Ursula von der Leyen rieletta presidente della Commissione Europea

Il Parlamento Europeo ha approvato la sua nomina con 401 voti a favore, soli 41 sopra la maggioranza richiesta. Oltre 50 franchi tiratori, Verdi decisivi. Fratelli d’Italia ha votato contro

European Commission President Ursula von der Leyen, right, reacts after the announcement of the vote at the European Parliament in Strasbourg, eastern France, Thursday, July 18, 2024

Abbiamo la Presidente, ora il governo parcellizzato

Il Parlamento Europeo ha rieletto Ursula von der Leyen presidente della Commissione, l’organo esecutivo dell’Unione Europea, con 401 voti a favore. Riconferma diventata certa solo dopo che il gruppo dei Verdi aveva ufficialmente deciso di votare in suo favore. Von der Leyen fa parte del Partito Popolare Europeo, di centrodestra, più destra che centro nella recente versione elettorale, il gruppo più grande del Parlamento Europeo con 188 deputati e si era candidata a un secondo mandato già lo scorso febbraio.

Franchi tiratori e mercato dei voti

Il voto era però segreto e non è quindi possibile sapere per certo chi siano gli eurodeputati che l’hanno votata: alle elezioni europee di giugno 2024 l’alleanza che l’aveva sostenuta durante la scorsa legislatura – quella formata dal PPE, dai Socialisti (del gruppo S&D, di centrosinistra) e dai liberali di Renew Europe – aveva eletto 401 europarlamentari e aveva detto che l’avrebbe sostenuta nuovamente. Si pensa però che in diverse decine tra loro abbiano votato contro la sua rielezione, come era già accaduto nel 2019. Il voto favorevole di gran parte dei 53 eurodeputati del gruppo dei Verdi è stato quindi considerato determinante per la sua nomina.

Hanno votato contro 284 eurodeputati, fra cui quelli di Fratelli d’Italia, che fino all’ultimo si erano detti indecisi a riguardo; in 15 si sono astenuti e 7 voti sono stati dichiarati nulli.

Un’ora di buoni propositi

Von der Leyen nel suo discorso al Parlamento Europeo prima della votazione, ha elencato/vantato  gli obiettivi raggiunti nei suoi ultimi cinque anni da presidente della Commissione e le sue intenzioni nel caso di riconferma: fra queste è stata anche esplicitata la volontà di rispettare gli obiettivi posti dal Green Deal, cosa che è stata decisiva per il voto dei verdi, anche se con qualche dispiacere da destra.

Non tutto ma di tutto

Ha parlato di aumentare la competitività, investire nella difesa e proteggere gli agricoltori, temi cari al PPE, ma anche di contrastare la crisi abitativa e dei diritti dei lavoratori e delle donne, che invece fanno parte del programma dei Socialisti. Ha inoltre sottolineato come il rispetto dei diritti umani sarà fondamentale per accedere ai fondi dell’Unione per gli stati, una richiesta di Renew Europe. Oltre ad una forte critica all’operato del primo ministro ungherese Viktor Orbán, per le sue visite in Russia, Ucraina e Cina, da lui definite delle «missioni di pace». Ma su questo argomenti noi torneremo domani per approfondire.

Fratelli d’Italia fuori della porta ma senza sbatterla

Nel suo discorso la neo Presidente ha anche promesso che un vicepresidente della Commissione Europea coordinerà un lavoro di ristrutturazione della burocrazia europea, una richiesta della prima ministra italiana Giorgia Meloni e del suo gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR). Nonostante questo i deputati di Fratelli d’Italia hanno votato contro la sua rielezione, in linea con le altre delegazioni nazionali di ECR. Poi, zuccherino dal capogruppo Carlo Fidanza, con il partito che «ha apprezzato lo spirito collaborativo che ha caratterizzato il rapporto tra von der Leyen e Giorgia Meloni negli ultimi mesi, specialmente sulla questione migratoria».

Dal centro sempre più a destra

Negli ultimi mesi von der Leyen aveva infatti cercato di avvicinarsi a ECR senza però arrivare a «una collaborazione strutturale con il partito». Problemi in casa socialista per in rapporto organico con un partito posta fascista.

ECR sostiene alcune posizioni più vicine a quelle dei partiti conservatori tradizionali, per esempio il sostegno all’Ucraina, linea Nato, che manca negli altri due gruppi di estrema destra dei ‘Patrioti per l’Europa’ (di cui fanno parte tra gli altri il Rassemblement National francese e la Lega) e di Europa delle nazioni sovrane (ESN), guidato dal partito tedesco Alternative für Deutschland e formatosi poco più di una settimana fa.

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