L’uccisione del leader di Hezbollah Nasrallah, solo grazie alle micidiali bombe GBU-31 “bunker busters” di fabbricazione statunitense. Le GBU-31, infatti, sono progettate per penetrare più livelli di cemento armato, particolarmente efficaci contro bunker e comandi sotterranei. Due elementi politici chiave attorno a queste rivelazioni che Giuseppe Gagliano rilancia su Inside Over. La disponibilità militare totale da parte Usa nell’armare Israele, e la volontà politica di Gerusalemme a colpire gli avversari chiave entro l’emozione dell’anno dal massacro del 7 ottobre, sperando di riuscire trascinare Washington allo scontro aperto contro l’Iran.
Dal punto di vista geopolitico, questo tipo di operazioni conferma solo l’immagine di Israele come ‘primo attore regionale’ in grado di condurre operazioni militari avanzate contro chi vuole –tutti o quasi tutti-, ma assieme alimenta le tensioni con l’Iran e altri gruppi affiliati a Hezbollah, aumentando il rischio di escalation. L’uso delle GBU-31 avverte gli avversari di Israele nei loro bunker, mas nonostante il successo tattico di eliminare Nasrallah, la capacità di Hezbollah di riorganizzarsi e di reagire rimane l’incognita, anzi, la certezza della conferma della sua capacità strategica nella regione. Con l’Iran che evita l’evidente ‘scontro trappola’.
Dall’aganzia ANSA: “L’Iran attacca Israele, pioggia di missili su Gerusalemme e Tel Aviv. Sirene in tutto in paese, contraerea in azione”. Il New York Times aveva rilanciato l’allarme contenuto in un rapporto di funzionari americani. La Casa Bianca: ‘L’attacco avrà gravi conseguenze’. Beirut e l’Unifil chiariscono: solo incursioni a ridosso della linea blu. Ed Hezbollah lo conferma. Cresce la fuga di civili verso la Siria.