
Secondo le ricostruzioni fatte dai giornali spagnoli, Puigdemont, che è ricercato dalla giustizia spagnola e ha trascorso gli ultimi sette anni all’estero, dopo il discorso, un breve comizio di prima mattina di fronte a qualche migliaia di sostenitori e a decine di poliziotti che aspettavano che finisse per arrestarlo senza creare disordini, ma poi, l’Ex presidente catalano, grazie ad una azione diversiva ben organizzata, è riuscito a scomparire.
È la seconda volta che Puigdemont riesce a sfuggire alla giustizia spagnola facendo perdere le sue tracce: già nel 2017, dopo il referendum illegale per l’indipendenza della Catalogna, Puigdemont era sparito da Barcellona ed era fuggito fuori dal paese, per evitare di essere arrestato. Al tempo molti altri dirigenti indipendentisti coinvolti nell’organizzazione di quel referendum furono invece arrestati, e alcuni di loro hanno trascorso anni in prigione. Ieri, dopo la fuga bis, due agenti della polizia locale sono stati arrestati con l’accusa di complicità nella fuga.
Puigdemont è apparso a Barcellona alle 9 di giovedì, davanti a circa 3.500 sostenitori nel grande viale d’accesso al parlamento catalano, dove stava per cominciare il voto di fiducia per la formazione del nuovo governo regionale. Si sapeva da giorni che avrebbe tentato di arrivare a Barcellona, e non è da escludere che si trovasse in territorio spagnolo già da giorni, per evitare eventuali controlli della polizia. La polizia aveva iniziato a cercarlo da mercoledì, e tutti davano per scontato che, nel momento in cui Puigdemont avrebbe rivelato la sua presenza, sarebbe stato immediatamente arrestato.
Non è chiaro perché non sia stato arrestato immediatamente, forse per evitare scontri con le migliaia di sostenitori presenti», scrive il Post. I giornali spagnoli hanno citato il precedente di Clara Ponsatí, un’altra politica catalana ricercata che nel marzo del 2023 aveva tenuto un breve discorso davanti alla stampa e poi si era consegnata alla polizia lasciandosi arrestare pacificamente. È probabile che i Mossos sperassero che anche Puigdemont avrebbe fatto una cosa del genere, ma non è quello che è accaduto. Dopo aver parlato Puigdemont è sparito dietro al palco, dove forse lo aspettava un’auto.
Puigdemont è riuscito a scappare anche perché, immediatamente dopo la fine del discorso, tutti i politici indipendentisti presenti tra il pubblico hanno cominciato ad andare verso il parlamento, accompagnati da una folla di sostenitori, giornalisti e fotografi. Puigdemont aveva detto che avrebbe voluto entrare nel parlamento (è deputato) per partecipare al voto di fiducia. Ed era quello che tutti, compresi i Mossos d’Esquadra, si aspettavano che avrebbe fatto, e quindi quando è partita questa specie di processione verso il parlamento hanno dato per scontato che tra di loro vi fosse anche Puigdemont. Ma l’ex presidente era già lontano.
C’è voluto un po’ di tempo prima che il grosso dei poliziotti presenti e i giornalisti si accorgessero che era fuggito. Questo l’errore principale dei Mossos d’Esquadra, che, come ha scritto la Vanguardia, si erano preparati per molti scenari possibili ma non che, dopo un brevissimo discorso di cinque minuti, avrebbe di nuovo provato a fuggire. Elemento sottovalutato è stata l’organizzazione degli attivisti indipendentisti dell’ala destra ed estrema che sono riusciti a gestire l’arrivo e la fuga di Puigdemont grazie anche alla presenza di persone compiacenti tra le forze dell’ordine, come ha mostrato l’arresto di un agente.
Puigdemont era tornato in Catalogna con l’obiettivo di far saltare un accordo per il governo catalano tra i Socialisti ed Esquerra Republicana (ERC), il partito indipendentista di centrosinistra. Nei giorni scorsi il suo partito di centrodestra, Junts, e altri movimenti indipendentisti di quello schieramento minoritario, impegnati a contestare (se non ostacolare o impedire) la sessione di apertura del parlamento catalano che invece si è svolta regolarmente e in serata il socialista Salvador Illa ha ottenuto la fiducia come nuovo presidente.
Le elezioni regionali dello scorso 12 maggio erano state vinte dal Partito Socialista catalano, emanazione del Partito nazionale del primo ministro Pedro Sánchez, il cui leader è l’ex ministro della Salute Salvador Illa. Ma il risultato più importante era stato che per la prima volta dal 2003 i partiti indipendentisti non avevano ottenuto la maggioranza nel parlamento catalano. Nonostante il buon risultato, il PSC con i suoi 42 seggi non ha la maggioranza in aula e ha cercato e raggiunto un’alleanza con Esquerra Republicana, il partito indipendentista di centrosinistra, e con altri partiti più piccoli.