
Smoke and fire on the Lebanese side of the border with Israel
Nella notte tra sabato e domenica ci sono stati intensi attacchi aerei incrociati tra Israele e Libano, prova a sintetizzate il Post tra poche notizia a molto confuse. L’esercito israeliano per primo ha detto di aver attaccato con missili e razzi alcuni obiettivi nel sud del Libano, come forma di «difesa preventiva» in vista dell’attacco imminente che il gruppo paramilitare e politico radicale Hezbollah stava preparando. Poco dopo Hezbollah ha risposto a Israele con droni e razzi in risposta all’attacco dell’esercito israeliano a Beirut del 30 luglio, in cui era stato ucciso il suo membro Muhsin Fuad Shukr.
Intensità dispari e Israele a tutta potenza
Attorno alle 8:30 (ora italiana) Hezbollah ha fatto sapere di aver concluso il proprio attacco «per oggi», mentre Israele è andato a vanti a colpire il sud del Libano fin nella tarda mattinata. È stato uno degli scontri più intensi tra Israele ed Hezbollah degli ultimi mesi. Il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari ha detto di aver disposto un centinaio di aerei da guerra nel corso della notte, e di aver colpito centinaia di lanciarazzi nel sud del Libano impedendo in questo modo un attacco più violento di Hezbollah.
La National News Agency (NNA), l’agenzia di stampa statale libanese, ha detto che l’attacco di domenica notte è stato uno dei peggiori dal 7 ottobre: almeno due persone sono state ferite, una gravemente, e sono state danneggiate diverse infrastrutture, anche della rete elettrica e idraulica.
Hezbollah ha detto di aver colpito 11 obiettivi militari in Israele e di aver lanciato più di 300 tra razzi e droni nel nord del paese: se questi numeri dovessero essere confermati sarebbe uno degli attacchi contro Israele più massicci dell’ultimo anno. L’esercito israeliano ha detto di aver subito «pochissimi danni» dall’attacco: Nadav Shoshani, portavoce dell’esercito, ha sostenuto che inizialmente il piano di Hezbollah fosse di attaccare il territorio centrale di Israele, cosa che se non fosse stata impedita avrebbe causato molti più danni.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dichiarato lo stato d’emergenza per le prossime 48 ore. Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu ha convocato una riunione d’urgenza domenica mattina presto, e ha detto che insieme a Gallant stanno gestendo la situazione dalla base militare dell’esercito a Tel Aviv. In Israele i voli da e per l’aeroporto di Ben Gurion, a Tel Aviv, sono stati sospesi per un paio d’ore e sono poi ripresi alle 7 del mattino, ora locale.