Cosa succede se Israele colpisce i siti atomici iraniani

Lo Stato ebraico prepara l’offensiva all’Iran. La presunta capacità di Teheran di produrre un ordigno nucleare in poche settimane rappresenta un rischio esistenziale per Gerusalemme, “ma colpire gli impianti della Repubblica Islamica comporta dei rischi non trascurabili”, avvertono Maurizio Martellini, Matteo Frigoli su Limes. Aggiungendo noi che se l’Iran la sua bomba atomica l’avesse già pronta, sia Israele sia Washinton si muoverebbero con molta più opportuna prudenza.

Iran costretto ad attaccare

Due gli attacchi diretti dell’Iran contro Israele. Di molta apparenza e pochi effetti. Per Teheran, operazione militare semi costretta dell’omicidio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh in casa sua, a Tehran, e nei giorni scorsi quella più cruente a distruttiva a Beirut del leader sciita di Hezbollah, Hassan Nasrallah.

Solo ‘tattica’ dalle due parti?

‘La dinamica di questi attacchi israeliani e iraniani è tattica’, sostiene Limes, e speriamo sia vero sino in fondo anche per Israele. Minaccia iraniana limitata anche per limiti di armamento. Ma Israele con tutto l’arsenale americano a disposizione? La forza d’attacco dell’Iran è basata sull’uso di missili. La sua aviazione militare è troppo datata con il paese escluso dalla tecnologia più avanzata che dispone di pochi aerei d’attacco funzionanti, alcuni dei quali acquistati ancora dallo scià.

Impianti nucleari ufficiali e sospetti segreti

Ma l’Iran dispone di un vasto complesso nucleare, dall’estrazione dell’uranio naturale al raffinamento, e poi la lavorazione chiave nelle ‘lavatrici superveloci”’, le pluri-denunciate ‘centrifughe’. Circa 15 mila centrifughe che si trovano nell’impianto di Natanz. Servono ad estrarre e accumulare un isotopo dell’uranio capace di sostenere una reazione nucleare controllata – come nei reattori nucleari civili – ma anche di provocare un’esplosione analoga a quella della bomba atomica.

La mappa nucleare nota primo bersaglio

Nella carta di copertina si può vedere l’esteso complesso nucleare iraniano noto per lo spionaggio occidentale. Ma quello che si vede non basta però a indicare che Teheran abbia un programma nucleare militare, in quanto ogni paese nucleare dispone di un simile complesso o di una parte di esso. Ad esempio nel dicembre 2023 si contavano nel mondo 437 reattori nucleari in 32 nazioni in 4 diversi continenti.

L’Aiea senza ‘pistola fumante’

Ad oggi, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), organizzazione autonoma per statuto in quanto parte della famiglia delle Nazioni Unite, non ha ancora scoperto alcuna ‘smoking gun’ che denunci l’esistenza di un programma nucleare militare in Iran. Ma i sistemi di verifica e controllo dell’Aiea non possono garantire al 100% lo scopo esclusivamente pacifico di tale programma, sostiene Limes.

Nucleare ben protetto

“Gli impianti di arricchimento dell’uranio al ‘livello bombabile’ (possibili bersagli di bombe) a Natanz e a Fordow, si trovano nel sottosuolo e sono difesi da sistemi missilistici antiaerei russi S300. Quindi la vera domanda concernente il vantaggio strategico di Israele si riduce a chiedersi se sia possibile distruggere questi impianti”.

L’uranio che serve per la bomba

Si ritiene che il tempo finale per produrre il materiale fissile per una bomba atomica da parte dell’Iran sia di una, massimo due settimane. A partire da oggi la Repubblica Islamica potrebbe avere un quantitativo di uranio 235 per costruire una bomba atomica in un tempo relativamente breve, anche se ciò non fosse un ordigno particolarmente efficiente. Ma sempre una bomba atomica vera. È noto ai tecnici di questa follia, che per una bomba atomica con uranio 235 non sono necessari test, poiché un ordigno simile “esplode sempre”, anche se il suo effetto distruttivo potrebbe essere inferiore alle bombe più sofisticare israeliane o americane, eccetera.

Tra rischio e ineluttabilità

Nonostante questi potenziali problemi è opinione diffusa che il rischio nucleare per Israele sia troppo alto, per cui l’opzione più probabile è il raid aereo contro gli impianti di arricchimento di Natanz e Fordow, probabilmente preparati da atti di sabotaggio cibernetico come quello del 2021 messo a segno dagli Usa e da Israele tramite il cosiddetto computer virus Stuxnet, che distrusse circa un quinto delle centrifughe di Natanz.

Ma se l’esplosione atomica iraniana la provoca Israele?

Il pericolo dall’attacco a un impianto di arricchimento dell’uranio è soprattutto chimico, oltre che radiologico. L’uranio è un metallo pesante e quindi non si disperde nell’atmosfera. Le conseguenze più gravi deriverebbero dalla distruzione degli impianti di gassificazione dell’uranio naturale.

La conclusione terrificante dei due esperti avvertono Maurizio Martellini, Matteo Frigoli. «Riteniamo che l’attacco militare agli impianti di Fordow e Natanz sarà un’opzione inevitabile per Israele se i bombardamenti da parte di Teheran continueranno e se non si arriverà a una svolta positiva, significativa e verificabile nei negoziati sul nucleare».

Le diverse possibilità d’attacco di Israele

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