Ingerenze esterne e autogolpe: a Caracas è arrivata la paura

«La paura la fa da padrona per le vie del Venezuela» la sintesi più efficace di Andrea Cegna sul Manifesto. «Le persone non vogliono parlare, hanno paura di dire se sono con Maduro o con l’opposizione, c’è timore ad esprimere posizioni ‘grigie’, con il dubbio di essere poi inseriti a forza in uno schieramento». Fra svolta armata e interventi esterni, la dura stagione dei venezuelani rimasti nel mezzo.

A Caracas è arrivata la paura

Avere interviste è difficile, chi parla chiede di rimanere anonimo. Una ragazza nata e cresciuta in una famiglia chavista: «prima delle elezioni pensavo che se Maduro avesse perso non ci sarebbe stato nulla di male. Ora vedendo cosa sta proponendo l’opposizione, l’ingerenza straniera, penso che al netto delle critiche per ciò che il bolivarismo è diventato penso sia meglio non cambiare». Elezioni corrette? Risposta difficile. «Spero che pubblicheranno i dati per davvero, è l’unico modo che si ha per dire se il processo è stato democratico o no». Tra i ‘non contro’, chi sottolinea il feroce blocco economico sul Venezuela e chi avalla la tesai dell’attacco hacker «che ancora non permette di presentare i dati della giornata».

L’autogolpe da parte di Maduro

Uno studente denuncia invece di «autogolpe da parte di Maduro». Ed ha paura. «La mia paura è che la violenza esploda ancora di più in tutto il paese. Non mi sarei mai aspettato di vedere un governo bolivariano così aggressivo contro i manifestanti critici». Per un camionista, sarebbe solo una parte dell’opposizione a rifiutare il risultato, «quella più preparata ed organizzata, quella di destra. Altri pezzi dell’opposizione non hanno avuto problemi a riconoscere il risultato».

La paura d’essere chavista o anti-chavista

Il timore diffuso, in questi primi accenni di violenza di piazza via via sempre più organizzata e repressa, l’essere ‘catalogati’, segnati come chavista o anti-chavista, «E questo oggi può cambiarti la vita».

Scontro polarizzato e non solo di casa

Altre voci: «in Venezuela c’è uno scontro polarizzato, dove gli attori non vanno ricercati solo dentro i confini del paese. Ci sono tanti, troppi interessi sul nostro paese. Il Venezuela è diventato il nemico degli Usa dopo che Chavez ha iniziato la sua rivoluzione, e oggi Maduro paga tutto questo oltre i suoi errori. La situazione è tesa, per strada, nelle case, nel paese. Chi ne soffre è il popolo».

Guerra mediatica contro il Venezuela

«Non considero inappropriate tutte le critiche al presidente Maduro o alla rivoluzione bolivariana. Ma è anche vero è che c’è una guerra mediatica contro il Venezuela che fa sì che alcune critiche siano inventate e in questo contesto far emergere la verità è davvero difficile, perché a questa guerra risponde la propaganda. Non penso che oggi in Venezuela ci possa essere una svolta armata della situazione, temo le ingerenze straniere».

I fedeli a Maduro e Chavez

«Ho sempre sostenuto Maduro e Chavez. Spero però che i dati di domenica vengano presentati, che l’opposizione smetta di alzare il livello della tensione ma allo stesso tempo che chi vuole manifestare lo possa fare senza essere arrestato o minacciato di finire in carcere. Voglio vivere in pace».

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