In che Europa e con che America dovremo cercare di sopravvivere

Ursula Von der Leyen rieletta presidente della Commissione europea: «Non lascerò che gli estremismi distruggano l’Ue». Sperando di salvarci tutti anche dal ‘benpensantismo’ fintamente moderato che la esprime. Il discorso di candidatura alla presidenza della Commissione rivisitato dopo gli applausi, tra il detto, il non detto, e le paure sui due più accidentati ‘fronti occidentali’ che nel momento stesso in cui Ursula li affrontava, erano già superati alla bomba politica Trump che incombe sul mondo.

L’Europa nel mondo (decisa da chi?)

«In un mondo pieno di avversità il destino dipende da ciò che faremo ora. L’Europa è davanti ad una scelta decisiva che definirà la nostra posizione nel mondo nel prossimo quinquennio. L’Europa non può controllare dittatori e demagoghi nel mondo (e neppure quelli di casa), ma può scegliere di tutelare la nostra democrazia», ha detto Ursula von der Leyen nel suo discorso di candidatura alla presidenza della Commissione alla Plenaria dell’Eurocamera. Belle parole e demagogia in abbondanza. Insomma, Remocontro non si fida molto. Ma è solo una opinione tra tante esaltazioni esagerate, se non addirittura imprudenti.

Commissione a Commissari spider

Riforme burocratiche interne e velocizzazione delle decisioni (per quanto consentito da regole folli che non si riesce a riformare). «Metterò velocità, coerenza e semplificazione tra le principali priorità politiche». «Meno burocrazia e rendicontazione, più fiducia, migliore applicazione, autorizzazioni più rapide». Sul perché solo domani e non ieri, il tanto non detto. «Le nostre prime priorità nel prossimo mandato saranno la prosperità e la competitività», e torna il perché solo oggi. Ma noi lasciamo la cronaca dettagliata alla ‘grande stampa’ parlata o scritta che sopravvive, andando a curiosare dietro alcuni angoli nascosti.

Orban il cattivo, ministra lituana la buona

«Due settimane fa un premier europeo si è recato a Mosca. Questa cosiddetta missione di pace è stata solo una missione dell’acquiescenza, dell’appeasement, una politica di eccessive concessioni». Orban, che non è un angioletto, a rischio castigo e l’esaltazione indiretta dello scontro a tutti i costi. Ipocritamente, senza dirlo apertamente. Un salto indietro di qualche giorno, al vertice Nato di Washington. Con Stoltenberg che andando oltre ruolo e competenze, sostiene che l’adesione dell’Ucraina alla NATO sarebbe «questione di quando, non di se».  Replica pappagallo dal premier estone Kaja Kallas, sempre in prima linea sul fronte anti-russo e candidata a ricoprire il ruolo di ‘Alto rappresentante’ per la politica estera dell’Unione Europea.

Nuova politica estera Ue alla Kallas?

Tra le tante dichiarazioni bellicose della premier estone, l’auspicio di una «Russia sconfitta e divisa in 16 repubbliche in lotta tra loro». «Lucidità strategica» l’ironia facile di fronte all’irresponsabilità politica di  auspicare uno scenario che porti alla perdita del controllo su oltre 6.500 testate nucleari. Vale sul tema  una lettura severa da Analisi Difesa: «Per ben comprendere quale contributo possa offrire all’Europa la saggezza della signora Kallas è sufficiente provare a immaginarla alla testa della delegazione UE, in qualità di Alto Rappresentante, in caso di negoziati di pace tra Ucraina e Russia». Forse, nella lottizzazione degli incarichi nazionali di governo, poteva/può essere utile pensarci sopra.

Medio Oriente dell’Ave Maria

Medio Oriente, più che una proposta politica, una preghiera rivolta a Padreterno, visto che non c’è ombra di critica all’attuale gestione della crisi armata su Gaza e Cisgiordania, che mai qualcuno a Gerusalemme possa offendersi. «Lo spargimento di sangue a Gaza deve fermarsi, qui e ora. L’umanità non può sopportare oltre». Perentoria. Tra i buoni propositi «Un maggior sostegno all’Autorità Nazionale Palestinese», ma il passaggio forte è, «La soluzione a due Stati è il modo migliore per garantire la sicurezza, per entrambi, israeliani e palestinesi». Peccato che qualche ora prima la Knesset, il parlamento di Israele, aveva votato una legge che ‘vieta creazione di uno Stato di Palestina’. Come semplice aggiornamento contabile alla Commissione: 38.848 i palestinesi uccisi, e 89mila 459 feriti. Ma era ieri, e i numeri sono certamente saliti.

America delle mie brame, quale sarà il nuovo reame?

Della nuova America che da novembre il mondo dovrà scoprire ci ha parlato con la consueta chiarezza ieri Piero Orteca. Con due ulteriori novità avvenute nel frattempo. Joe Biden si è ammalato di Covid, in forma lieve, ma l’evidenza di una sua ulteriore fragilità fisica. E ora, a quanto sembra, nel suo stesso entourage e famiglia, si inizia a cercare un nome che possa tentare di fermare un ritorno di Trump alla Casa Bianca. Sciagura doppia con un vice come J.D.Vance, a parere di molti. Il senatore dell’Ohio è uno dei più feroci avversari dei finanziamenti ‘a fondo perduto’ per l’esercito di Zelensky. «Un conflitto che inghiotte centinaia di migliaia di vite umane e montagne di miliardi di dollari, solo per vedere il fronte spostarsi di qualche centinaio di metri» la sua considerazione chiave che nessuno in casa Nato o Ue può certo contestare.

Quella equivoca vicinanza Ue-Nato

E se per Vance (a Trump), il nemico strategico della loro America è la Cina, basta svenarsi sull’obsoleto fronte europeo togliendo risorse vitali nell’Indo-Pacifico. L’Europa, le piaccia o meno, si troverà ad ereditare a pieno carico una Ucraina in guerra perdente con la Russia, senza accenni di trattativa reale e ipotesi di soluzione che non siano contemplate dalla rigidità ideologico militari modello Nato che stanno portando la povera Ucraina alla distruzione e noi Europa al suicidio economico. Una Nato modello Trump sempre a più caro prezzo e sempre meno amica certa. Mentre la crisi dei rapporti interni al continente con la Russia, ha ridotto gli Stati ex locomotive industriali d’Europa, a delle crescite di ‘zero virgola’, se non addirittura in recessione.

Mentre ’Politico’ stamane avverte

«Oltre a mettere potenzialmente a repentaglio l’ordine di sicurezza transatlantico, Trump ha posto le basi per un formidabile scontro economico con l’UE annunciando la sua intenzione di imporre una tariffa del 10% su tutte le merci importate», l’apertura di stasmane. E Majda Ruge, esperta di politica presso il think tank European Council on Foreign Relations prevedere apertamente che Von der Leyen «sarà colpita da ulteriore nazionalismo economico, guerra commerciale e protezionismo da parte dell’amministrazione Trump». «Il luogo in cui potrebbe essere in grado di stabilire una relazione positiva è con la Cina, svolgendo un ruolo importante nella promozione della sicurezza economica e dei controlli sulle esportazioni». Ma la Cina,sarà in nuovo ‘diavolo planetario americano’ dopo il Putin-ucraino ridotto a diavoletto europeo.

Il Vance-pensiero oltre Trump

Il Vance-pensiero, per la distratta neo presidente rispetto ad Israele, lo può trovare chiaro nella rivista Time. Con un Trump che straparla di «pace in 24 ore», sulla scia del suo amico Orban, e un vice energico che potrebbe addirittura avere una delega sulle aree di crisi: Ucraina da sgomberare a carico Ue, Medio Oriente a tutto Netanyahu e Mar Cinese meridionale a vedersela con un Xi che sta motivando molto bene la sua accorta amicizia con Cattivissimo ma molto atomico Putin. La dura realpolitik con cui presto anche la nostra neoeletta presidente Ue dovrà cominciare a fare i corti, senza inutili e dannose demagogie e ideologismi fasulli e a perdere. Auguri a tutti noi, con forti preoccupazioni.

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