
Federal Police officers lead the Solingen knife attack suspect out of the helicopter
La tragedia dell’altro giorno a Solingen. Un immigrato che era già stato espulso (provvedimento non eseguito) ha accoltellato, in nome dell’Isis, dice lui, diverse persone. Follia o terrorismo (spesso assieme), ha fatto tre morti e diversi feriti, e3 un’ondata di indignazione da parte dell’opinione pubblica nazionale. Per Scholz e la sua coalizione di governo (Socialdemocratici, Verdi e Liberaldemocratici), la drammatica vicenda è stata il detonatore per furibonde e strumentali polemiche politiche. Domenica prossima si vota in due importanti ‘länder’ orientali (Sassonia e Turingia), col rischio che gli estremisti di destra di AfD (Alternative fur Deutschland), razzisticamente anti migranti, ottengano tra il 30 e il 35% dei voti. Un boom di consensi ‘neonazisti’ temuti anche il 22 settembre, in Brandeburgo. Successo elettorale dei ‘populisti neo nazi’ che si gioca sulla paura, e lega i massicci flussi migratori ai temi della criminalità e del terrorismo. Non solo questo, ovviamente, perché i sondaggi d’opinione mettono al primo posto delle preoccupazioni la guerra in Ucraina (che il tedesco medio percepisce come sempre più pericolosa) e l’economia, con un Paese caduto in una drammatica recessione.
L’emergenza, a tre giorni dalle elezioni regionali, è quella di dare una risposta politica agli elettori sul tema incendiario dell’immigrazione “non regolamentata”. Scholz, consapevole della sua posizione di debolezza, ha prima avuto un duro confronto dentro il governo con i Verdi, che proprio non ne volevano sapere di collaborare a un progetto bipartisan con gli avversari della CDU. Solo ora, di fronte alla probabile catastrofe elettorale, il Cancelliere ha avuto il via libera per trattare col leader cristiano-democratico, Friedrich Merz. Quest’ultimo ha già preso posizione, affermando che il governo “dovrà smettere immediatamente di accettare rifugiati che arrivino dalla Siria o dall’Afghanistan”. Intanto, proprio per mandare un segnale di durezza, Scholz ha già confermato il programma dei colloqui bipartisan, aggiungendo che bisognerà arrivare a leggi più severe, in particolare per quanto riguarda i respingimenti e i rimpatri. Insomma, un clamoroso voltafaccia, rispetto alla precedente politica tradizionalmente promossa dai Socialdemocratici e dai Verdi. Una sorta di ‘tradimento’, come dicevamo all’inizio, dell’agenda del governo rosso-verde. Ma i giudizi popolari incalzano. E restare fermi sui propri programmi di generosa accoglienza, purtroppo può voler dire pagare un prezzo elettorale salato.
Il quadro è complesso e l’insoddisfazione popolare è dilagante. Tanto che si è creato un blocco “anti-immigrazione facile”, anche all’estrema sinistra della politica tedesca, complicando la gestione del problema. È un’evoluzione per certi versi curiosa quella che ha portato alla crescita di un nuovo partito, la BDS, costola della “Linke”, la sinistra storica. Si tratta della “Bundris SahraWagenknecht”, cioè dell’Alleanza che prende il nome dalla signora che ha abbandonato il suo partito e si è messa in proprio, a fare politica anti-immigrati…. dall’estrema sinistra. E per dire come il tema degli ‘irregolari’ sia una specie di grimaldello capace di scassinare i portoni di qualsiasi governo, basta solo citare i numeri. I “rosso-bruni”, come già vengono definiti gli estremisti ‘sinistri’ di BSW, mentre su scala nazionale hanno previsioni tra il 2 e il 9%, nell’ex Germania Est esplodono, fino ad arrivare persino al 18%.
È sufficiente fare due conti, per constatare che quasi il 50% dell’elettorato presente nei länder orientali vota per partiti xenofobi. O molti milioni di tedeschi si sono ammalati, collettivamente, di una contagiosa forma di odio etnico, oppure, più probabilmente, il governo Scholz, che mischia assieme culture politiche molto diverse, non è stato all’altezza. Perché non è riuscito a dare risposte rassicuranti alle domande dei suoi cittadini, mentre cercava lodevolmente di salvare i principi dell’accoglienza.