Spregio: dopo l’assemblea Onu l’ordine di uccidere Nasrallah

Attaccato il quartier generale Hezbollah. Netanyahu ha dato l’ok al raid da New York, dopo le4 richieste Onu di ‘cessate il fuoco’.  Nasrallah ucciso nel raid su Beirut’, sostiene Israele. Nessuna conferma da parte Hezbollah. Israele ha preso il controllo dell’aeroporto di Beirut. Nel bombardamento di ieri sera alla periferia sud di Beirut. Abbattuti sei palazzi con bombe anti-bunker, almeno 300 morti e centinaia di feriti

Messaggio di strapotere al mondo

Il raid, secondo fonti israeliane riferite da Haaretz, ha fatto almeno 300 morti e centinaia di feriti ma, a l’assassinio ‘mirato’ è ancora incerto. ‘Nasrallah ucciso nel raid su Beirut’, sostiene Israele. Nessuna conferma da parte Hezbollah. Israele ha preso il controllo dell’aeroporto di Beirut. E ora tutti guardano a Washington, per capire a che gioco stia giocando una sempre più sciagurata diplomazia americana. Che sta segnando la sua politica estera, in Medio Oriente, di fallimenti epocali. Il tentativo israeliano di eliminare la ‘controparte’ arriva nel pieno dei (molto presunti) sforzi del Dipartimento di Stato di concludere una trattativa. Se non di pace, almeno di ‘cessate il fuoco’. Qualcosa non quadra. E qualcuno mente.

‘Excusatio non petita’

Il Presidente Biden ha dichiarato che gli Usa non erano a conoscenza, né avevano partecipato in alcun modo all’azione israeliana. “Stiamo raccogliendo informazioni”, ha aggiunto. Cercando di accreditare la tesi che la prima superpotenza del pianeta, conosca gli eventi del Medio Oriente dopo avere letto i giornali. Impressione disarmante confermata dalla portavoce del Pentagono, Sabrina Singh, che ha subito messo le mani avanti, dicendo che “gli Stati Uniti non sono stati coinvolti nell’attacco israeliano a Beirut e non hanno avuto alcun preavviso”. Strana alleanza, dunque, verrebbe da dire, quella in cui uno fa quello che vuole e l’altro paga e sta zitto. Ovviamente, per chi ci crede.

Anche perché, guarda caso, i due Ministri della Difesa, Lloyd Austin e Yoav Gallant, discutevano a quattr’occhi proprio durante il tentativo di uccidere Nasrallah.

Rapporto fiduciario Usa Israele?

Certo, in questa storiaccia diverse cose colpiscono gli osservatori. A cominciare dal crollo del rapporto ‘fiduciario’ con gli Stati Uniti, e dalla perdita di credibilità della sua diplomazia. O Netanyahu è così onnipotente da potersi fare beffe della stessa dignità politica del Presidente Usa, oppure ci sono elementi di “ricatto e controricatto” che non conosciamo. Fatto sta che il premier israeliano si è presentato spavaldamente all’Onu, ha tenuto un discorso che non dava spazio ad alcuna trattativa e, per concludere, non appena ha finito di parlare, ha dato l’ordine di ammazzare Nasrallah. Sapendo che uccidere platealmente il leader di Hezbollah sarebbe stata, senza alcun dubbio, una vera e propria dichiarazione di guerra a tutto il mondo sciita.

Guerra preventiva comunque

Ma le provocazioni di Tel Aviv hanno una loro coerenza logica. Ormai l’esecutivo di Netanyahu, ma anche in modo piò variegato le opposizioni, vogliono risolvere una volta per tutte il problema dei 70 mila sfollati dell’Alta Galilea. A questo punto, sembra di capire, tutto l’establishment israeliano propende per la guerra preventiva contro Hezbollah. Quindi non ci sarà nessuna trattativa e si farà un’invasione ‘mirata’ di terra, per spingere le milizie sciite fino al fiume Litani. È una partita giocata d’accordo con gli americani che, formalmente, sembrano in disparte. Ma hanno mosso le loro truppe e le portaerei in tutta l’area, pronti a intervenire per contrastare un eventuale intervento degli ayatollah. In effetti, se la crisi si allargasse all’Iran, quasi sicuramente Washington scenderebbe in campo. E per gli israeliani questo potrebbe essere l’opportunità che aspettavano per liquidare, con degli attacchi mirati, i siti di arricchimento dell’uranio.

Iran l’obiettivo reale

La verità è che tutte le recenti iniziative militari dello Stato ebraico, più che avere una vera rilevanza strategica, hanno dato vittorie ‘tattiche’, da Gaza al Libano, fino all’omicidio di Hanyeh a Teheran. Più finalizzate a elevare la soglia dello scontro, piuttosto che a porre le condizioni per una pacificazione. La netta sensazione è che l’Israele di Netanyahu stia cercando una resa dei conti finale principalmente con l’Iran degli ayatollah. In fondo, avere preso di petto, ripetutamente, Hezbollah come mezzo per trascinare in battaglia i suoi ‘tutori’ di Teheran. Una guerra di Israele con l’Iran, forse non dispiacerebbe a molti regimi arabi sunniti moderati.

Gli ayatollah e la trappola

Per ora, gli ayatollah hanno resistito alla tentazione di cadere nella trappola. Anche se più aumenta la tracotanza israeliana e meno facile sarà per l’Iran applicare quella “pazienza strategica” che finora ha consigliato di evitare uno scontro diretto con Tel Aviv. Forse proprio il tentato omicidio di Nasrallah potrebbe cambiare questa equazione. Secondo il New York Times, la Guida suprema Alì Khamenei ha convocato con urgenza il Consiglio iraniano di sicurezza nazionale. Speriamo di no, ma finalmente Netanyahu potrebbe anche ottenere la guerra che va cercando da un pezzo.

 

 

Tags: Israele Libano
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