
Recuperare un paesino vuol dire tirare a lucido le strade e le case per i turisti? O è possibile agire perché le comunità possano continuare a esistere, nutrendo memorie e facendo vivere il paesaggio?
La discussione è aperta. Su Castiglioncello del Trinoro come su Chiusure. E anche su altri piccoli centri che rischiano di trasformarsi in vuote quinte sceniche di falsi borghi (come suona bene questa parolina magica) accattivanti per turisti e privi di umanità.
Chiese senza sacralità, aie illuminate a giorno e private di senso rurale, campanili muti. È questo che vogliamo? E, per restare nella congiuntura storica-economica che tanto ci opprime: è questo che ci conviene?
Alessandro Calvi tocca per la seconda volta, nel giro di un anno, il tema dei territori meravigliosi del sud della Toscana e del loro destino. La volta precedente, il 23 giugno del 2023, aveva scritto: “La Val d’Orcia si sta trasformando in un villaggio turistico” (https://www.internazionale.it/essenziale/notizie/alessandro-calvi/2023/06/23/val-d-orcia-turismo-di-massa). E si era scatenata una bagarre magnifica, con repliche e polemiche, come se un giornalista indipendente non avesse il diritto di fare un’inchiesta vecchio stile su un giornale indipendente, seguendo il suo intuito e le sue conoscenze e attivando fonti non necessariamente legate agli uffici di Pr di cui sopra.
Polemiche utilissime. Perché sempre il confronto delle idee è utile. Mai lo è la censura o la “passacarteria” dell’informazione preconfezionata.
Un anno dopo possiamo dire che l’inchiesta ha posto una domanda di futuro ed è sembrato che nessuno nel presente volesse sentire. Come se fosse preferibile il tacito assenso rispetto alla libera discussione sul territorio. Però ne stiamo ancora parlando. E questo è importante. E, aggiungo, ne parleremo ancora. La democrazia funziona così.