
L’industria ucraina dei droni è in rapida crescita, segnala Limes, e per questo Kiev è in grado di intensificare gli attacchi aerei in profondità contro infrastrutture energetiche, militari e di trasporto russe. Con l’analista che aggiunge come, gli ‘affanni sul campo di battaglia in Ucraina’ – soprattutto nell’oblast’ di Donec’k – stiano spingebdo i vertici militari di Kiev a ricercare sempre più successi altrove, seppur effimeri, per tenere alto il morale delle truppe e della provata popolazione civile.
Peggio va la guerra, più lontano di attacca. «Con tali azioni, Kiev intende convincere le cancellerie occidentali che la guerra può essere vinta e che dunque il sostegno materiale (bellico e finanziario) alla causa ucraina non debba cessare», riporta ancora Limes.
Per la prima volta le Forze armate degli Stati Uniti e della Repubblica Popolare Cinese partecipano assieme alla «Operazione Formosa», la più grande esercitazione militare annuale in America Latina: 33 membri della Marina cinese e 54 della US Navy opereranno da Rio de Janeiro fino alla località di Formosa nello Stato del Goiás in Brasile. Cosa nominalmente abbastanza curiosa date le tensioni tra Washington e Pechino sullo status dell’omonima isola dell’Oceano Pacifico (Formosa, Taiwan). Simulazioni belliche con circa 3 mila militari provenienti anche da più Paesi, Italia compresa (?). Ma torniamo alla guerra vera sotto casa
«Ai margini della statale che arriva alla frontiera moldava alcuni operai posano lastroni di cemento. Ruspe e camion sono al lavoro poco più in là per preparare il terreno. Si montano finalmente i nuovi tralicci d’acciaio che serviranno a portare le linee dell’alta tensione dalla Moldavia (e quindi dall’Ue) al territorio ucraino. Dall’altro lato della carreggiata resistono i vecchi pali di legno a tridente come quelli di Willy il coyote, gli stessi che in Donbass pendono sulle strade nei pressi del fronte». Sabato Angieri sul Manifesto.
«La sostenibilità energetica è una delle nostre principali sfide per l’autunno e l’inverno di quest’anno. Questo inverno non sarà meno difficile, forse sarà il più difficile», ha detto ieri il premier ucraino Denys Shmigal, non ancora costretto a dimettersi come Kuleba ma, secondo diverse indiscrezioni, in odore di epurazione anche lui. «L’Ucraina – ha aggiunto Shmigal – lavora per rafforzare la sua indipendenza energetica e l’autonomia delle sue infrastrutture critiche e di produzione del gas. L’inverno scorso lo abbiamo superato da soli, senza l’aiuto dei nostri partner e senza acquistare ulteriore gas dall’estero».
Ma l’anno scorso c’era più disponibilità di corrente. I bombardamenti russi degli ultimi mesi hanno devastato ancora di più la già precaria rete energetica ucraina e correre ai ripari sembra impossibile. Per questo si tenta di accelerare sulla creazione di una connessione con la rete moldava.
L’Operazione tecnica dalla Moldavia, è un’operazione ‘monumentale’ che richiede tempo, infrastrutture e investimenti. Bersagli che resto di facile e più significativa risposta alle incursioni dei droni sulla periferia di Mosca. Solo ieri le forze di Mosca hanno colpito infrastrutture energetiche in otto regioni ucraine, da Donetk a Mykolayiv, coprendo quasi l’intera ampiezza del Paese. Nell’oblast centrale di Dnipropetrovsk interruzioni anche nella circolazione dei treni, a Sumy le bombe hanno causato un black out di ore. Ieri la Commissione europea ha annunciato che sono stati stanziati 40 milioni di euro supplementari per aiutare l’Ucraina a ricostruire le infrastrutture energetiche. «Sistemi di riscaldamento e rifugi per l’inverno», ha scritto la presidente Von der Leyen su Twitter.
Sul campo i russi continuano ad avanzare e ieri il ministero della difesa di Mosca ha annunciato la conquista di altri quattro villaggi in direzione di Pokrovsk, tra cui Krasnogorivka. Pokrovsk stessa è stata bombardata e quasi 28mila famiglie sono rimaste senza gas a causa dell’esplosione di una centrale di distribuzione. Anche Kiev è stata presa di mira da uno sciame di droni kamikaze ma, secondo l’aeronautica ucraina, tutti i velivoli sono stati neutralizzati in aria. Di fatto, forti preoccupazioni politiche anche dell’amministrazione Usa che non troppo entusiasta di alcune scelte politiche interne dell’alleato. Con novembre vicino e l’inverno minaccioso ormai alle porte.
Le forniture potrebbero interrompersi a fine anno causando vari problemi soprattutto ad Austria, Slovacchia e Ungheria. Benché la guerra in Ucraina vada avanti da due anni e mezzo, e benché l’Europa abbia ridotto notevolmente la propria dipendenza dal gas naturale proveniente dalla Russia, in Ucraina sono ancora attivi i gasdotti che trasportano il gas russo verso i paesi europei. Inoltre la Russia continua a pagare regolarmente all’Ucraina il costo del transito, che vale circa 800 milioni di dollari all’anno. Un accordo che entrambi i Paesi continuano a onorare per convenienza reciproca.
Ungheria, Slovacchia e Austria hanno mantenuto il loro legame con la Russia un po’ per ambiguità politiche e un po’ per obblighi contrattuali: i fornitori di gas di tutti e tre i paesi hanno ancora attivi contratti di lungo termine con Gazprom, l’azienda gasifera statale russa, che li costringerebbe a pagare grosse penali in caso di violazione. I traffici di gas però non si sono mai fermati del tutto, e in particolare tre paesi europei continuano a dipendere dal gas russo trasportato tramite i gasdotti ucraini: nel 2023 l’Ungheria importava dalla Russia il 47 per cento del suo gas, la Slovacchia l’89 per cento e l’Austria il 97 per cento
Ma se i gasdotti ucraini dovessero essere dismessi potrebbero diventare un obiettivo per i bombardamenti russi. C’è poi il rischio che, senza la necessaria manutenzione, le infrastrutture si degradino e diventino rapidamente inutilizzabili.