Mosca chiama Pentagono, ‘Kiev vuole farci scontrare’. L’ultimo petrolio russo

«Piano segreto Kiev contro Russia che potrebbe portare a un’escalation delle tensioni con Washington, e Mosca avverte il Pentagono». Il ministro della Difesa russo Andriy Belousov ha chiamato il capo del Pentagono Lloyd Austin per avvisarlo di una ‘operazione segreta’ che l’Ucraina stava preparando contro la Russia: lo scrive il New York Times, che cita tre funzionari statunitensi.

 

Mosca chiama il Pentagono

Il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin ha parlato al telefono con il nuovo ministro della Difesa russo, Andrei Belousov. La conferma viene dal Pentagono, e a riferire la notizia è stato il New York Times che, citando tre funzionari americani, ha spiegato che giorni prima Belousov aveva avvertito gli Usa di una ‘operazione segreta’ che l’Ucraina stava preparando contro la Russia che avrebbe innanzato molto pericolosamente le tensioni (armi Usa a lunga gittata su bersagli russi molto dentro casa). In particolare, l’esponente del Cremlino voleva verificare se questa operazione non svelata, avesse in qualche modo il via libera delle autorità americane. Rischio di un’escalation delle tensioni tra Mosca e Washington

Sapete cosa fanno i vostri alleati?

Per quanto è stato rivelato dalla stampa americana, i funzionari del Pentagono sono non erano a conoscenza dell’operazione, scrive il Nyt aggiungendo: «Ma qualsiasi cosa abbia rivelato Belousov… è stata presa abbastanza sul serio perché gli americani hanno contattato gli ucraini e hanno detto, in sostanza, ‘se state pensando di fare qualcosa del genere, non fatelo’». Il giornale spiega che, nonostante la profonda dipendenza dell’Ucraina dagli Stati Uniti per il sostegno militare, di intelligence e diplomatico, i funzionari ucraini “non sono sempre trasparenti” con le loro controparti americane riguardo alle loro operazioni militari, in particolare quelle dirette contro obiettivi russi dietro le linee nemiche.

Fidarsi è bene ma non fidarsi…

I funzionari ucraini e il Cremlino si sono rifiutati di commentare l’indiscrezione e il ministero della Difesa russo non ha risposto a una richiesta di commento, riporta il giornale. In ogni caso, quella tra Belousov ed Austin è stata prima telefonata da quando l’economista russo ha preso il posto lo scorso maggio di Sergei Shoigu, ministro della Difesa di lungo corso, e soprattutto si è trattato del primo contatto ufficiale tra l’amministrazione Biden e Mosca. Patrick Ryder, portavoce del Pentagono, ha dichiarato che Austin «ha sottolineato l’importanza di mantenere le linee di comunicazione in mezzo alla guerra in corso della Russia contro l’Ucraina».

Tensioni sul fronte energetico con parte dell’Europa

L’Ucraina ha bloccato il transito sul proprio territorio del petrolio della compagnia russa Lukoil, che equivale a circa il 50% di ciò che transitante nell’oleodotto Druzhba, ormai la sola ‘amicizia’ rimasta. Ma Ungheria e Slovacchia, che dipendono quasi integralmente dagli idrocarburi russi, hanno preteso l’immediato ripristino dei flussi e minacciato ritorsioni in caso di sospensione prolungata, avverte su Limes Mirko Mussetti. Per il funzionario governativo magiaro Gergely Gulyàs, «Kiev sta ricattando Budapest e Bratislava, che premono per la pece e un immediato cessate-il-fuoco nel paese invaso dalla Federazione Russa». La versione diplomatica delle posizioni di Orban.  «Se la situazione non verrà risolta, ci sarà una carenza di carburante… una soluzione deve essere trovata entro settembre».

Petrolio russo per Ungheria e Slovacchia

In effetti, le raffinerie di Mol in Ungheria e Slovacchia e di Pkn Orlen in Repubblica Ceca potrebbero soffrire di carenze nell’approvvigionamento. Per il momento, le due nazioni mitteleuropee hanno sollecitato l’intervento della Commissione europea, ricordando a Bruxelles un accordo di associazione che proibirebbe all’Ucraina di bloccare il transito di idrocarburi verso il mercato unico europeo. Secondo il governo di Budapest, ci sono solo tre soluzioni: la prima, Kiev riconosce che non può adottare un atteggiamento simile nei confronti di due paesi dell’Unione Europea; la seconda, Bruxelles media una soluzione; la terza, si cerca un escamotage legale che consenta al petrolio di Lukoil di essere ‘triangolato’ da un operatore economico non colpito dalle sanzioni ucraine.

‘Fondi Ue per la pace’ a rimborsare chi manda armi

«In assenza di tali prospettive, ai governi di Viktor Orbán e Robert Fico non resterebbe altro che intraprendere rappresaglie nei confronti del paese in guerra», avverte Mussetti.

Mentre il ministro degli Esteri dell’Ungheria Péter Szijjártó ha ammesso che si sta vagliando la possibilità di bloccare i fondi dello Strumento europeo per la pace (Epf) attualmente impiegati ‘in modo orwelliano’ per la fornitura di armi all’Ucraina. I circa 6,3 miliardi di euro vengono infatti impiegati per rimborsare le capitali europee che decidono di inviare armi a Kiev. E tra queste Budapest e Bratislava proprio non compaiono.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro