‘Sanpietrini’ solo italiani per la ‘Piazza Rossa’, ovviamente di porfido rosso

Per molti decenni la Piazza Rossa di Mosca, il 1° maggio, è stata il fulcro mondiale della festa dei lavoratori. Quell’ampio spazio davanti al Cremlino è il simbolo della potenza di un’intera Nazione, oggi la Russia, e fino al 25 dicembre del 1991 dell’Unione Sovietica. Sulla Krasnaja Ploshad sono stati festeggiati gli zar, i trionfi del comunismo – da quelli sportivi a quelli dei cosmonauti Yuri Gagarin e Valentina Tereshkova – e tutt’oggi si festeggia la vittoria sul nazismo.

9 maggio giorno sacro

Il 9 maggio è un giorno sacro per la Russia perché è il giorno della vittoria (‘Den’ Pobedy) con momento clou la spettacolare parata militare. In tempi più moderni, durante le festività natalizie si può pattinare su una pista ghiacciata appositamente allestita e di tanto in tanto si tengono concerti che richiamano un popolo già molto unito ad ascoltare le canzoni degli artisti sia del momento ma anche di epoca passata.  La Piazza Rossa non è però solo un’icona: è una piazza bellissima, una delle più scenografiche, spettacolari e fotografate del mondo.

La Piazza Rossa

Sull’enorme spianata che fiancheggia le imponenti mura del Cremlino, oltre ad essere bella è capace di trasmettere emozioni, sorge il mausoleo di Lenin e, subito dietro, la necropoli dove si trovano le tombe o urne dei tanti segretari generali del Comitato centrale del Partito comunista dell’Unione Sovietica, da Iosif Stalin a Konstantin Ustinovic Cernenko, da Leonid Brezhnev a Jurij Andropov, ma anche dello stesso Gagarin e del primo direttore della polizia segreta sovietica Feliks Dzerzinskij.

Quel soffio dalla Moscova

Ad aumentare la suggestione basta visitarla sotto una fitta nevicata con quel ‘fresco’ che sale dalla vicina Moscova tutta ghiacciata. A chiudere la scenografia, magica e severa nello stesso tempo, la Cattedrale di San Basilio con le sue cupole a cipolla multicolori. La Piazza Rossa è un luogo di incontri, di culture diverse, di sessioni fotografici sia per i turisti che per gli stessi russi, c’è tanta Italia.

Cremlino-Fioravanti

Se le possenti mura che cingono il Cremlino sono opera (fine XV secolo) dell’ingegno, del genio e della capacità di maestranze italiane (in particolare del celebre Aristotele Fioravanti architetto e costruttore degli Sforza –(https://www.remocontro.it/2024/09/22/il-cremlino-degli-zar-opera-dello-genio-italiano/)-, c’è qualcosa di più che unisce le due realtà: i cubetti di pietra che pavimentano la piazza. Molti di quei cubettoni di porfido rosso (fumature di rosso) sono arrivati qui, a pavimentare la ‘Piazza Bella, nientemeno che dall’Alto Adige, precisamente da Laives e da Bronzolo, località a pochi chilometri da Bolzano.

‘Sanpietrini’ di porfido (o ’bolognini’)

Rifacendoci a quanto riportato dallo studioso tirolese Karl Theord Hoeninger, pare che provenissero nientemeno che dalle cave di porfido aperta da Johann Lentsch, nel 1883, sul fianco del monte Rosssprung sopra Bronzolo. Ai tempi dell’attività della ‘cava rossa’ di Lentsch (e ancor prima di quella di Laives dal 1850 sul Breitenberg, per non risalire a quella del Gallerberg attiva già nel 1500 con Massimiliano I), l’Alto Adige-Suedtirol all’epoca faceva parte dell’impero austroungarico. Che tra ‘800 e ‘900 si estendeva fino alla Russia.

L’Aquila bicefala asburgico-russa

Fu quindi una normale commessa commerciale tra la due case imperiali dell’aquila bicefala – quella dello zar Nicola II a Mosca e quella dell’aquila a due teste di Francesco Giuseppe di Vienna – a far sì che i cubetti di porfido rosso sudtirolese finissero a pavimentare la ‘Piazza Bella’.

La colorazione naturale dei cubettoni si sposava perfettamente con quello rosso dei mattoni delle imponenti mura del Cremlino, la spettacolare, suggestiva e segreta cittadella del potere prima dell’Urss e oggi della Federazione russa.

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