Biden si arrende: svolta Dem contro l’incubo Trump

«Credo che sia nel migliore interesse del mio partito e del Paese che io mi dimetta e mi concentri esclusivamente sull’adempimento dei miei doveri di presidente per il resto del mio mandato». Joe Biden ha iniziato a scrivere la storica lettere del ritiro sabato sera. Lo riferiscono fonti alla Cnn. Il presidente, in isolamento nella casa al mare in Delaware per via del Covid, era circondato solo dalla First Lady Jill e i consiglieri più stretti. 

Il Covid l’ultimo colpo

La notizia stava circolando da dopo dopo l’annuncio della nuova infezione di covid del presidente: Joe Biden si stava convincendo a lasciare la corsa per le presidenziali 2024. Forse già durante il fine settimana. E così è stato. Con un post pubblicato su X il presidente Joe Biden ha annunciato che non cercherà la rielezione e che parlerà alla nazione questa settimana. «È stato il più grande onore della mia vita servire come vostro presidente – ha scritto Biden – E anche se era mia intenzione cercare la rielezione, credo che sia nel migliore interesse del mio partito e del Paese che io mi dimetta e mi concentri esclusivamente sull’adempimento dei miei doveri di presidente per il resto del mio mandato».

Sostegno a Kamala Harris atto dovuto

In un’altra dichiarazione –da presidente a uomo di partito, e in tono minore-, Biden ha poi suggerito che a prendere il suo posto nella corsa elettorale sia Kamala Harris. «La mia prima decisione come candidato del partito nel 2020 è stata quella di scegliere Kamala Harris come vicepresidente – ha scritto Biden – Ed è stata la migliore decisione che abbia preso. Oggi voglio offrire il mio pieno appoggio e sostegno a Kamala come candidata del nostro partito quest’anno. Democratici, è ora di unirsi e battere Trump».

NY Times: ‘Scelta coraggiosa, i Democratici colgano l’occasione

«Biden ha fatto una scelta coraggiosa, i Democratici ora devono cogliere l’occasione». Lo scrive l’editoriale del New York Times, sottolineando che decidendo di lasciare alla fine del mandato «Biden aumenta notevolmente le chance del suo partito di proteggere il Paese dal pericolo di un ritorno di Donald Trump alla presidenza». «Biden ha fatto una cosa che trump non farà mai: ha messo l’interesse del Paese sopra il suo orgoglio e la sua ambizione», aggiunge il quotidiano. «Biden ha fatto la sua sua parte, ma il progetto democratico non è mai completo. Il lavoro passa ora alla nuova generazione di leader politici e agli americani.

Washington Post: ‘Biden altruista’

«Dopo oltre mezzo secolo di ammirevole carriera politica, lasciare il potere non era facile. Ha richiesto una spinta dall’establishment democratico ma anche una dose di autocoscienza che spesso è assente nella politica americana». L’editoriale del Washington sottolinea come la decisione di Joe Biden «aumenti le possibilità del suo partito di conservare la Casa Bianca». «La sua prudente, altruista decisione di ritirarsi migliora le prospettive del suo partito oggi e, senza dubbio, la valutazione retrospettiva della sua presidenza domani».

Entrato come il più giovane, esce come il più vecchio

Il ritiro di Biden – ricorda di corsa mezza stampa mondiale colta comunque di sorpresa-, è la conclusione di una carriera politica durata mezzo secolo, che ha visto Biden entrare come uno dei parlamentari più giovani nella storia degli Stati Uniti – aveva 29 anni quando venne eletto senatore per la prima volta nel ’72, battendo un repubblicano che aveva già due mandati e il doppio della sua età – e uscirne come il presidente più anziano. Da mesi le preoccupazioni del partito e della base sull’età e sulla fragilità forse anche mentale del presidente 81enne continuavano a salire, ma sono diventate numerose e spesso cattive dopo il disastroso dibattito tv di giugno con Donald Trump.

Un passo indietro per tentare di battere Trump

Le spinte per un passo indietro, ma senza un candidato forte. Senatori, deputati, e figure di spicco del partito come la ex speaker della Camera Nancy Pelosi hanno chiesto in queste ultime settimane a Biden di ritirarsi, prima privatamente e poi via via sempre con prese di posizione pubbliche. Una rottura interna al mondo Dem diventata aperta. E via via sempre più aspra. Ora, ad un partito che deve sostituire in corsa il suo presidente, anche l’onere di scegliere un candidato simbolo da imolare nella corsa quasi certamente perdente con un Trump deificato dall’attentato fallito.

Cosa accadrà ora?

Questa è la prima volta che un presidente lascia la corsa per la rielezione a meno di quattro mesi dal giorno del voto. L’esempio più vicino è quello del democratico Lyndon Johnson che nel 1969 si ritirò dalla corsa il 31 marzo. Anche in quel caso il democratico restò in carica come presidente, ma, a differenza di Biden che ha vinto le primarie democratiche senza concorrenti reali, Johnson al ritiro dalla corsa aveva ancora diversi sfidanti per la nomination, e Bob Kennedy divenne il candidato democratico. Dopo il suo assassino, il 4 giugno, a Kennedy subentrò il vice presidente di Johnson, Hubert Humphrey, che a novembre perse catastroficamente contro Richard Nixon.

Reazioni internazionali: Mosca prudente, Israele a metà

Dal Cremlino un commento attendista alla rinuncia di Biden. Israele ribadisce la vicinanza agli Usa: noi alleati di qualsiasi presidente sia eletto. Il Cremlino afferma di seguire gli sviluppi della corsa alle presidenziali visto che «molte cose possono cambiare. Mancano ancora quattro mesi alle elezioni. È un periodo lungo, durante il quale molte cose possono cambiare. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha ringraziato Biden per essere un «vero alleato del popolo ebraico». Malizioso Natanyahu che ha sottolineato come «Israele resterà il più importante alleato di Washington in Medio Oriente a prescindere da chi verrà eletto presidente». Netanyahu si trova negli Stati Uniti dove domani dovrebbe incontrare Biden e la vice presidente Kamala Harris e giovedì terrà un discorso al Congresso degli Stati Uniti.

Casa Dem, piovono soldi e dissapori

La CNN: dopo il ritiro di Biden 27,5 milioni di dollari alla campagna democratica. Nelle cinque ore successive all’annuncio di Joe Biden di abbandonare la corsa per un secondo mandato alla Casa Bianca, la piattaforma di raccolta fondi online democratica ActBlue ha raccolto 27,5 milioni di dollari in piccole donazioni. Lo riferisce la Cnn. Spinta battersi per evitare la sciagura Trump, ma sul come, attraverso quale candidato, sia possibile sperare di farcela, gli stessi vertici storici del partito sono divisi.

I due ex presidenti

L’ex presidente Barack Obama si è detto a favore di un processo aperto per primarie alla convention del mese prossimo, senza fare il nome di Kamala Harris. Meno di un’ora prima invece i Clinton avevano dato il loro endorsement alla vicepresidente per la nomination alla Casa Bianca.
«Ho una straordinaria fiducia che i leader del nostro partito saranno in grado di creare un processo dal quale emergerà un candidato eccezionale», ha detto Obama in una nota, senza menzionare Harris. «Credo che la visione di Joe Biden di un’America generosa, prospera e unita che offra opportunità a tutti sarà pienamente visibile alla Convention Democratica di agosto».
«Ora è il momento di sostenere Kamala Harris e lottare con tutto ciò che abbiamo per eleggerla», hanno invece dichiarato Bill e Hillary Clinton.
Settimane di fibrillazione politica con qualche problema in più, da adesso in poi, per lo sfidante repubblicano bulimico d’arroganza.

 

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