarlo. Cessione di fatto, trattanto e concedendo apertamente sulla Crimea oggettivamente russa. Come i confini tra le due Coree, su cui continueranno a litigare i nipotini di Putin e Zelenshy con la Nato insediata a Kiev ma senza missili puntati su Mosca, garante per Kiev, la cui difficile ricostruzione finisce sulle spalle dell’obbediente Unione europea bankomat a parword Usa.
«Come, nel giro di sei mesi, l’esercito russo è avanzato di 30 km da Avdiivka verso una delle città più grandi e strategiche dell’Oblast di Donetsk, che fino a poco tempo fa era molto lontana dal conflitto: Pokrovsk. Il ruolo ha avuto l’offensiva ucraina di Kursk». Propaganda Mosca che la ‘grande stampa’ giustamente ignora? Articolo di ‘Ukainska Pravda’, prestigioso organo di informazione di Kiev che ‘stranamente’ questa volta sfugge al ‘copia incolla‘ di regola occidentale e di casa. Compresi alcuni precedenti sussurri di Zelensky sulla fine del conflitto, Nato e cessione territori. Per fortuna c’è Olha Kyrylenko che è cronista attento e coraggioso e che denuncia queste cose da fine settembre.
Il fronte di Pokrovsk non è crollato da un giorno all’altro. Dal 15 febbraio 2024, quando si sono ritirati da Avdiivka , le forze di difesa ucraine si sono ritirate verso Pokrovsk, a volte più velocemente, quasi ogni settimana. A fine luglio, le forze ucraine sono finite in un accerchiamento. Allora, accuse al colonnello Usanov, per un ritardato ordine di ritirata. Interferenze politiche, ma paga il militare nonostante un appello dei suoi soldati ( video è stato poi cancellato dal sito web della brigata). Negli ultimi sei mesi, l’esercito russo ha creato, sviluppato e tenuto un enorme saliente, lungo 30 km e largo 20 km, tra Avdiivka e Pokrovsk. Che i soldati, tra loro, chiamano scherzosamente queste sporgenze “pisiuns” (peni).
La superiorità della Russia in termini di personale, artiglieria e bombe aeree guidate che è la ragione principale per cui i russi sono avanzati sul fronte di Pokrovsk. Una posizione tenuta da quattro soldati ucraini può essere attaccata da un massimo di 80 russi al giorno, afferma Serhii Filimonov, comandante del 108° Battaglione separato Da Vinci Wolves della 59a Brigata. Voci ucraine, come vedete. Le munizioni per fermare la fanteria russa si sono esaurite durante le battaglie vicino ad Avdiivka nel marzo 2024. Alcuni tipi di armi sono rimasti senza munizioni per un mese. I droni FPV forniti dai volontari stanno dando una mano (https://www.remocontro.it/2024/10/09/quei-piccoli-assassini-volanti-da-tre-soldi-che-hanno-cambiato-la-guerra/).
“Il primo problema sul fronte di Pokrovsk è il numero di personale, il secondo è il loro livello di addestramento e il terzo sono le competenze del comando dell’unità”. Esempio, “la 110a Brigata meccanizzata fu chiamata a fermare l’avanzata russa a Ocheretyne appena due mesi dopo il suo ritiro da Avdiivka, dove era stata sulla difensiva per quasi due anni”. A luglio 2024, la fanteria del 110° era composta da meno del 40% di personale. La brigata è ancora al fronte. “La spina dorsale delle brigate è andata perduta durante le battaglie vicino ad Avdiivka, e i rifornimenti che sono arrivati in seguito hanno lasciato molto a desiderare “, afferma una fonte del 68°, spiegando la carenza di personale motivato. “La mobilitazione è fallita. Siamo onesti: ogni rifornimento successivo era meno motivato e addestrato. Quindi non sono riusciti a mantenere la difesa in modo affidabile. E la nuova legge sulla mobilitazione ha dimostrato di non essere un’ancora di salvezza.
Quando l’Ukrainska Pravda chiede ai militari informazioni sulle fortificazioni: “Qui è stato scavato un bel po’ di tutto! Bunker e linee di trincea collegate effettivamente costruiti ma molte di loro non adatte a una difesa seria. Sono spesso scavate in mezzo ai campi, visibili al nemico e difficili da raggiungere per il personale, le munizioni e i rifornimenti delle forze di difesa”. E quando la parlamentare ucraina Mariana Bezuhla pubblica foto di trincee vuote e chiede perché nessuno le difendesse, so esattamente perché. “Perché è stupido sedersi in una buca in mezzo a un campo spoglio. Prima o poi un drone FPV ti volerà dritto in faccia”, dice Vitalii a Ukrainska Pravda con rabbia.
Il 6 agosto l’operazione offensiva nell’oblast’ di Kursk divenne l’esatto opposto del fronte di Pokrovsk. Ogni richiesta allo Stato Maggiore sulla rapida avanzata dei russi verso Pokrovsk, era accompagnata da una frecciatina alle notizie vittoriose provenienti dall’Oblast di Kursk. Tutte le migliori forze nelle città russe quando non era in grado di difendere le proprie. Le unità dirette a Kursk avrebbero salvato Pokrovsk? Le potenti Brigate d’assalto aeree, l’80a Galiziana, l’82a Bukovyna e la 95a Polesiana, che erano e sono ancora al centro dell’operazione Kursk, avrebbero potuto teoricamente rallentare i russi mentre avanzavano a est. Altro errore di calcolo, distogliere le forze russe da altre località in cui l’Ucraina era in difficoltà. Ma Putin, nonostante la sconfitta sul suo stesso territorio, non ha rispettato le regole del gioco ucraine e l’esercito russo ha continuato la sua avanzata.
Fonti e sintesi –ripatiamo- da Ukariska Pravda