Nutriamo le memorie. In un recente incontro culturale sul tessuto della Resistenza, civile e armata, la storica e cantautrice Letizia Fuochi ha ricordato la genesi della canzone “Ciao amore ciao” di Luigi Tenco. Tragicamente nota perché dopo quell’esibizione sfortunata a Sanremo il cantante si tolse la vita. Era il 1967.
Il ritornello lo conosciamo tutti. E anche il testo melodico, dedicato all’amore e all’emigrazione. Ma Letizia Fuochi ha raccontato che prima c’era un altro testo e quel testo scritto da Tenco era stato rifiutato dal festival di Sanremo perché poco adatto.
Ebbene, quel testo parlava di Resistenza. Parlava dei giovani che andavano in montagna per combattere l’invasore nazista e il suo alleato fascista.
“Li vidi passare / vicino al mio campo / ero un ragazzino / stavo lì a giocare /
Erano trecento / eran giovani e forti / andavano al fronte / col sole negli occhi /
E cantavano cantavano / tutti in coro / ciao amore ciao amore / ciao amore ciao /
Ciao amore ciao amore / ciao amore ciao / ciao amore ciao amore /ciao amore ciao /
Avrei dato la vita / per essere con loro / dicevano “domani” / “domani torneremo”/
Aspettai domani / per giorni e per giorni / col sole nei campi / e poi con la neve /
Chiedevo alla gente / quando torneranno / la gente piangeva / senza dirmi niente /
E da solo io cantavo / in mezzo ai prati / ciao amore ciao amore / ciao amore ciao /
Ma una sera d’un tratto / chiusi gli occhi e capii / e quella notte in sogno / io li vidi tornare/
Ciao amore ciao amore / ciao amore ciao / ciao amore ciao amore / ciao amore ciao /
ciao amore ciao amore / ciao amore ciao”
Una testimonianza importante, che mostra le radici della questione fascismo-antifascismo, che ci fa capire come più di vent’anni dopo la fine del regime, dopo la nascita di una democrazia e la scrittura di una Costituzione così bella, parlare di Resistenza in un festival nazional-popolare era inappropriato.
E oggi ci lamentiamo dei fascistoni al governo, delle loro parate nostalgiche, delle loro leggiucchie oscurantiste. Ci lamentiamo della loro ristrettezza di vedute, dell’avere una naturale predisposizione ad essere forti con i deboli, deboli con i potenti, dell’incarnare politicamente e socialmente tutto il contrario di quello che ci dice la nostra vituperata Costituzione.
Ascoltando una piccola cantante sulla soglia di un magnifico non-festival ci siamo detti che questo è il tempo. Noi siamo qui e ora e non possiamo che batterci per la democrazia, per il futuro. Lottare perché sappiamo che ogni diritto conquistato discende dalla lotta e ogni diritto non può che conservarsi attraverso la lotta. Piccola o grande, non virtuale ma reale, per cambiare la storia. Nutrendo memorie e coltivando comunità.