
Senza farci condizionare da pregiudizi ideologici, si può senz’altro dire che l’andamento della partita è difficile da interpretare. Su alcuni temi la vicepresidente è sembrata molto più sicura, mentre su altri (almeno per noi) ha prevalso Trump. Mimica facciale, in alcuni frangenti Kamala sembrava mostrare un certo disagio. Trump è stato quasi il solito logorroico, ripetitivo e costantemente fuori tema. Partiva da una risposta, per attaccarle altri dieci argomenti. E ripetersi.
Utile ricordare che restano quasi due mesi di bollente “campaign” e di temi sul tappeto, da sviluppare e contrapporre per catturare i consensi degli “indecisi”, ce ne sono di tutti i tipi. D’altro canto, la complicatissima alchimia dei sondaggi americani e il Sistema elettorale delle Presidenziali sembrano fatti apposta per rendere ardua qualsiasi previsione.
Ma al di là dell’impatto che potrebbe avere il confronto televisivo tra i candidati, dobbiamo solo dire che, come per il precedente dibattito con Biden (svoltosi alla CNN), anche questo si è tenuto senza pubblico. I due sfidanti in piedi (col posto tirato a sorte e microfono controllato) hanno potuto disporre solo di una biro, bloc notes e bottiglietta d’acqua. Vietato qualsiasi appunto “promemoria”. All’inizio, Kamala ha stretto la mano a Donald, ma subito dopo sono cominciati i fuochi d’artificio.
La Harris non ha mostrato grande dimestichezza con i numeri dell’economia, e si sapeva. Con la “direttiva elettorale” di inserire ovunque possibile “classe media”, o negli Stati del “Muro blu”, per (Pennsylvania o il Michigan) bisogna discuter di operai. Kamala Harris ha nettamente prevalso parlando diffusamente di aborto ediritti civili e mettendo il rivale all’angolo. Un contrattacco che è continuato e ha dato buoni frutti quando si è parlato di Costituzione e del 6 gennaio, con l’attacco a Capitol Hill. Qui alle difese di Trump, che si è detto vittima del “lawfare”, cioè dell’uso politico della magistratura, è seguito un violento affondo di Kamala, sulle sue diverse pendenze giudiziarie.
Dove la Harris ha accumulato qualche svantaggio, a nostro giudizio, è stato nei temi di politica estera. Ha ribadito che da Presidente continuerà la guerra fino a quando sarà necessario. Mentre Trump ha ripetuto la sua solita spacconata, di chiuderla “in 24 ore” o, comunque, prima che sia possibile. Sul Medio Oriente, altro argomento rognosissimo per Kamala Harris, l’ex Presidente repubblicano è partito a testa bassa: tutta colpa di Biden e della sua vice, che hanno addirittura permesso all’Iran di rimettere le mani su ingenti capitali che erano stati congelati. Gli stessi fondi vengono oggi usati, sostiene Trump, per alimentare il terrorismo.
Truffaldino come sempre, Trump tirava fuori l’immigrazione illegale dal confine sud anche parlando di microchip, legandola alla criminalità. Piccole furberie di non grossa portata. Titolo di apertura del Wasghington Post: ‘Harris attacca Trump in modeo netto, provocondo repliche con una retortità infuocata’.