‘Tauroggen’, lo spettro antico di un accordo russo-tedesco

La memoria di due guerre mondiali – nelle quali Russia e Germania si sono affrontate in conflitti sanguinosi e distruttivi –, fa dimenticare che in realtà le relazioni tra le due potenze continentali hanno avuto momenti di buon accordo e interessi comuni a scapito però dei paesi più piccoli dell’Europa orientale, come ad esempio la Polonia o i paesi baltici. Un ipotetico spostamento a destra dell’asse politico tedesco potrebbe portare ancora ad altri accordi simili?

«Spettro di Tauroggen», un accordo russo-tedesco

Carl von Clausewitz, il massimo teorico dell’arte della guerra, non fu solo un acuto osservatore del fenomeno bellico, ma anche un abile diplomatico che trattò un accordo segreto tra il regno di Prussia, al tempo alleato di Napoleone, e l’impero degli zar nemico dei francesi.
Alla fine del 1812, quando ormai la campagna di Russia poteva dirsi persa dai francesi, in Lituania operava ancora un’armata prussiana che avrebbe dovuto combattere i russi: anche l’armata russa contrapposta era però comandata da un tedesco. Accadde così che i due comandanti, il prussiano Yorck e il russo-tedesco von Diebitsch, non solo si incontrassero nel villaggio di Tauroggen per avviare trattative, ma alla fine si accordassero per rovesciare le alleanze in atto.
Il re Guglielmo I da Berlino non si era tuttavia opposto a questi negoziati, ma aveva raccomandato la massima prudenza e circospezione. Un protagonista di questo storico evento fu appunto il prussiano Clausewitz che prestava servizio con i russi dopo essersi rifiutato di adeguarsi alla politica filo francese della Prussia. Al rientro a Berlino il generale prussiano fu deferito alla corte marziale, ma già nel febbraio 1813 fu stipulato questa volta pubblicamente un trattato tra le due potenze. Nel frattempo ai russi che avanzavano in Prussia rivolti a occidente inseguendo i francesi sconfitti non fu opposta nessuna resistenza, ma – colla scusa di evitare saccheggi – furono anzi concessi abbondanti rifornimenti.

Il sistema bismarckiano

Ottone di Bismarck fu primo ministro dell’impero tedesco dal 1871 al 1890: in questo lungo periodo al potere la principale preoccupazione dello statista tedesco fu essenzialmente la stabilità nell’Europa centro-orientale che ottenne accordandosi direttamente con due potenti vicini, quali l’impero d’Austria e l’impero russo.
Il primo atto di questa politica avvenne nel 1873, con quella che fu chiamata la ‘lega dei tre imperatori’: si trattava di un accordo che non solo isolava la Francia sconfitta, garantendosi il confine del Reno, ma allontanava nello stesso tempo il pericolo di una guerra con la Russia. Per alcuni aspetti si trattò di una versione meno misticheggiante e più realistica della Santa Alleanza, improntata ad un conservatorismo pragmatico le cui conseguenze più pesanti ricaddero sulle diverse nazionalità dell’Europa orientale, dal Baltico ai Balcani.
Fu bandita ogni forma di liberalismo o di riforma economica o sociale, ma nello stesso tempo la negazione delle riforme innescò un processo di nazionalizzazione politica: dalla moderata richiesta di autonomia e riforme le nazionalità passarono ben presto al sogno dell’indipendenza e alla lotta contro gli imperi.

L’inganno del ‘patto di non aggressione’

Nell’agosto 1939, prima dell’invasione della Polonia e del conseguente scoppio della Seconda guerra mondiale, si diffuse la clamorosa notizia che tra la Germania nazista e l’Unione Sovietica era stato firmato un ‘patto di non aggressione’ che sembrò a tutti un’innaturale alleanza. In realtà, tra le due guerre, poiché la Germania non poteva sviluppare un esercito in quanto vietato dalla pace di Versailles, i tedeschi fornirono segretamente armi alla Russia sovietica in cambio di aree riservate in cui condurre addestramenti particolari.
Come è noto poco dopo il patto la Polonia fu spartita più o meno equamente e i paesi baltici occupati dall’armata rossa. L’Unione Sovietica tornò in pratica ad esercitare un’influenza diretta su quei territori simile a quella antecedente la Grande Guerra, illudendosi di essere tornata alla passata grandezza imperiale basata su un rinnovato accordo con la Germania.
Al contrario, da parte tedesca, il patto fu un espediente, sostanzialmente sfruttato per organizzare le forze in previsione di un potente e decisivo attacco all’Unione Sovietica che avvenne infatti nel giugno 1941. Ben diverso l’atteggiamento sovietico: Stalin era davvero convinto che Hitler fosse stato sincero e che il patto avrebbe funzionato.
Nonostante i segnali di allarme su un imminente attacco nazista, al Cremlino si liquidarono come ‘voci’ prive di fondamento o tentativi di provocazione le preoccupanti informazioni che tuttavia arrivavano. Ad una finta amicizia si sostituì un conflitto devastante, che si concluse solo a Berlino nel maggio 1945.

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