Quando il giornalismo pone dubbi

È apparso su Internazionale un bel reportage di Alessandro Calvi intitolato: “Come si vive in un paese trasformato in un albergo di lusso”,
https://www.internazionale.it/reportage/alessandro-calvi/2024/08/21/castiglioncello-toscana-turismo
Parla di Castiglioncello del Trinoro, minuscola frazione di Sarteano, con un affaccio di bellezza straordinaria sulla Val d’Orcia.
Come ogni articolo giornalistico che vale la pena leggere, si occupa di un tema caldo, in modo scomodo. Che cosa accade quando, a fronte dello spopolamento di un paesino, l’intervento di un super ricco salva le mura ma uccide l’anima?

Recuperare un paesino vuol dire tirare a lucido le strade e le case per i turisti? O è possibile agire perché le comunità possano continuare a esistere, nutrendo memorie e facendo vivere il paesaggio?

La discussione è aperta. Su Castiglioncello del Trinoro come su Chiusure. E anche su altri piccoli centri che rischiano di trasformarsi in vuote quinte sceniche di falsi borghi (come suona bene questa parolina magica) accattivanti per turisti e privi di umanità.

Chiese senza sacralità, aie illuminate a giorno e private di senso rurale, campanili muti. È questo che vogliamo? E, per restare nella congiuntura storica-economica che tanto ci opprime: è questo che ci conviene?

Alessandro Calvi tocca per la seconda volta, nel giro di un anno, il tema dei territori meravigliosi del sud della Toscana e del loro destino. La volta precedente, il 23 giugno del 2023, aveva scritto: “La Val d’Orcia si sta trasformando in un villaggio turistico”  (https://www.internazionale.it/essenziale/notizie/alessandro-calvi/2023/06/23/val-d-orcia-turismo-di-massa). E si era scatenata una bagarre magnifica, con repliche e polemiche, come se un giornalista indipendente non avesse il diritto di fare un’inchiesta vecchio stile su un giornale indipendente, seguendo il suo intuito e le sue conoscenze e attivando fonti non necessariamente legate agli uffici di Pr di cui sopra.

Polemiche utilissime. Perché sempre il confronto delle idee è utile. Mai lo è la censura o la “passacarteria” dell’informazione preconfezionata.

Un anno dopo possiamo dire che l’inchiesta ha posto una domanda di futuro ed è sembrato che nessuno nel presente volesse sentire. Come se fosse preferibile il tacito assenso rispetto alla libera discussione sul territorio. Però ne stiamo ancora parlando. E questo è importante. E, aggiungo, ne parleremo ancora. La democrazia funziona così.

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