Kamala Harris è la candidata ufficiale Dem alle presidenziali

La vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris è ufficialmente la candidata del Partito Democratico per le elezioni presidenziali di novembre. Che Harris venisse nominata era dato per certo ma la procedura di voto elettronico con cui il Partito Democratico doveva confermarla era iniziata solo giovedì. La nomina formale avverrà durante la convention del Partito Democratico, a Chicago tra il 19 e il 22 agosto, che avrà quindi solo una funzione cerimoniale.

Voto elettronico per guadagnare tempo

La procedura di voto elettronico per anticipare la nomina: il piano di anticipare il voto risale in realtà a maggio, prima che l’attuale presidente degli Stati Uniti Joe Biden decidesse di ritirarsi dalla corsa a causa dei dubbi diffusi sulla sua capacità di governare per un secondo mandato a causa dell’età avanzata. La scelta aveva a che fare con alcune scadenze per la presentazione dei candidati in Ohio e in altri stati: secondo i dirigenti del partito, aspettare che i delegati votassero in presenza a fine agosto avrebbe significato rischiare di non rispettare le scadenze ed essere esclusi dalle schede elettorali in vari stati.

Dopo Biden, tutto di corsa

Dopo il ritiro di Biden la necessità di formalizzare un nuovo candidato è diventata particolarmente urgente per il Partito Democratico, sia per questioni elettorali sia perché alcuni Repubblicani hanno già minacciato di fare ricorso contro presunte irregolarità legate alla sostituzione. Harris era l’unica candidata al ballottaggio per il voto elettronico di cinque giorni, dopo che quattromila delegati – attivisti di base e politici nominati durante il processo delle primarie – hanno firmato petizioni a sostegno della sua candidatura.

Tempi stretti della proposta elettorale Harris

Kamala Harris ha ora meno di 100 giorni per delineare la sua posizione politica su molte questioni importanti su cui finora ha avuto poca visibilità, e per far arrivare il suo messaggio. Da vicepresidente il suo ruolo è stato subordinato a quello di Biden, e non sono praticamente note le posizioni di Harris su questioni come l’economia o la politica estera. Di altri temi, per esempio l’aborto e i diritti riproduttivi, Harris si è occupata più nello specifico, mentre su altri ancora possiamo desumere qualcosa dal suo passato come procuratrice, senatrice e candidata alle primarie Democratiche nel 2019.

Il nodo Vicepresidente

Passaggio chiave, chi sarà il candidato alla vicepresidenza. Candidato che deve essere in grado di «bilanciare il ticket», come si dice nel gergo politico americano: la coppia formata da presidente e vicepresidente, che per essere “bilanciata” deve riuscire a essere sufficientemente rappresentativa delle varie caratteristiche etniche, di genere e geografiche dell’elettorato americano. La scelta, su cui ci sono già molte ipotesi, potrebbe avere un ruolo di rilievo nelle elezioni contro Donald Trump soprattutto ora che il candidato vicepresidente di Trump, J.D. Vance, sta avendo alcuni problemi di impopolarità, come rileva molta stampa statunitense.

La lotta per le presidenziali statunitensi

La candidatura di Harris giunge dopo mesi difficili per i Democratici. A poco più di 100 giorni dalle elezioni del 5 novembre, dovrà recuperare lo svantaggio che Biden aveva accumulato nella sfida contro Donald Trump. Prima, un dibattito in cui il presidente in carica ha fatto fatica a formulare diversi concetti, poi l’attentato fallito alla vita del tycoon repubblicano, hanno dato entusiasmo e senso di appartenenza alla lotta contro l’establishement ai Repubblicani.

Donna e afroamericana

La scesa in campo di Harris, prima donna afroamericana e di origine indiane a essere candidata alla presidenza, ha dato tuttavia una spinta sia in termini di donazioni al partito che di possibilità di vittoria. Nel solo mese di luglio, Harris ha ricevuto 310 milioni di dollari di donazioni, contro i 139 del suo avversario.

Secondo il sondaggio del New York Times, in collaborazione con il Siena College, i due sfidanti si giocano la presidenza in un ‘testa a testa’ dai risultati incerti, con Trump avanti di un solo punto percentuale, 48% contro 47%, e cinque stati in bilico. Ma da qui a novembre avremo mille altri numeri per la lotteria Casa Bianca.

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