
La Trabant, mitica auto della fu Germania orientale
L’ipotesi di coalizione fra i conservatori di centro e «conservatori di sinistra» – così Sahra Wagenknecht definisce ufficialmente la sua Alleanza – è talmente inedita che non si è ancora trovata la bandiera giusta in grado di riassumerla, lamenta ironicamente Sebastiano Canetta sul Manifesto. «Tuttavia non è più fanta-politica, anzi. Meno di ventiquattro ore dal voto in Sassonia e Turingia che ha sconvolto il governo di Berlino (e la Commissione di Bruxelles) e già si profila la nuova ‘era politica’ inimmaginabile solo una settimana fa
Michael Kretschmer, 49 anni, astro crescente della Cdu, si avvia al secondo mandato dopo aver vinto per un soffio la sfida elettorale di domenica scorsa contro Afd. L’Unione democristiana con lui candidato ha conquistato il 31,9% contro il 30,6% del fascio populista Jörg Urban. Alle loro spalle l’annunciato boom dell’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw): grazie all’11,8% non solo vola al parlamento di Dresda ma diventa pure la terza forza politica nel Land. Nove mesi fa nemmeno esisteva, due giorni fa ha drenato una tal massa di voti dalla Linke da farla finire sotto la soglia di sbarramento (ha raccolto il 4,5%). La Sinistra è rientrata nel Landtag grazie ai mandati diretti nella città di Lipsia.
Due dei tre partiti del governo Scholz sono riusciti in qualche modo a contenere l’effetto governo rivelatosi devastante. Spd e Verdi raccolgono rispettivamente il 7,3% e il 5,1%, la prova della loro scarsa rilevanza fra i tedeschi dell’Est, ma entrambi decisivi nel caso del patto fra Kretschmer e Wagenknecht che li vedrebbe coinvolti come partner ultra-minoritari necessari per raggiungere una solida maggioranza.
«Se volete formare una coalizione con noi, dovete parlare anche con me. Penso che una conversazione personale è più appropriata di una telefonata». In Turingia, come previsto da tutti sondaggi, primo partito l’AfD, nonostante la netta sconfitta personale del filo-nazi Bjorn Höcke, «spitzenkandidat dei fascio-populisiti con chiare tendenze antisemite, incapace di vincere il mandato diretto nella propria circoscrizione: è entrato nel Landtag soltanto per merito della lista di Afd in grado di esprimere addirittura il seggio in più per il primo dei non-eletti, cioè lui».
Il rifiuto dei partiti tradizionali – Spd, Verdi e liberali in testa – non si è tradotto nell’astensionismo ma l’esatto contrario: in Sassonia al seggio il 74,4% degli elettori (record nella storia di tutte le elezioni del Land) e anche in Turingia al 73,6%. Come in Sassonia anche in Turingia la Spd con il 6,1% non perde granché rispetto alle scorse elezioni ma gli ambientalisti restano fuori dal parlamento per il magro 3,2% raccolto. Anche qui, l’ago della bilancia sarà il Bsw forte del 15,8% anche se la Linke (sinistra classica), a differenza della Sassonia ha centrato un target superiore ai sondaggi (13,1%) e in teoria può ancora giocare un ruolo fondamentale nel Land che ha governato per dieci anni consecutivi.
«Dopo le elezioni in Sassonia e Turingia sono necessarie nuove elezioni federali» tuona Alice Weidel, leader nazionale di Afd. Ancora prima di Sahra Wagenknecht, e a maggior ragione dopo lo scivolone elettorale di Höcke, la capa degli alternativi è la donna che sta cambiando il volto della Germania per ora dell’Est. «Il prossimo passo è convincere anche i tedeschi dell’Ovest» è il suo obiettivo non più a lungo termine.
La ex Ddr dal tramonto rosso all’alba nera, un altro bel titolo. «L’ultima promessa del governo dei wessi (tedeschi dell’Ovest) agli ossi (tedeschi dell’Est) per trasformare il deserto industriale della ex Ddr in ‘un paesaggio fiorito in cui sarà bello vivere e lavorare» – come assicurò Helmut Kohl il 1 luglio 1990 – sono i microchip di ultima generazione del colosso ‘Infineon’ richiesti dall’intero mercato mondiale», ancora Canetta.
A poche ore dal voto destinato a cambiare il volto non solo della Germania dell’Est, la cifra del fallimento di tutte le promesse di Berlino è riassunta dall’incredibile dato sul reddito pro-capite: 35 anni dopo la liquidazione della Ddr il Land più ricco della dell’Est risulta ancora distante anni-luce rispetto al Land più povero dell’Ovest. Nessuna novità rispetto alla Ricostruzione di Kohl capace di arricchire solo le imprese dell’Ovest; zero dagli anni dell’Agenda di Schröder, il socialdemocratico che riempì l’Est di lavoro ma sotto forma di mini-job. Poi ancora poco di niente dal ventennio di Merkel, che pure era «la ragazza dell’Est» cresciuta a Templin, nel cuore del socialismo reale.
Nel 2024 le “due Germanie” appaiono ancora distanti come durante la Guerra Fredda. Con la differenza che gli ‘ossi’ oggi non possono neppure più contare sull’aiuto dei russi che fino a due anni fa si traduceva nella ricaduta diretta sull’economia dei Land orientali del mega indotto di tutto ciò che transitava attraverso le pipeline tedesche di Gazprom e Rosneft.
In ordine di tempo l’ultima delle promesse tradite da Berlino: all’epoca del raddoppio del Nordstream, voluto dalla Spd e benedetto da Merkel, il governo federale aveva assicurato che il «gasdotto della fratellanza» avrebbe garantito «posti di lavoro e la Pace in Europa». America e Ucraina hanno detto di no.