
Istanbul, manifestazione popolare pro Palestina sul Corno d’oro
“Il governo di Netanyahu ha mostrato la sua avversione alla pace e al cessate fuoco, ad ogni passo. L’assassinio di Haniyeh è stato il colpo decisivo. Israele sta cercando di diffondere le fiamme a Gaza e all’intera regione”. L’impressione seccamente manifestata da Erdogan a Biden, insomma, è che Netanyahu stia facendo un gioco pericoloso. Dice di voler trattare, ma quando l’accordo sembra vicino…. ammazza la controparte. La Casa Bianca è complice di questa diplomazia da manicomio, oppure semplicemente la subisce?
Ankara aveva già fatto un salto di qualità, nelle scorse settimane, nei suoi rapporti diplomatici con Tel Aviv. Erdogan, per la prima volta, aveva addirittura rivolto minacce militari dirette a Israele, in un tentativo di accontentare la sua base islamista, sempre più riottosa e insofferente. Gli aveva risposto il Ministro degli Esteri di Netanyahu, Israel Katz, insulto storico ai grandi statisti ebrei di qualche decennio fa. E infatti la reazione di Katz ha solo attizzato la rissa, chiedendo alla Nato di espellere la Turchia.
Quello che, a quanto pare, questo governo israeliano non capisce e che Biden non riesce (o non vuole?) mettergli in testa, è che i regimi islamici ‘moderati’ sono tali solo al vertice della piramide del potere. Paesi come l’Egitto, la Giordania, il Marocco o la Turchia, hanno una base popolare agguerrita, che ribolle. E che potrebbe diventare incontrollabile in qualsiasi momento, dando vita a una conflagrazione epocale anti-israeliana, e quindi anche anti-americana e anti-occidentale.
La Turchia, in questo momento, è uno di tali Paesi-laboratorio e ignorarla può essere rischioso. Pare che Biden, nel corso della telefonata con Erdogan, si sia limitato a ringraziarlo per l’opera di mediazione nell’affaire dello scambio di prigionieri con la Russia. Per il resto, solo frasi di circostanza, sul fatto che gli attacchi israeliani allontanano una soluzione del conflitto. Detto dal Presidente degli Stati Uniti, sembra quasi una barzelletta. È come se la notizia l’avesse letta sui giornali. Intollerabile. E infatti, già i turchi stanno mettendo la diplomazia della regione a ferro e fuoco.
Si chiama “effetto domino”, nel senso che, se tu guasti i miei equilibri, io fracasso i tuoi interessi. Gli Usa devono stare attenti con la Turchia, perché ci sono vecchie ruggini che Erdogan, non ha mai dimenticato. È uno che sa quando presentare il conto. Per ora sta dando fiato, dietro le quinte, a tumultuose manifestazioni di piazza filo-palestinesi, che oltre ai soliti slogan contro Israele, hanno messo l’America nel mirino. Dunque, i manifestanti (e non solo loro) chiedono che le basi militari Usa, utilizzate come testa di ponte per la regione, vengano chiuse.
Stiamo parlando di Incirlik e del munitissimo centro radar di Kurecik, che si trova nella provincia orientale di Malatya. Il quale tiene sotto controllo anche tutti i (pericolosi) missili balistici in partenza dall’Iran.
C’è anche un problema storico-ideologico, all’origine della rinnovata inimicizia turca verso Israele e l’Occidente: i profondi legami esistenti tra il movimento islamista di Ankara, che faceva capo a Necmettin Erbakan (‘maestro’ di Erdogan) e il gruppo saudita della Fratellanza Mussulmana. Una fusione che predicava l’accoglienza e la protezione per i “combattenti per l’Islam”. Un principio applicato dalla Turchia, con le “porte aperte” offerte ai capi di Hamas. Mentre ora ad Ankara circolano voci su un (presunto) piano per un’alleanza regionale islamica. Con la Turchia come capofila.
Più armi a Israele e navi e aerei Usa per ‘frenare la guerra’. “Il Dipartimento della Difesa continua ad adottare misure per mitigare la possibilità di un’escalation regionale da parte dell’Iran o dei partner e degli alleati” di Teheran, ha affermato in una dichiarazione la vice portavoce del Pentagono, Sabrina Singh. Ieri Joe Biden, in una telefonata con il premier Netanyahu a cui ha assistito la vicepresidente Kamala Harris, ha insistito sulla ‘sicurezza di Israele’. Poi hanno parlato anche della sicurezza per il resto del mondo.
‘Intimato con fermezza’
Secondo indiscrezioni riferite da Axios, Biden avrebbe ‘intimato con fermezza’ a Natanyahu di “smetterla di aumentare le tensioni nella regione e muoversi immediatamente verso un accordo sugli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza”, aggiungendo che “l’assassinio in Iran del leader politico di Hamas non ha aiutato la situazione”.