
Già da mesi un dettagliato rapporto dell’Associazione “Le Reverse de la Medaille”, che opera nel campo del volontariato e che raccoglie ben 90 gruppi diversi, ha denunciato il cinico programma di ‘deportazioni’ da parte delle autorità francesi. Altro che ‘rovescio della medaglia’. I ministri transalpini, sempre pronti a bacchettare i colleghi europei in tema di gestione dei flussi migratori e delle emergenze sociali, questa volta hanno fatto vedere che in Francia i diritti della persona possono essere rispettati ‘a geometria variabile’. Centrata principalmente su Parigi, la gigantesca operazione di ‘maquillage’ delle strade e dei parchi, sgombrati con la forza dagli ‘indesiderati’, in effetti ha riguardato anche altre località dove si svolgeranno le Olimpiadi.
Scrive il Guardian: “Tra coloro che vengono trasferiti, ci sono richiedenti asilo, così come famiglie e bambini che si trovano già in una situazione precaria e vulnerabile. Le espulsioni e lo smantellamento di tende, dentro e intorno alla città, si sono intensificati negli ultimi 13 mesi, portando allo spostamento complessivo di oltre 12 mila persone”. Secondo Le Figaro, uno dei blitz più duri della polizia è stato quello condotto a Vitry-sur-Seine, contro il più grande (e fatiscente) edificio occupato della Francia. Sono stati evacuati 450 disperati, molti dei quali in possesso di un regolare permesso di soggiorno. Il metodo usato dalla Gendarmeria è stato quello del bastone e della carota. L’uso della forza e delle intimazioni di allontanamento è stato accompagnato da vaghe (e molto illusorie) promesse di “sistemazione” a breve termine.
Così un esercito di poveracci è stato calcato alla bell’e meglio in centinaia di pullman, che hanno preso le strade meno trafficate, per confinarli in qualche sperduta località di campagna, definita pomposamente “Centro regionale temporaneo”. Nell’attesa che si risolve il problema. Ma non è vero niente. Dice Paul Alauzy, di Mèdecins du Monde: “Stanno nascondendo la miseria sotto il tappeto. Se questa fosse davvero una soluzione dignitosa al problema, la gente lotterebbe per salire sugli autobus. Ma non lo fa. Stiamo rendendo la vita impossibile a queste persone e a coloro che le sostengono”. Una cosa si è capita: la questione è vecchia e le autorità se la palleggiano, con la consueta tattica dello scaricabarile. Nel caso di Parigi, per esempio, le polemiche sui senzatetto sono ormai croniche, da anni. È un problema strutturale che non si riesce a risolvere.
Semplicemente, i nuovi “ingressi” superano costantemente le nuove sistemazioni abitative (e non è solo questione francese o parigina NdR). Ma anziché affrontare la questione aumentando le risorse disponibili, finora si è preferito “galleggiare”. E l’emergenza Olimpiadi ha fatto saltare il banco. Così è partito l’ordine di nascondere la polvere sotto il tappeto buono, per mostrare in mondovisione un’immagine “glamour” della Francia. Risultato: visto il peso specifico dei politici transalpini, la sostanza è venuta tutta a galla e la brutta figura pure. Intanto la sindaca di Parigi, la socialista Anne Hidalgo, se la piglia col governo di ieri (che adesso è alleato con cui litigare) e sostiene di essere stata lasciata sola. Il Guardian, però, propone un’intervista della signora fatta un anno fa, dove lei diceva che “nessuno sarà costretto a lasciare Parigi” e che “le Olimpiadi non c’entrano niente col problema dei senzatetto”.
Che le olimpiadi non c’entrino è sicuro, ma che aggravino in modo esponenziale il problema, questo è altrettanto sicuro. Anche perché i sindaci delle località dove dovrebbero sorgere i Centri di accoglienza, si stanno tirando tutti indietro. Insomma, il piano di ‘abbellimento’ macroniano diventa un quadro surrealista, dove ognuno vede quello che sogna. Naturalmente, a parte i senzatetto parigini, tra gli obiettivi più “sensibili” della Gendarmeria ci sono stati i campi Rom. Secondo Le Figaro, l’ultimo è stato smantellato l’altro giorno, nei pressi dell’autostrada A4, a Joinville-le-Pont. Un altro era stato demolito, in precedenza, vicino allo stadio di calcio di Bordeaux, “dove vivevano 500 persone di etnia bulgara, di cui 100 bambini”.
Ecco come la racconta il New York Times di qualche giorno fa, attraverso le parole di alcuni senzatetto brutalmente deportati. “Siamo arrivati al Centro temporaneo di accoglienza e non c’era niente. Hanno mentito per farci salire sugli autobus”. Dopo alcune settimane gli fu detto di andarsene. Qualcuno tornò a Parigi, riprese la vita del senzatetto e si cercò un altro edificio abbandonato. “Quelli che rimasero – scrive il New York Times – non avrebbero potuto più dormire nel Centro d’accoglienza, perché non avevano più le chiavi”. Allora sfondarono la finestra ed entrarono lo stesso. C’est la vie, Monsieur Macron.